Agropoli. Piede diabetico, alla Clinica Malzoni si affronta con nuove metodologie

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La Clinica Malzoni di Agropoli ha avviato una sperimentazione per una Unità Operativa Semplice di riferimento per pazienti diabetici. Nell’attuale momento storico, infatti, l’avvio di progetti di gestione integrata per il trattamento del piede diabetico, e non solo, rappresenta una scelta qualificante in riferimento ad una maggiore appropriatezza delle prestazioni erogate, considerando, inoltre, che una struttura di eccellenza per rimanere tale deve puntare sul miglioramento dei livelli assistenziali offerti, sulle competenze e sulla formazione continua delle risorse umane. In Regione Campania risiedono oltre 300.000 diabetici di cui ad una persona su quattro non ancora diagnosticata la malattia. Ad aggravare questo dato, nella nostra regione, vi è una mortalità per Diabete Mellito nettamente più alta rispetto alla media nazionale. Nell’area salernitana, purtroppo, è di normale riscontro il basso livello di assistenza ai pazienti diabetici ed in particolare a pazienti anziani con complicanze a carico dei tessuti degli arti. Anche le lesioni degli arti in pazienti non diabetici (generalmente a patogenesi vascolare) hanno alta incidenza in questa popolazione e, solo in parte, tali pazienti giungono all’osservazione del chirurgo vascolare. I dati sulla distribuzione geografica indicano che l’area di prevalenza più alta è il Mezzogiorno d’Italia, con un tasso del 5,6%. Abbiamo riscontrato che nelle strutture sanitarie della nostra Regione vi è carenza di organizzazioni dedicate a prevenzione e trattamento del piede diabetico, rispetto ad alcune regioni del Nord. Alla Clinica Malzoni, proprio per questi motivi, è stata avviata la sperimentazione di una Unità Operativa Semplice di riferimento per pazienti diabetici, con alterazioni secondarie alla arteriopatia e neuropatia diabetica, e pazienti non diabetici con lesioni croniche degli arti inferiori (vulnologia) a seguito di un attento studio effettuato dalla dott.ssa Nunzia Scariati, esperta di management sanitario e gestione delle Risorse Umane,  che afferma “E’ stato intrapreso il nuovo percorso attraverso un approccio innovativo con il metodo della Customer Experience che ha prodotto dei risultati eccellenti nell’individuazione di un percorso assistenziale che ha garantito migliore qualità nel servizio offerto e soprattutto un’elevata soddisfazione da parte del paziente”.Il progetto portato avanti dalla Malzoni di Agropoli ha utilizzato “Una metodologia che ha permesso di osservare l’azienda – dall’esterno verso l’interno – ossia considerare il punto di vista degli utenti nella progettazione dell’offerta di progetti aziendali – dichiara Salvatore Bilancio amministratore unico della clinica agropolese – infatti, tale metodologia applicata a più progetti, come per ogni reparto della clinica, e utilizzata da parte del management in ogni decisione da prendere, porterebbe ad un vantaggio competitivo notevole. Il team coinvolto nella sperimentazione è formato dal chirurgo vascolare dr. Giuseppe Riitano, padre dell’iniziativa, che ha fornito le principali prestazioni e competenze ed assieme al diabetologo dott.ssa Maria Pia Scioti hanno garantito continuità terapeutica dei pazienti trattati in regime di ricovero ed ambulatoriale anche per mesi. Partecipano a questo team anche il dermatologo, dott. Salvatore Paolino, utile all’individuazione di dermatiti che possono essere gestite in fase preventiva. Ci si è avvalsi anche della collaborazione dei dott.ri Ernesto Pintore e Enrico Lanzara del reparto di ortopedia e traumatologia della Clinica Malzoni, che hanno un eccellente casistica nella chirurgia del piede. Mentre, un’attività di coordinamento e di accompagnamento del paziente nel processo di assistenza è stato svolto dall’infermiere professionale sig.ra Antonietta Tarantino. In particolare, dalla sperimentazione è stato rilevato che, oggi, non ci si può più affidare alla corretta interpretazione dei segnali e dei sintomi clinici legati alla patologia. Questa disponibilità offerta ha consentito di avvicinare la sperimentazione della Clinica Malzoni a quella di paesi asiatici. In uno studio condotto in Asia l’infermiere contattava il paziente 2 volte a settimana per il primo mese, e, successivamente, una volta a settimana, nel secondo e terzo mese; dopo l’applicazione di questa strategia si poteva osservare nel paziente un miglioramento e una maggiore aderenza alla dieta ed all’automonitoraggio. Il dare informazioni costituisce un aspetto importante in quanto rappresenta la base sulla quale si istaura la relazione tra operatore e paziente. Dalle criticità rilevate, in termini di carenza di informazioni e di una infrastruttura dedicata alla gestione di patologie croniche, solo l’atteggiamento dell’operatore consapevole tende a fare la differenza in termini qualitativi. Al centro rimane, comunque, il paziente con le sue reticenze, le sue convinzioni e la sua inerzia nell’accettare il -cambiamento-. “Nella nostra pratica clinica, ci siamo scontrati spesso con pazienti che mostravano resistenza nel seguire la dieta – afferma la dott.ssa Nunzia Scariati, responsabile del progetto – poiché spesso viene vissuta come restrizione punitiva. Il coinvolgimento dei familiari, infatti, non sempre si è tradotto in reale e fattiva collaborazione a causa di vecchi timori. Molto spesso siamo dovuti re-intervenire sulle stesse ulcere cronicizzate – continua la Scariati – per inosservanza di norme igieniche basilari o perché una lesione al piede spesso non è considerata così seria da meritare riposo a letto con l’arto in scarico, condizione che limita o inibisce le attività lavorative.” Tutto questo non si può giustificare addossando le responsabilità agli operatori sanitari o, ancor meno, al paziente, mentre una corretta campagna di informazione, che la Clinica Malzoni avvierà in autunno, potrebbe riuscire a sensibilizzare e ad informare ulteriormente il paziente sulle giuste tecniche da adottare.

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