CONORDIA GIALLO SUL TESORO A BORDO SPARITI 390.000 EURO

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    ROMA – Quando è comparso il suo nome tra gli iscritti nel registro degli indagati è venuta in mente la medaglia d’oro che gli è stata tributata per la condotta da eroe. Rimasto incastrato sulla nave, Manrico Giampedroni, commissario di bordo sulla Costa Concordia, è stato salvato dopo 36 ore grazie a un’operazione rocambolesca. E alla fine si è ritrovato nell’elenco degli ufficiali «negligenti» sulla base di dichiarazioni e intercettazioni che sono tutte contenute nelle 50 mila pagine di atti depositate dalla procura dopo la chiusura delle indagini. Scrivono i carabinieri del Comando provinciale di Grosseto nella loro dettagliatissima relazione: «Si ritiene che l’Hotel director Giampedroni non abbia assolto in pieno il compito di verifica e assistenza all’evacuazione dei passeggeri, permanendo ingiustificatamente, per lungo tempo, anche nel corso dell’emergenza generale e dell’abbandono nave, all’interno della plancia». Sono tutti in plancia, infatti, mentre la nave va verso la tragedia. Ridono e scherzano, e organizzano «l’inchino» davanti all’Isola del Giglio. Dopo qualche secondo l’urto. A quel punto, invece, di attivare le procedure di emergenza molti dei sottufficiali pensano solo a salvare la pelle. Tra questi, per gli inquirenti, c’è anche Giampedroni, che racconterà, invece, di aver tentato di salvare i passeggeri. LE INTERCETTAZIONI Lo confermano diversi dialoghi intercettati tra Simone Canessa, secondo ufficiale e cartografo, e Salvatore Ursino, ufficiale tirocinante. Canessa è infuriato perché la Costa li sta trattando male e non gli pagano neanche la roba che hanno perso. E parlando dell’hotel director dicono: «È assurdo perché noi il nostro dovere l’abbiamo fatto, manco c’hanno ringraziato, perché a noi alla fine chi c’ha ringraziato? Nessuno dai piani alti, se ci fai caso. A quello, invece, porca puttana, che stava a scappà col comandante, gli hanno dato la medaglia, capisci?» E Ursino: «Certo che brucia, è normale». LA CASSAFORTE Durante il naufragio della nave c’è stato anche chi ha avuto il compito di portare in salvo il denaro contenuto all’interno delle casseforti. Somma che è stata poi regolarmente consegnata alla Costa. Anche se su questa questione potrebbe aprirsi un giallo. L’operazione è toccata al direttore amministrativo Giovanni Nonnis e al suo superiore, l’hotel director Manrico Giampedroni. Sono diversi i testimoni che dicono di aver visto Nonnis, con un grosso sacco nel quale c’erano un milione e 240 mila euro tra stipendi dei dipendenti e denaro derivato dalle attività sulla nave. I due sono riusciti a prendere la somma e a infilarla in una borsa, dopodiché Giovanni Nonnis è saltato su una scialuppa mettendo in salvo se stesso e il sacco. Sempre Canessa, nel raccontare ai pm le dinamiche di quella notte, ricorda che Nonnis («il secondo commissario, per il quale valgono le stesse considerazioni di Giampedroni», scrivono gli investigatori) «aveva con sé in quel momento un sacco pesante che lui mi disse essere il contenuto della cassaforte, pari a 900 mila euro». Trecentoquaranta mila euro in meno del denaro che avrebbe dovuto esserci inizialmente. C’è stato un errore di conteggio o i soldi sono andati persi?

     

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