I MOTIVI DELLA PROTESTA DEGLI AUTOTRASPORTATORI

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    ROMA – Costo del gasolio troppo elevato, pedaggi autostradali troppo cari, polverizzazione del settore, tasso di abusivismo molto alto, invasione di camionisti stranieri (molti romeni) con paghe ridicole, guadqagni sempre più bassi. Sono alcuni dei punti dai quali è partita la protesta degli autotrasportatori che hanno deciso di fermarsi fino a venerdì mettendo in ginocchio il Paese.

    Insieme datori di lavoro e dipendenti. Le organizzazioni sindacali dei dipendenti (“guadagniamo meno degli operai”) e quelle dei padroncini (“anche per noi è un disastro”) hanno sottoscritto insieme una “piattaforma programmatica” che parte da “un giudizio negativo” sulla Finanziaria e dalla mancata attuazione del protocollo del febbraio di quest’anno.

    Nella piattaforma trovano posto diverse richieste di tipo normativo: dalla stipula del contratto alla tracciabilità della “filiera” del trasporto (dal committente al trasportatore finale, tutti devono essere individuabili), alla fissazione dei costi minimi del servizio di autotrasporto, ai controlli (anche nei confronti dell’utilizzo di mano d’opera non in regola o extracomunitaria non regolare), a una disciplina del cabotaggio che eviti la concorrenza sleale.

    Costi di esercizio. Ma c’è anche una parte dedicata ai costi di esercizi che chiede uno stanziamento di 575 milioni di euro destinati, per lo più, ad abbattere i costi che, secondo la categoria, sono diventati insopportabili: si va da interventi per le polizze assicurative a quelli per i pedaggi autostradali.

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