NAPOLITANO RINVIA PRODI ALLE CAMERE

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    ROMA – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha respinto le dimissioni di Romano Prodi da presidente del Consiglio e ha rinviato il governo uscito dalle elezioni politiche dell’aprile scorso al Parlamento per un voto di fiducia. “Non lo decidiamo noi. Penso che l’accordo porti ad andare prima al Senato”, ha detto Prodi.

    L’accertamento del fatto che il governo disponga di una maggioranza al Senato e alla Camera dovrà avvenire”in tempi brevissimi”, così da ristabilire la fiducia in un esecutivo che il presidente della Repubblica auspica “stabile e credibile”. L’ipotesi è quella d’un voto a metà della prossima settimana che Prodi e i suoi ministri affronteranno sulla base dell’intesa in 12 punti definita giovedì dai partiti della maggioranza e divenuta il testo di riferimento del rinvio dell’esecutivo al Parlamento.

    La crisi apertasi mercoledì, quando il governo Prodi non aveva ottenuto per due voti al Senato il quorum necessario ad approvare una risoluzione sulla politica estera, è dunque giunta a una svolta cruciale. Al termine dell’incontro con Napolitano, il presidente del Consiglio ha detto: “Mi presenterò alle Camere per il voto di fiducia nei tempi più rapidi possibili con slancio rinnovato di una coalizione coesa e decisa ad aiutare il Paese in questo difficile passaggio e a spingerlo verso la ripresa economica, che è in atto”.

    Prodi ha ringraziato il capo dello Stato “per la fiducia nei miei confronti e della mia maggioranza”. Nel motivare la sua decisione, Napolitano, che ieri sera aveva concluso due giorni di serrate consultazioni, ha detto, parlando ai giornalisti nella Loggia della Vetrata: “E’ apparso chiaro che non vi sia allo stato una concreta alternativa a un rinvio del governo dimissionario in Parlamento per la verifica, attraverso un voto di fiducia, del sostegno anche al Senato della necessaria maggioranza politica”.

    Era l’unica soluzione, ha aggiunto il presidente, “nonostante il parere contrario, nel merito, dei gruppi di opposizione”. Quando Prodi, la sera del 21, gli aveva presentato le dimissioni sue e dell’esecutivo, Napolitano si era riservato la decisione se accettarle o meno. Il capo dello Stato ha spiegato che i “tempi brevissimi”della verifica della maggioranza parlamentare e politica sono necessari “per consentire un immediato ristabilimento della normalità dell’azione di governo e dell’attività parlamentare” di fronte agli impegni europei e internazionali e a “pressanti esigenze di intervento e di riforma in campo economico, sociale e istituzionale”.

    Napolitano ha inoltre espresso “la preoccupazione e l’auspicio che il Paese possa essere stabilmente e credibilmente governato, in un confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione, e attraverso un rapporto corretto tra governo e Parlamento”. Il presidente ha poi rilevato che le consultazioni gli hanno confermato “la particolare complessità e difficoltà della crisi” aperta mercoledì sera dalle dimissioni del governo “necessarie non per obbligo costituzionale ma per chiarezza politica” dopo le votazioni del 1° e del 21 febbraio al Senato e anche a causa di “divergenze e tensioni manifestatesi già prima nella maggioranza di governo”. Nella percezione di Napolitano, le consultazioni hanno fatto emergere, tra l’altro, un’esigenza largamente condivisa dai leader politici e parlamentari, “quella di una revisione della legge elettorale”.

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