Caruso: non abbiamo fatto abusi

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    Ravello. “Se avessimo saputo a cosa andavamo incontro non avremmo neanche inziato questa avventura.” E’ amareggiato l’amministratore della Orient Espress, Maurizio Saccani, titolare del Caruso, finito nell’occhio del ciclone per tre sequestri, l’ultimo venerdì scorso, da parte della sezione navale della Guardia di Finanza di Salerno che ha portato al sequestro di otto appartamenti proprio il giorno prima dell’apertura.
    “Non abbiamo fatto alcuna modifica esterna – dice Saccani -, ci vengono contestate difformità, con aumenti di volume, rispetto al progetto, che non superano il due per cento, modifiche seguite passo passo dalla Sovrintendenza e verbalizzate dalla stessa.”  L’Orient Express è una delle catene più importanti del mondo, dal Cipriani ad altre strutture sparse per il continente, sempre in palazzi storici. Un intervento che ha visto realizzare delle suite dove sono emersi anche degli affreschi del tredicesimo secolo, camere che valgono dai 600 ai 1200 euro, tutte di alto livello “Non siamo palazzinari romani – continua Saccani – In questi mesi ho sentito cose assurde: persino che avevamo creato gli alloggi per i dipendenti nel garage. Al magistrato, nel quale abbiamo fiducia, spiegheremo come stanno le cose.”  L’Orient Espress, dopo il sequestro delle 10 camere, paventa anche la chiusura dell’albergo che da lavoro a 120 persone,  per l’80% reclutato in zona, dopo aver investito 46.600 euro per la ristrutturazione della struttura. “Se non ci faranno usufruire dei servizi, come, per esempio la piscina, potremmo anche decidere di chiudere – spiega Saccani -. La qualità è una condizione essenziale per il gruppo. A cominciare dall’utilizzo qualitativo del Caruso. Per questo chiuderemo l’albergo domani stesso se non riusciremo ad offrire qualità dei servizi”. Fra i lavori fatti, poi,  con scavi fatti con la Soprintendenza è venuto alla luce un Calidarium e 1000 frammenti di epoca medievale), li si intende realizzare un parco archeologico aperto al pubblico. “Non possiamo mettere a repentaglio il nostro prestigio perché vogliamo portare a Ravello la nostra clientela – ha aggiunto Saccani – Gli uffici del gruppo stanno lavorando benissimo, tant’è che l’albergo è completo fino al 3 maggio e le prospettive sono ottime. Stanotte, ho dovuto dormire al Palumbo, mentre i clienti che avrebbero dovuto alloggiare nelle camere sequestrate sono stati sistemati nel vicino Palazzo Sasso. E’ un momento di difficoltà e i dipendenti lo sanno. A Londra sono amareggiati per quanto sta accedendo, ma a Ravello speriamo di restare ancora per mille anni come proprietari e operatori”. Anche il tecnico di fiducia, l’ingegner Massimo Adinolfi si sente tranquillo. “Tecnicamente non ci sono abusi –dice Adinolfi -. Ci vengono contestati solo 268 metri quadrati in dieci camere. Nient’altro che superfici presenti sui progetti. Tutti autorizzati come quello della piscina, assurda la vicenda dei volumi calcolati in parte per gli infissi spostati in avanti, per volere della stessa soprintendenza”. Intanto il procedimento di sequestro, seguito dall’avvocato Paolo Carbone, è ancora fermo, in attesa del Tribunale della libertà che si dovrebbe esprimere, dopo aver sentito le controparti, fra una decina di giorni, e allora forse si farà un po’ di chiarezza sulla vicenda.
    Michele Cinque

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