stasera pleiadi

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 File:Cdm 20131021 2100 CongiunzioneLunaPleiadi.jpgstasera 21 ottobre è visibile in prossimità della luna la costellazione delle PLEIADI.

DA wIKIPEDIA Le Pleiadi (conosciute anche come le Sette sorelle, la Chioccetta o con la sigla M45 del catalogo di Charles Messier) sono un ammasso aperto visibile nella costellazione del Toro.[5] Questo ammasso, piuttosto vicino (440 anni luce),[2] conta diverse stelle visibili ad occhio nudo; anche se dagli ambienti cittadini solo cinque o sei delle stelle più brillanti sono visibili, da un luogo più buio se ne possono contare fino a dodici. Tutte le sue componenti sono circondate da leggere nebulose a riflessione, osservabili specialmente in fotografie a lunga esposizione prese con telescopi di dimensione ragguardevole.

 

I membri visibili delle Pleiadi sono stelle blu o bianche, molto luminose; l’ammasso conta in realtà centinaia di altre stelle, la gran parte delle quali sono troppo deboli per essere visibili ad occhio nudo. Le Pleiadi sono un ammasso giovane, con un’età stimata di circa 100 milioni di anni, e una vita prevista di soli altri 250 milioni di anni, a causa della sua bassa densità.[4]

 

A causa della loro brillantezza e vicinanza fra loro, le stelle delle Pleiadi sono note dall’antichità: Omero le citava, come pure Tolomeo ed altri autori dell’età classica.[6] Da quando fu noto che le stelle erano corpi celesti simili al Sole, si iniziò ad ipotizzare che fossero in qualche modo legate fra loro; con lo studio del moto proprio degli astri e la determinazione delle distanze, fu chiaro che le Pleiadi fossero realmente legate gravitazionalmente e che avessero un’origine comune

Le Pleiadi sono un ammasso di stelle molto recenti e calde, di colore azzurro, nella costellazione del Toro. Le sette Pleiadi, denominate nell’antichità anche Atlantidi, (Alcione, Atlante, Elettra, Maia, Merope, Pleione, Taigete) sono visibili ad occhio nudo. In realtà, l’ammasso è formato da circa 500 astri, gran parte dei quali dista circa 400 anni-luce dal nostro pianeta.

Il disco di Nebra è un manufatto di bronzo, di forma circolare, del diametro di circa 32 centimetri, recuperato il 4 luglio 1999 dalla refurtiva di tombaroli nelle campagne tra Jena e Halle, in un sito non distante dalla località di Goseck, in Germania. Per W. Schlosser, astronomo dell’Università della Ruhr e per altri studiosi sul disco sono raffigurate le Pleiadi: nella mitologia greca, le sette stelle figlie di Atlante e di Pleione, protagoniste di differenti miti.

Secondo una tradizione, testimoniata in un frammento di Callimaco, le Pleiadi erano figlie di una regina delle Amazzoni. Si raccontava che esse incontrarono in Beozia il formidabile cacciatore Orione che s’innamorò di loro. Per cinque anni, l’’eroe le inseguì finché esse furono trasformate in colombe e Zeus, impietosito, le tramutò in stelle. Al momento della caduta di Troia, la pleiade Elettra abbandonò disperata la compagnia delle sorelle e fu trasformata in cometa. I Greci attribuivano particolare importanza al gruppo delle Pleiadi, poiché vedevano nel loro sorgere a maggio e nel loro tramonto ad ottobre un equivalente simbolico del ciclo della vegetazione e delle attività umane, dalla primavera all’autunno. La più antica citazione delle Pleiadi, nell’ambito di un testo letterario, è quella di Omero nell’Iliade. Così si esprime il poeta: “Vi fece la terra, il cielo e il mare, l’infaticabile sole e la luna piena e tutti quanti i segni che incoronano il cielo, le Pleiadi, le Iadi, la forza di Orione e l’Orsa che chiamano col nome di Carro: essa gira sopra sé stessa e guarda Orione e sola non ha parte dei lavacri d’Oceano”.(XVIII, vv. 483-486).

Dai Romani le Pleiadi erano chiamate Vergiliae, forse con riferimento alla primavera, ver.

Anche al di fuori del mondo greco, questa brillante costellazione era importante. Si ritiene, infatti, che le Pleiadi siano effigiate «su un sigillo accadico del Museo di Stato di Berlino, catalogato VA/243 e datato 2500 a.C., probabilmente copia di un originale sumero, che rappresenterebbe, secondo Zecharia Sitchin ed altri, il nostro sistema solare, ma sorprendentemente (per l’epoca) secondo la teoria eliocentrica, annoverando inoltre tutti i pianeti del sistema più uno ancora oggi sconosciuto all’astronomia ufficiale.

È da tale antico sigillo raffigurante dodici globi (oltre che dalla cosmogonia narrata nel poema epico babilonese della creazione, ‘L’Enuma elish’, cioè ‘Quando nell’alto’) che Zecharia Sitchin prese spunto per intitolare il suo primo saggio, ‘Il dodicesimo pianeta’, considerando il Sole, la Luna, i nove pianeti del sistema solare conosciuti ed un decimo elemento del sistema, Nibiru, ‘pianeta dell’attraversamento’»

L’esistenza di quest’ultimo oggetto celeste chiamato Nibiru dai Sumeri e Marduk dai Babilonesi, che farebbe ciclicamente la sua comparsa all’interno del sistema solare sembra essere patrimonio storico di diversi popoli. (L. Scantamburlo, Intervista a Zecharia Sitchin).

Se sarà confermata l’ipotesi formulata da alcuni studiosi, come l’ingegner Carlo Bolla, secondo cui il manufatto sumero mostra le Pleiadi e non il sistema solare, bisognerà riconsiderare le congetture circa Nibiru e rapportare, in qualche modo, la cultura degli Anunnaki alle Pleiadi. E’ sempre possibile pensare che tale gruppo di astri assuma un significato solo in ordine alla navigazione ed alle attività agricole. Tuttavia non si può escludere il riferimento alla presunta provenienza di una civiltà dello spazio.

Nel mondo ebraico, le Pleiadi sono menzionate dal profeta Amos insieme con Orione.

Sorprende, infine, scoprire in un segno istoriato più volte sul disco di Festo le Pleiadi. Il disco di Festo è il noto manufatto cretese la cui scrittura, presumibilmente sillabica, si può ritenere ancora non decifrata, nonostante la proposta di interpretazione di Fischer, lo stesso archeologo che ha affermato di aver decriptato i caratteri rongo rongo dell’Isola di Pasqua. Alcuni simboli del disco sarebbero simili, secondo Pier Paolo Saba, ai graffiti della Domus de Janas in Sardegna. Saba suppone che la cultura nuragica sia un’irradiazione dei Popoli del mare, in realtà Atlantidei, sciamati, in più ondate, da occidente verso oriente e portatori di tecniche e conoscenze che diedero impulso allo sviluppo dei popoli mediterranei.

Come si può notare da questi accenni, pare che le Pleiadi fossero per gli antichi al centro di un costante interesse, forse di un enigmatico culto stellare. Infatti, secondo il profeta Amos ed alcuni credo di derivazione ebraica, come la religione dei Mormoni, nel centro delle Pleiadi vivrebbe Dio con i suoi angeli.

A distanza di migliaia di anni, le Atlantidi ricompaiono nei controversi resoconti dei contattisti, in primis lo svizzero Billy Meier… ma questo è un altro capitolo, non meno suggestivo e conturbante.

Fonti:

Enciclopedia di antichità classica, Milano, 2000, s.v. inerente
Z. Sitchin, Il pianeta degli dei, Casale Monferrato, 1998
Zret, Amos, Orione e le Pleiadi, 2007
Id., Così parlò Ptaah, 2007
Id., Nibiru tra verità e disinformazione, 2007

Quando sorgono le Pleiadi, figlie di Atlante, incomincia la mietitura; l’aratura, invece, al loro tramonto. Queste sono nascoste per quaranta giorni e per altrettante notti; poi, inoltrandosi l’anno, esse appaiono appena che si affili la falce.
Esiodo, le Opere e i Giorni (III, 383-386), VII sec. a.C 
 

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Lieto l’eroe dell’innocente vento,
La vela dispiegò. Quindi al timone
Sedendo, il corso dirigea con arte,
Né gli cadea su le palpèbre il sonno
Mentre attento le Pleiadi mirava,
E il tardo a tramontar Boòte e l’Orsa
Che detta è pure il Carro, e là si gira,
Guardando sempre in Orïone, e sola
Nel liquido Oceàn sdegna lavarsi
L’Orsa, che Ulisse, navigando, a manca
Lasciar dovea, come la diva ingiunse.

Omero, Odissea (Libro V)

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Quando il Toro a capo basso è spinto nel suo sorgere a rovescio
al sesto suo grado guida le sorelle Pleiadi
in gara di splendore. Sotto il loro influsso vengono
alla luce vitale i seguaci di Bacco e di Venere,
spiriti folleggianti tra banchetti e festini

Manilio, Astronomica (V140-144), I sec. a.C.

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Mentre io parlo, precipita nelle verdi acque
Lo Scorpione temibile per la punta della sua coda eretta.
Quando sarà trascorsa la notte, e il cielo comincerà appena a coprirsi
di rosso, e s’udrà il lamento degli uccelli aspersi di rugiada,
e il viandante che ha vegliato la notte deporrà la torcia
semibruciata, e il contadino tornerà al consueto lavoro,
le Pleiadi, che si dicono sette ma in realtà sono sei,
cominceranno ad alleggerire il peso sulle spalle paterne.
O perché sei di esse vennero all’amplesso con gli dei
(si dice infatti che Sterope abbia giaciuto con Marte,
Alcione e te, bella Celeno, con Nettuno,
Maia ed Elettra e Taigete con Giove), e invece la settima,
Merope, si sia congiunta con te, o Sisifo, un mortale,
e ne provò pentimento, e sola per pudore di ciò si nasconde;
oppure perché Elettra non sopportò la vista
della rovina di Troia e si coprì gli occhi con le mani

Ovidio, i Fasti (IV, 163-178), I sec. a.C.


 

 

 

 

 

 

 

 

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