Solana sceglie Piero Fassino quale inviato speciale per l’Ue

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    BRUXELLES – Piero Fassino diventa inviato speciale dell’Ue per la crisi della Birmania. L’annuncio è stato dato ieri a Bruxelles dall’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue Javier Solana che ha informato gli ambasciatori dei 27 Stati membri.
    L’incarico non ha bisogno di altre conferme e diventa da ieri immediatamente operativo. Non c’è un limite fissato per la sua durata, per la quale si parla però di mesi, probabilmente un anno.
    “Piero Fassino, parlamentare ed ex ministro della Giustizia, coordinerà gli sforzi dell’Unione europea per portare positivi cambiamenti in Birmania”, annuncia la nota dell’ufficio di Solana. “Fassino lavorerà in stretto coordinamento con Ibrahin Gambari, rappresentante speciale dell’Onu per la Birmania”.
    «È un incarico impegnativo di cui avverto tutta la complessità e delicatezza tanto più in un momento in cui l’opinione pubblica europea e internazionale segue con trepidazione e preoccupazione quanto avviene in quel grande Paese asiatico», ha commentato l’ex segretario dei Ds che, a 56 anni, si trova a seguire le orme di altri grandi esponenti della socialdemocrazia europea. Da ultimo, quelle di Tony Blair che, lasciata Downing Street, è diventato inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente.
    «Prenderò fin dalle prossime ore contatto con Javier Solana e con la presidenza portoghese dell’Ue – ha aggiunto Fassino – per definire le linee di azione del mio mandato e con l’inviato Gambari per convenire le modalità del sostegno europeo all’azione delle Nazioni Unite e della comunità internazionale».


    I Comuni spendono 125 euro a cittadino per la spesa sociale


    Per la spesa sociale i comuni italiani spendono in media 125 euro a cittadino. Ed è una spesa in crescita: circa il 67% dei Comuni, infatti, ha aumentato la spesa sociale, pari, nel 2004, a 5,4 miliardi di euro, e il 16% della loro spesa corrente è destinata ai servizi alla persona. A livello nazionale, oltre l’80% della spesa sociale effettuata dalle amministrazioni locali viene assorbita da famiglie e minori (39%), seguiti dagli anziani (24%) e dai disabili, a cui viene destinato il 20 per cento. Permangono tuttavia differenze di risorse sul territorio e tra piccoli e grandi enti locali. Se, infatti, solo i comuni più ricchi riescono a soddisfare pienamente le esigenze dei cittadini, nel Mezzogiorno i comuni possono stanziare 80 euro pro capite per i servizi alla persona, mentre quelli del Nord arrivano a una media di circa 160 euro. È questa, in sintesi, la diapositiva che emerge dal Rapporto sull’economia locale, realizzato per conto di Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale), dai ricercatori del Ref, presentato a Roma nella sede nazionale dell’Anci. «Nonostante negli ultimi cinque anni – spiega Fabio Sturani, sindaco di Ancona e vice presidente dell’Anci – siano diminuiti del 21% gli stanziamenti erariali ai Comuni, emerge un netto incremento della spesa comunale per il welfare, testimoniato, tra l’altro, dagli investimenti in asili nido, che rappresentano il 40% della spesa dedicata a famiglie e minori, aumentati del 16,4 per cento». E per ridurre gli squilibrio tra piccoli e grandi Comuni italiani la ricetta proposta dall’Anci è «l’aggregazione tra comuni».

    Presentati anche due sondaggi, effettuati da Publica Res-Swg per conto di Anci e Ifel, su un campione di 2400 cittadini e 500 sindaci, da cui emerge che se da un lato gli italiani si fidano del Comune, dall’altro anche i sindaci dimostrano di essere vicini ai cittadini, giudicando positivamente gli sgravi Ici sulla prima casa previsti nella Finanziaria per il 2008, anche se i primi cittadini giudicano da correggere è il meccanismo di rimborso stabilito nella manovra per la perdita di gettito che ne deriva per l’ente locale. «Non ci fidiamo delle modalità incerte – dice Sturani – dei rimborsi ai Comuni derivanti dalle detrazioni Ici. Sarebbe opportuno rendere il meccanismo più chiaro».

    Sempre sul fronte del welfare, dalla relazione emerge che i Comuni spendono per interventi e servizi sociali destinati agli immigrati regolari il 2,3% della spesa comunale totale, pari a 127 milioni di euro. Per gli investimenti pubblici, poi, la spesa dei comuni è pari al 45%, mentre sale al 65% per le infrastrutture pubbliche. Dall’indagine sui cittadini, infine, da segnalare come gli italiani si dichiarino più disposti a pagare qualcosa in più ai comuni per servizi sanitari e sicurezza. Una curiosità: tra le imposte più «giuste», spiccano Irpef e tassa sui rifiuti, mentre sono da abolire, canone Rai e Ici.


     


                                                                     MICHELE DE LUCIA




     

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