LIBERATO PADRE BOSSI

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    ROMA – “Sto bene”. Così padre Giancarlo Bossi ha rassicurato l’ambasciatore d’Italia a Manila, Anna Fedele Rubens, sulle sue condizioni di salute.

    MAI TEMUTO PER LA MIA VITA

     “Non ho mai avuto la sensazione che mi volessero uccidere, né ho mai ricevuto minacce di morte o violenza di alcun tipo”: così padre Giancarlo Bossi racconta alla Misna, l’agenzia di stampa missionaria, i suoi 39 giorni di prigionia. “Mi hanno sempre trattato bene – aggiunge – solo il cibo non era granché, e per questo sono spariti un po’ di chili. Ma – spiega – ho anche smesso di fumare: non tocco una sigaretta dal 27 giugno”.
    “All’inizio i rapitori erano 11, poi alla fine sono rimasti in 5, si sono dichiarati appartenenti al gruppo di Abu Sayyaf e hanno detto di provenire dalla zona di Basilan. Mi hanno sempre portato rispetto”.
    “Sono stato messo su una barca – ha aggiunto – e ci siamo diretti verso la zona di Lanao del Norte da dove non mi hanno mai spostato”. “Abbiamo cambiato un paio di nascondigli in un’area di montagna – prosegue padre Giancarlo – ma non ci siamo mai allontanati da questa zona”, che si trova verso la città di Cotabato, sempre sull’isola di Mindanao ma in direzione opposta rispetto a Zamboanga. La polizia – riferisce la Misna – ha confermato che la liberazione è avvenuta al confine tra le province di Lanau del norte e Lanao del Sur. “I miei sequestratori – continua il missionario – sono sempre stati corretti con me. Per capirci parlavamo il dialetto di Sibugay perché non capivo la loro lingua né loro parlavano inglese”. Padre Bossi non se la sente, per il momento, di tirare un bilancio sulla vicenda. “Devo ancora pensarci su. Ho bisogno di riflettere e di tanto silenzio. Per ora, posso solo dire una cosa: è una esperienza che non consiglio a nessuno”.

    MISNA: RILASCIATO A 10 KM DALLA SUA MISSIONE
     Padre Giancarlo Bossi è stato rilasciato “ad una decina di chilometri da dove opera abitualmente”. Lo ha riferito padre Luciano Benedetti da Zamboanga all’agenzia dei missionari, Misna. Benedetti ha anche confermato che il sacerdote “é stato ostaggio di un gruppo di criminali locali” come i suoi confratelli “immaginavano da tempo”. La liberazione è avvenuta è avvenuta nella zona di Sibugay Bay, sulla penisola di Zamboanga, nella parte occidentale dell’isola di Mindanao. La parrocchia di Payao, dove il missionario italiano lavora si trova a pochi chilometri, mentre la capitale Manila dista oltre un migliaio. “Non sappiamo ancora se padre Bossi é stato liberato con un blitz e nemmeno se sia stato pagato un riscatto. Non abbiamo elementi sulla dinamica del rilascio”. Lo ha detto alla Misna padre Luciano Benedetti, al telefono da Zamboanga, parlando all’agenzia dei missionari del suo confratello rilasciato poche ore fa dopo un sequestro durato oltre un mese.


    FRATELLO: IL PIU’ BEL REGALO COMPLEANNO MAMMA
    “E’ bellissimo, bellissimo”. Marcello Bossi, fratello del missionario liberato nelle Filippine, ha la voce incrinata dall’emozione, al telefono. “Ma la cosa più bella – aggiunge, a fatica, proprio perché travolto dall’agitazione – è che abbiamo avuto la notizia mentre eravamo qui a festeggiare il compleanno della mamma”. La madre di padre Giancarlo, la signora Amalia, ha compiuto oggi 87 anni. “E’ stato davvero il più bel regalo”, ha aggiunto Marcello Bossi, che non ha voluto confermare se padre Giancarlo ha già parlato con i familiari.

    HA PARLATO CON MAMMA COME NULLA FOSSE

    “Giancarlo ha parlato con la mamma Amalia, le ha fatto gli auguri come ogni volta per il suo compleanno. E a lei, che oggi compie 87 anni e non sapeva niente, è parso tutto normale”. Marcello Bossi, fratello del missionario liberato dopo 40 giorni di prigionia nelle Filippine, racconta così, dalla casa di Abbiategrasso (Milano), la telefonata ‘normale’, che normale non era davvero, di padre Giancarlo mentre si stava trasferendo, con quattro militari filippini, verso la sede generalizia del Pime. Con gli altri familiari, in trepidante attesa di sentire la sua voce dopo aver appreso della liberazione, padre Giancarlo ha scambiato poche battute. Giusto per dire che “sta bene”, che si stava spostando in auto. Poi è caduta la linea. “Era talmente tanta la gioia – dice Marcello Bossi – che non gli ho neppure chiesto quando tornerà a casa”.























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