De Tora, Miccini, Fabro, Amato, Bergman, Antonioni. foto

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    De Tora, Miccini, Fabro, Amato, Bergman, Antonioni non li dimenticheremo.   

     

     

                Giovedì 21 giugno 2007 è scomparso, a Napoli, Gianni de Tora, che è stato tra i protagonisti dell’arte contemporanea italiana ed europea, fondatore con Renato Barisani ed Ernesto Tatafiore del gruppo “Geometria e Ricerca”, di cui si ricorda la prima monografia, pubblicata nel 1979, realizzata dall’Istituto Grafico Editoriale Italiano, di Napoli, di Rodolfo Rubino, curata da Luigi Paolo Finizio, attuale docente di storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Roma. Il gruppo napoletano “Geometria e Ricerca” si formò nel 1976 con la partecipazione di Renato Barisani, Gianni De Tora, Carmine Di Ruggiero, Riccardo Riccini, Guido Tatafiore, Giuseppe Testa e, successivamente, di Riccardo Trapani. L’intento creativo che li accomunava si muoveva sulla linea di continuità storica del linguaggio geometrico. Per ciascuno, dall’interno del ventaglio delle proprie esperienze, si prospettò un solidale campo di ricerca: il campo  dell’immaginario geometrico. Nel complesso, il loro è stato certamente un fenomeno centrale nella cultura visiva partenopea.

    Gianni De Tora aveva sessantacinque anni. Casertano di nascita e napoletano di adozione, De Tora ha svolto un’intensa attività di docente. Negli anni Sessanta ha soggiornato ed esposto a Parigi e a Londra; nel 1973 ha esposto alle Fiere d’Arte di Roma, Bologna, Düsseldorf e Basilea; nel 1975 ha iniziato ad indagare le strutture riflesse che ha, poi, esposto alla X Quadriennale d’Arte di Roma. Dal 1979 al 1981 ha esposto opere al Museo del Sannio di Benevento, alla Kunsthalle di Vienna, alla XVI Biennale di San Paolo del Brasile, alla Biennale di Milano, alla Biennale Internazionale di Valparaiso (Cile), alla XXXVIII Biennale di Venezia, al Musée de Maubege (Francia), all’Art Museum of Rauma (Finlandia). Ma da ricordare anche una serata particolare il 4 febbraio 2004, al Forum della Fnac, al Vomero, che ospitò un incontro d’autore con Gianni De Tora, mentre era in corso la mostra di una vita “THE WORLD OF SIGNS”, un’antologica accolta negli spazi della “Sala della Loggia” del Maschio Angioino di Napoli, che richiamò gente, dal 21 gennaio sino alla proroga di un mese al 15 marzo del 2004. De Tora è presente con una sua opera anche alla 52° Biennale di Venezia, negli eventi collaterali, nell’ambito della mostra Camera 312 – Promemoria per Pierre, dedicata all’amico Pierre Restany, che ebbe modo di conoscere a Napoli in un’occasione espositiva dell’artista Franco Betteghella, che aveva conosciuto il critico francese a Milano. Si ricorda, poi, che ha frequentato, sino al 1995, lo spazio-salotto di “AcomeArte”, a Vico Ischitella alla Riviera di Chiaja, del compianto Pasquale Forgione, altro bravo artista, che avrebbe meritato di più. Gianni De Tora ha incontrato persone ed artisti, ha visitato mostre ed ha lavorato con ragione, quasi fino alla fine, e discreto se ne è andato. Con dignità estrema.

     

                Venerdì 22 giugno 2007 è stata data la notizia della scomparsa di Eugenio Miccini, uno dei maggiori interpreti della poesia visiva, che è morto, a Firenze, all’età di 82 anni. Nato nel 1925 nel capoluogo toscano, dopo gli studi di filosofia greca e di letteratura latina si laurea in pedagogia. Inizia, fin da subito, una vivace attività e militanza letteraria, come pubblicista, collaborando con diverse riviste. Vince nel 1961 il premio di poesia “Città di Firenze”. Nel 1962 pubblica  le prime poesie visive, che, poi, assumeranno il carattere di tendenza, in un clima che vede la fondazione, insieme ad altri poeti, musicisti e pittori, del “Gruppo 70” e la partecipazione al “Gruppo ’63”. Nel 1969 fonda, a Firenze, il Centro Tèchne, ne dirige la rivista omonima e i molti “quaderni”, dedicati a poesia visiva, teatro e al dibattito culturale con forti venature politiche, mentre negli anni ‘70 dirige, con Sarenco, la seconda e terza serie della rivista “Lotta Poetica”, di Brescia. Nell’ ‘83 fonda, con altri, il “Gruppo Logomotives”, che ha tra i partecipanti Arias-Misson, De Vree, Bory, Blaine e Sarenco. Continua ad insegnare all’Università di Firenze ed alle Accademie di Belle Arti di Ravenna e di Verona. Lungo l’elenco delle prestigiose mostre che lo hanno visto protagonista, fra cui meritano una citazione le quattro edizioni della Biennale di Venezia, la XI Quadriennale di Roma, come commissario per la sezione Poesia Visiva, e, poi, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Museum of Modem Art di New York.

     

                Luciano Fabro si è spento improvvisamente il 23 giugno 2007, a Milano, all’età di 71 anni. Una retrospettiva è in preparazione per i prossimi mesi al Museo Madre di Napoli.

    Luciano Fabro, torinese classe 1936, fu autodidatta e crebbe a fianco dei più fertili sperimentatori dell’epoca: Piero Manzoni, Dadamaino ed Enrico Castellani, nel solco, insomma, di Lucio Fontana. La prima personale solo alla soglia dei trent’anni, alla Galleria Vismara di Milano, città dove si trasferì per compiere tutta la sua carriera artistica, che lo vide, alla fine degli anni Sessanta, entrare a pieno titolo, anche grazie a sperimentazioni su materiali, nel gruppo dell’Arte Povera, formatosi attorno al critico Germano Celant. Proprio del ‘68 è la prima delle sue famose Italie, profili del patriottico Stivale che poco di patriottico avevano. così com’erano appese e impiccate.  Segnalavano: Esaltazione del Belpaese o denuncia verso una società malata, che proprio s’incanalava verso tristi pagine di terrorismo, di consociativismo e di corruzione. Degli anni ‘80 sono le installazioni dedicate allo spazio (gli Habitat), mentre negli anni ‘90 arrivano le commissioni per opere pubbliche. Nel ‘78 rivitalizzò l’attività della Casa degli Artisti di Milano ed incominciò, dal 1983, ad insegnare all’Accademia di Brera. Sempre a partire dagli anni ‘80 arrivarono le personali negli spazi pubblici: il Pac (1980), il Castello di Rivoli (1989) e, poi, all’estero il Pompidou (1996) e la Tate (1997). Numerose, inoltre, le presenze a Documenta, Biennale di Venezia, Biennale di San Paolo e Quadriennale di Roma.
     

                Mercoledì 27 giugno 2007 è scomparso, improvvisamente, per un colpo al cuore, Maurizio Sciaccaluga, critico in auge, col “vento in poppa”, talento anche per il futuro. Si è aggirato tra le calli di Venezia tra gli eventi della “vernice veneziana”.  E’ stato appassionato “talent scout” della giovane figurazione italiana, ma anche storico dell’arte e creatore di collettive di taglio cronologico. Era nato a Genova 44 anni fa ed ha lasciato la moglie Sabina e la piccola Arianna.

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