Conca dei Marini tolti i sigilli al Santa Rosa per ripristinare

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    Tolti i sigilli all’albergo Santa Rosa di Conca dei Marini, ma per demolire e ripristinare gli abusi. Questa è stata la risposta alla richiesta fatta al magistrato Penna dai legali della Srl Santa Rosa che ha in gestione l’antico monastero, risalente al 1681, nel quale nacque la sfogliatella, il dolce prelibato e conosciuto in tutto il mondo. I legali che hanno chiesto il dissequestro della struttura rimangono però del parere che   gli interventi finiti sotto accusa erano mirati ad un adeguamento tecnico funzionale consentito dalle norme regionali in deroga al Put, nonché alla sistemazione di impianti tecnici necessari per la regolarità di una struttura alberghiera a cinque stelle. Circa 4000 metri quadri di superficie finiti nel mirino delle fiamme gialle e dieci avvisi di garanzia furono il bilancio dell’operazione coordinata del sostituto procuratore, Roberto Penna. E tra gli indagati figurano anche il soprintendente Giuseppe Zampino e il funzionario dello stesso ente, Giovanni Villani, quale responsabile del procedimento. I loro nomi sono stati iscritti nel registro degli indagati insieme con quelli del legale rappresentante della società proprietaria dell’immobile (Santa Rosa srl), Micael Held, del progettista Francesco Di Martino, del progettista strutturale Massimo Adinolfi, del tecnico comunale Giuseppe Milo e dei membri della commissione edilizia Le accuse mosse agli indagati vanno dal concorso, all’abuso d’ufficio, al falso ideologico, oltre alle violazioni in materia urbanistica e paesaggistica.  I lavori presso l’immobile (1500 metri quadrati di superficie coperta e circa 2500 esterna) erano ripresi la scorsa primavera in seguito alla revisione del progetto di restauro conservativo, consolidamento statico e realizzazione dei volumi tecnici presentato in data 31/01/2006 e autorizzato con provvedimento n. 8778 dalla soprintendenza che, precedentemente, aveva avviato la procedura di autotutela in seguito alla segnalazione di Italia Nostra che ha ribadito la propria contrarietà allo svuotamento dei terrazzamenti previsti «per occultare volumetrie edificate, qualunque sia l’uso al quale sono destinate, come opere volte a realizzare servizi invasivi come le piscine». A tutto questo, secondo la procura, si aggiungerebbero anche la realizzazione di travi in cemento armato per la creazione di solai, lo stravolgimento di quote e terrazzamenti e sbancamenti di roccia e terreno. Tutte opere che sarebbero servite alla realizzazione di piscine, parcheggi e nuovi volumi, privi di autorizzazione e secondo la procura irrealizzabili con la solo dichiarazione di inizio attività depositata al Comune in data 14/03/2006, protocollo 737.
    Michele Cinque

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