Morta la donna aggredita, blitz al campo rom. Al via le espulsioni

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    ROMA – La maglietta sporca di sangue, lo sguardo ancora allucinato, il volto coperto di graffi profondi. E intorno a lui una trentina di nomadi con l’aria minacciosa, usciti tutti insieme dalle loro baracche, che volevano in ogni modo evitargli l’arresto. La cattura di Nicolae Romulus Mailat, 24 anni, il presunto assassino di Giovanna Reggiani, è stata «difficile e pericolosa»: così l’hanno raccontata, ieri in questura, i poliziotti del commissariato Ponte Milvio.
    Alla fine l’hanno arrestato, ma non sono riusciti a salvare la vita della sua vittima. Giovanna Reggiani, 47 anni, martedì sera si è difesa disperatamente per sfuggirgli. L’ha colpito con l’ombrello, con la borsetta, prima di essere massacrata. Il suo cuore ha retto fino alle 19.34 di ieri, dopo due giorni di coma e di angoscia per il suo innamoratissimo marito, il capitano di vascello Giovanni Gumiero.
    Stamattina il rom sarà interrogato in carcere. Per gli investigatori il caso è ormai chiuso: è stato lui a colpire selvaggiamente la donna. Ma c’è ancora una domanda a cui dovrà rispondere: «Quella sera eri solo?». L’ipotesi di un complice fuggito dopo il massacro, infatti, resta in piedi. D’altra parte, già nella prima segnalazione giunta alla polizia si parlava di due persone da ricercare. Una era Mailat. E l’altra? Ieri all’alba è scattato il blitz nell’accampamento di Tor di Quinto: 78 baracche demolite, 17 nomadi fermati. Emilia, la supertestimone romena che con il suo intervento ha fatto arrestare Mailat, è invece protetta dalla polizia in un luogo segreto.
    «Ora bisogna cambiare le leggi, cambiare registro, affinché il sacrificio di mia moglie serva almeno ad evitare che accada di nuovo – ha detto ieri il capitano Gumiero a chi lo è andato a trovare, dal sindaco Veltroni a Gianfranco Fini – . Ora lo Stato deve reagire, la città di Roma deve reagire e le istituzioni non devono arrendersi. Altrimenti l’emergenza dei rom diverrà incontrollabile». Per lui è stato il giorno più lungo. Passato a pregare vicino al letto di Giovanna, sperando fino all’ultimo in un miracolo. «Dovete sbrigarvi, dobbiamo sbrigarci – ha ripetuto il capitano Gumiero all’onorevole Anna Bonfrisco di Forza Italia, che le aveva portato il conforto di tutte le senatrici della Repubblica – . Bisogna cambiare in fretta le regole».
    Giovanna Reggiani era di fede valdese e il suo funerale, adesso, appena arriverà l’autorizzazione del magistrato, si svolgerà con una cerimonia mista, ecumenica, cioè con liturgia evangelica e cattolica insieme, perché cattolico è suo marito. Giovanna era una monitrice, si occupava dell’educazione religiosa dei bambini in età pre-scolare. Pur non avendo figli, aveva per loro un trasporto incredibile. «Perché, perché gli hanno fatto questo? Non se lo meritava», piange senza rimedio il capitano Gumiero. All’ospedale Sant’Andrea sono rimasti fino all’ultimo anche gli anziani genitori di Giovanna, Mario e Francesca, ottantenni con una grandissima forza d’animo. E lo zio Paolo Farina, prefetto in pensione: «Giovanna ha avuto una reazione eroica, per questo credo che sia morta. Il suo assassino non è riuscito ad avere quello che voleva e l’ha uccisa».


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