L´arte e il tempo di San Matteo

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Questa sera, alle ore 20 presso la galleria ArtTre il vernissage della mostra firmata da Corradino Pellecchia ed Enzo Rosco

 

 

 

Di GIULIA IANNONE

 

1986. La prima collaborazione artistica di due amici: Corradino Pellecchia ed Enzo Rosco. Sullo sfondo la festa di San Matteo, il fotografo e il videomaker che documentano, in un gioco di sguardi, la processione, immortalandone gli aspetti devoti, antropologici, politici e sociali. Il santo e la città, o meglio il santo è la città. Ieri come oggi. Da questa considerazione nasce l’operazione “San Matteo 1986: l’arte e il tempo”. E’ la riproposizione, in un amarcord che si fa tempo presente e proiezione del futuro, delle 15 fotografie in bianco e nero di Pellecchia e del video di Rosco (il montaggio è della figlia Giulia), realizzati in una data simbolo, quella della seconda svolta di Salerno, del sogno e della speranza di una città che mette alle spalle le macerie del terremoto, simbolo di un degrado che è più morale che fisico, per costruire il nuovo. Le immagini in visione ad Art.Tre (Salerno, vicolo San Bonosio, 7) dal 6 all’8 dicembre 2013 (Opening venerdì 6 alle 20, apertura tutti i giorni dalle 19,30 alle 21,30) sarà accompagnato da un testo, una specie di “diario” scritto da Erminia Pellecchia.Il santo e la città. O meglio il santo è la città. Non c’è nessun luogo d’Italia dove l’identificazione tra il patrono, l’urbe e i suoi abitanti è così netta come a Salerno. E’ un valore unico, un radicamento profondo. Va al di là della devozione, della scenografia teatrale della festa, del bisogno, anche e forse proprio nei tempi moderni della crisi, di affidarsi a un protettore per esorcizzare la paura dell’ignoto. Per dirla con l’antropologo Paolo Apolito san Matteo è l’immagine collettiva in cui si costituisce un gruppo e si costruisce un progetto collettivo: dà volto e corpo alla città, la distingue da tutte le altre e come tale la proietta all’esterno. E la processione, nel suo eterno reiterarsi sul modello di un canovaccio antico, diventa il momento centrale della vita cittadina, il vero Capodanno, quello che segna l’inizio reale di un nuovo ciclo, di un’aspirazione al moderno senza perdere lo sguardo dalla finestra di casa dove si è nati e dove si sceglie di continuare a vivere.San Matteo, il tempo, l’arte, le stagioni della semina e della raccolta, dei timori e delle speranze, del buio e della luce, scandite dal ritmo “autunno primavera autunno e ancora primavera” in un racconto di speranze e sogni, a volte infranti ma pronti a rinascere spinti dal vento del cambiamento. Dove è il “piccolo” a costruire il nuovo, rivendicando, come osserva il giornalista Antonio Manzo, nell’evangelista, le cui spoglie riposano dal 1081 nella cripta del duomo di Salerno, il “patrono della modernità”. San Matteo, ovvero l’energia in movimento. E’ una riflessione che nasce e che trova conferma nell’archivio della memoria di due intellettuali salernitani curiosi e sensibili: Corradino Pellecchia ed Enzo Rosco. Li accomuna la passione per le arti visive come “porta” sul reale e il senso di forte radicazione con la loro città. Un sodalizio sincero il loro, un’amicizia nata nel 1986, proprio documentando la festa patronale, e che è rimasta immutata per quasi trent’anni. Fotografo e filmaker uniti dalla voglia di scrivere un racconto corale: il primo con l’immancabile vecchia Canon Fpb, quasi prolungamento del suo corpo-anima-azione; il secondo con una Video Explorer Philips, telecamera all’avanguardia in quegli anni, addirittura più costosa di un’automobile ma terzo occhio di un’osservazione partecipante che scava nei contenuti dell’evento, eliminando tutto ciò che è superfluo.Rileggiamo ora quelle immagini in bianco e nero, isole di un frammento di tempo e di spazio, riproduzioni neorealistiche dalla voluta imperfezione tecnica in cui l’angolazione storico-sociale si imbeve di poesia. 

 

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