Auto-burka e “garanzie” di un mondo “civile” e cervellotico.

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    Neanche a me piace il burka. Attraverso questo capo di abbigliamento non si intravede né si identifica la persona che lo indossa.

    Per giunta, inquieta. Si nascondono, in realtà, tutte le parti del corpo compreso il viso. Quindi, le espressioni, i ghigni, le rughe di consenso e di disappunto.

    Non si sa neanche se sotto quel capo, si nasconda una donna oppure un uomo.

    Infatti, una caratteristica che contraddistingue il burka, è la mancanza assoluta di stile, di uno stile che, almeno, riesca a caratterizzare “una” piuttosto che un “altro”.

    Non può definirsi neanche una divisa perché manca dei gradi che individuano e qualificano il possessore. Allora, cosa è un burka? Un sacco? Una maschera? Una furbizia? Una violenza?

    Ma perché, cosa è un’auto blu con i vetri oscurati? Non è forse un burka a quattro ruote?

    Da questo autoveicolo, non si evince niente che possa far identificare i passeggeri. Donne o uomini, vecchi o giovani pochi o molti, non è dato sapere. L’unica cosa che è certa è che dentro a quel burka motorizzato, c’è un personaggio importante, uno famoso, un politico oppure un mafioso. La cosa che meraviglia è che nessuno ne abbia mai fatto una questione neanche a livello di pettegolezzo. Non fa nessuna impressione, nessuno ci fa caso, nessuno si lamenta. L’auto-burka, invece, è una cosa normale, una necessità. Chi sa perché, in quel caso, non conta assolutamente niente identificare i passeggeri, neanche per ordine pubblico.

    Già, siamo in un paese, in una Europa, dove sembra che tutto si faccia all’insegna della sicurezza, della tutela della privacy e della salvaguardia della salute. Eppure, gli incidenti sul lavoro aumentano in maniera esponenziale, le intercettazioni illecite ai danni di tutti proliferano, le polveri sottili uccideranno parecchi di noi da qui a qualche anno.

    Il “codice” ci ammonisce ogni giorno a seguire i dettami della sicurezza: indossare la cintura, evitare i grassi saturi, camminare almeno trenta minuti al giorno, mettere il casco. Non si capisce ancora, come con queste esagerazioni, peraltro inefficaci, non sia stato ancora bandito l’uso delle motociclette che sono delle auto senza porte e senza cinture, senza protezioni di carrozzeria e, per giunta, con due ruote in meno.  

    Ma il burka-abito, qualcuno proprio non riesce a sopportarlo.

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