Napoli incinta occupa una casa con due bambine e minaccia di uccidersi per evitare lo sgombero

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«Se provate a buttare giù la porta io mi do fuoco»: Valentina Iadonisi è barricata in casa e minaccia gli agenti del commissariato San Paolo arrivati a sgomberarla. In via Gabriele Rossetti, dove venerdì scorso giovane donna ha occupato la casa di Giuseppina Esposito, con gli agenti arrivano l’ambulanza, le autobotti dei vigili del fuoco: dopo qualche ora tutti desistono e tornano a casa. Valentina è incinta, con lei ci sono le due figlie, due bimbe di sette e quattro anni, e la madre. Nel viale sono assiepate decine e decine di persone: insistere nello sgombero sarebbe un’operazione ad alto rischio. L’abuso, almeno per il momento, resterà impunito.
L’intervento si era reso necessario dopo che nella notte l’assegnataria dell’appartamento, Giuseppina Esposito, appunto, aveva allertato le forze dell’ordine denunciando che la donna che le aveva occupato la casa stava anche buttando nei cassonetti i suoi effetti personali. Sul posto era arrivata una gazzella dei carabinieri della Compagnia del Rione Traiano, comandata dal capitano Federico Scarabello. I parenti della donna che illegalmente si è introdotta in casa avevano aggredito verbalmente anche i militari ed erano stati denunciati.
Ieri pomeriggio gli agenti del commissariato San Paolo guidati dal vicequestore Luigi Peluso sono arrivati in forze, ma Valentina si è barricata in casa con la mamma e le figlie. Appena gli agenti hanno provato a forzare la porta ha aperto una tanica di benzina e ha fatto correre il liquido sotto i battenti mimacciando il rogo. 
Un’ora dopo l’odore del liquido infiammabile impregna il pianerottolo. La ragazza è affacciata alla finestra dell’ammezzato chiusa da pesanti grate di ferro. E da lì urla la sua verità: «Non è vero che Giuseppina si era allontanata da poco. Altrimenti non sarei mai entrata. Lei se ne era andata da tempo, da quattro anni non viveva più qua. E infatti in casa ci sono solo alimenti scaduti. E poi lei ha anche un’abitazione a Castelvolturno. Io invece abitavo in uno scantinato con le mie bambine che sono ammalate d’asma e di questa casa avevo bisogno. Perciò ci sono entrata. E ci resto. Da qua non esco viva». 
Valentina è figlia di un pregiudicato, il padre è attualmente in galera. La prima bambina la ha avuta a sedici anni, la seconda tre anni dopo. E adesso, che ha 24 anni, è ancora incinta: «Ma il padre non pensa certo alle figlie. A loro ci ho sempre badato io che lavoro alla ricostruzione delle unghie», racconta. E agita i documenti che, a suo parere provano che l’assegnataria, sebbene invalida, non ha diritto alla casa. Come ha saputo che l’alloggio era vuoto? «Lo dice il popolo», urla dalla finestra. E i documenti? «Li ho fatti io dopo essere entrata nell’abitazione, non mi ha aiutato nessuno, ma le voci corrono, si sa tutto di tutti», spiega. Il rischio che corrono i bambini con la benzina in casa? «A loro non succederà niente – dice convinta – mi do fuoco io sola». E i mobili, la biancheria, tutto quello che c’era in casa: «Tutta roba scaduta da tempo, che non serviva più a niente. E poi io sono troppo onesta. Ho preso i ricordi del padre dell’Esposito e ho fatto un pacco. Sono pronta a consegnarglielo».
Dopo più di tre ore l’ambulanza si allontana. La missione è fallita. Ma dal commissariato San Paolo è partita adesso una nuova segnalazione diretta questa volta al tribunale per i minorenni: mettere a rischi la vita dei propri figli non è cosa da poco.  Daniela De Crescenzo Il Mattino 

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