Casa Betania, battaglia prima del giudizio

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Il primo nodo sarà sciolto domani. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Campania – Sezione di Salerno è chiamato a pronunziarsi nel merito del ricorso 994/2006 proposto da Monsignor Gerardo Pierro, arcivescovo di Salerno col quale si chiede l’annullamento del provvedimento dirigenziale numero 2006.0257621 della Regione Campania che imponeva all’Arcivescovo Metropolita di Salerno la nomina dei membri del ricostituendo collegio amministrativo del Conservatorio Laicale Santa Maria di Montevergine. È il primo round davanti alla magistratura che vede coinvolta indirettamente anche l’associazione Casa Betania di padre Antonio Tomay che, contestualmente alla contesa tra Regione e Curia di Salerno, è stata sfrattata dai locali di via Camillo Sorgente, messi in vendita da monsignor Pierro. Alla vigilia del pronunciamento del Tar un gruppo di cittadini sta raccogliendo firme in calce ad un manifesto che evidenzia con chiarezza come, pur non essendoci ancora la decisione del Tar sull’effettiva appartenenza del Conservatorio Laicale di Montevergine, l’Arcivescovo abbia già provveduto, il 13 maggio 2006, ad estinguere il Conservatorio e a disporre il trasferimento dei beni mobili ed immobili al patrimonio dell’Archidiocesi di Campagna-Salerno-Acerno. Tale provvedimento arcivescovile è stato trascritto in un atto ufficiale, il 22 maggio scorso, dal notaio Bruno Frauenfelder. Tra i promotori della lettera-manifesto ci sono l’ex provveditore Ambrogio Ietto, l’avvocato Elisa Di Peso, Marta Leo di Filo Idea e Mario Conte della Mensa dei Poveri. «Conseguentemente il complesso edilizio del Conservatorio laicale Santa Maria di Montervegine, senza che ne sia stata ancora sancita la proprietà dell’Archidiocesi a danno della Regione Campania, competente a sovrintendere su tutti gli atti delle Ipab – scrivono i firmatari – è stato messo in vendita ed è oggetto di trattativa con potenziali acquirenti. I sottoscritti, nel partecipare all’opinione pubblica i fatti di cui sopra, evidenziano l’opinabilità dei predetti comportamenti sui quali si richiama l’attenzione, nella speranza che gli organi preposti, possano far piena luce sulla vicenda». Nel documento datato 13 maggio 2006 c’è la motivazione con cui Monsignor Pierro trasferisce le proprietà all’Arcidiocesi: «Il Conservatorio Laicale di Montevergine con sede nel Comune di Salerno, trae la sua origine dalla bolla Arcivescovile del 7 febbraio 1728 intitolata ‘Acta erectionis venerabilis conservatoriis sub titulo Montis virginis civitatis Salernii’ e che fondatore ne fu l’Arcivescovo Metropolitano di Salerno, Paolo Villano Perlas, per la ‘tutela della morale delle donne pentite, ed indi in sostituzione di esse delle verginelle povere». Il documento fa riferimento all’articolo 1 dello Statuto del Conservatorio che recita: «Tutto viene sottoposto alla giurisdizione sua (Arcivescovo di Salerno) e de’ suoi successori». Con quel documento Pierro estinse l’Ente Conservatorio Laicale e dispose il trasferimento, dopo accurato inventario, di tutti i beni mobili e immobili all’amministrazione diretta dell’Arcidiocesi di Salerno. L’inventario del patrimonio, sempre con la firma del notaio Frauenfelder, fu redatto il 19 settembre 2006. Partirono dopo anche le lettere di sfratto per Casa Betania che occupa uno di quei locali. Relatore dell’intimazione di sfratto fu l’Economo della Curia don Vincenzo Rizzo. La Regione non ha accettato tale operazione e ha, al contrario, riconosciuto al Conservatorio il diritto a «sussistere e ad operare come Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza» (Ipab). Il Vescovo ha fatto ricorso al Tar e l’udienza di domani coinvolge anche Casa Betania e il suo diritto o meno a rimanere nella sede storica salernitana di via Sorgente.

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