MINORI ELOGIO ALLA BOMBA CARTA

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    Così come il saggio Pazzaglia che in una scena di “32 Dicembre” (delizioso film di Luciano De Crescenzo), tutti gli anni diceva di vergognarsi di essere napoletano quando leggeva i danni e le vittime dei fuochi di capodanno, pure per me c’è un momento nel quale provo imbarazzo, ed un filo di vergogna, nell’essere minorese, è la notte tra il 26 e il 27 Novembre.

    Sono anni che cerco di capire che senso abbia trascorrere la notte ad esplodere grossi petardi in giro per il paese, impedendo il sonno della gente e a volte danneggiando l’arredo urbano o i locali a piano terra degli edifici. Sono anni che mi interrogo senza trovare una risposta, nella speranza che questa consuetudine così stupida smetta di esistere, ma non accade.

    Si spara per festeggiare, per protesta, perché lassù c’è qualcuno che non ci sente, così più rumore si fa e meglio è”, così nel film di cui sopra si difendeva Cannavale dalle accuse di Pazzaglia, con consumato vittimismo, tipico del napoletano che asserisce di essere “nato disoccupato”.

    Nell’impossibilità di risolvere materialmente i problemi, dunque, si richiama l’attenzione del padreterno con il rumore. Petardi e religione mi sembra la sintesi perfetta di questa sindrome di insoddisfazione sociale, giovanile e non, dalla quale il paese non ce la fa ad uscire.

    Paese tanto silenzioso nel manifestare il malcontento, quanto fragoroso nell’esplodere i propri trak, quando le circostanze da “liberi tutti” lo consentono. Eppure il rumore della notte del 27 Novembre è, ogni anno, una sconfitta per questa comunità. Una sconfitta per le famiglie incapaci di dotare di una civile educazione i propri figli, una sconfitta per la scuola che non ne erudisce i comportamenti, per l’amministrazione e i servizi sociali che non offrono alternative a questa forma di disagio ma anche per tutti gli abitanti che, avvezzi, oramai neanche si indignano più.

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