Gli "Incontri al buio"riprendono il 26 agosto con "Non lasciarmi"

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Un film di Mark Romanek. Con Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Isobel Meikle-Small, Ella Purnell. Titolo originale “Never Let Me Go”. Genere: Drammatico, durata 103 min. – USA, Gran Bretagna 2010 Vincitore London Film Festival 2010 Dopo un’altra serata di successo con tanti amici del cinema di qualità che non trovando più sedie libere si sono seduti a terra, sul ciglio dei marciapiedi o sulla morbida erbetta dei giardinetti di Piazza Cota (a proposito , “Sarebbe possibile avere un pò di sedie?”),gli “Incontri al buio” ed il suo staff (l’ottimo videoproiezionista Federico, la Presidente Adele, il direttore tecnico Peppe, Floro della Videoteca “Fuori Orario” ed il direttore artistico Antonio Volpe) si prendono una piccola ma meritata pausa di riposo. “Il 19 agosto alle 20,30 non verrà proiettato il film “Bianca come il latte rossa come il sangue”(che sarà recuperato successivamente)-dichiara il direttore artistico Antonio Volpe- per permettere la partecipazione del pubblico alla bella serata musicale al Chiostro dell’Immacolata “Progetti d’autore” V edizione , organizzata dagli amici Mariella Nica e Franco Maresca con Michele Russo di Eta Beta. Quindi la nostra prossima proiezione “sotto le stelle” si terrà lunedì 26 agosto con un altro bellissimo film, “Non lasciarmi”, vincitore del London Film festival 2010. La serata del 12 scorso – conclude il soddisfatto prof. Volpe che festeggia quest’anno la trentesima edizione del festival più seguito ed amato della penisola sorrentino-amalfitana e non solo- è stata davvero speciale, la ricorderemo per il doppio spettacolo che ci ha saputo regalare: le stelle cadenti dal cielo e le bellissimme immagini della “Vita di Pi”….Ringraziamo gli sponsor Nello e Laura Russo e Sabrina Ercolano con tutto lo staff del Gran caffè Marianiello, l’Amministrazione comunale ed il Comando della polizia municipale di Piano di Sorrento per la collaborazione offerta. Un grazie anche alla Stampa ed in particolare a Positano news che ha seguito con la consueta attenzione il nostro programma”. Appuntamento dunque per il 26 agosto.Di seguito la scheda del film………… NON LASCIARMI Forte e colmo di speranza, il ritratto di un’umanità costretta all’aridità emotiva Kathy H. è una badante che affianca i pazienti durante le donazioni degli organi. In un lungo flashback ricorda l’infanzia e l’adolescenza trascorse nel college inglese di Hailsham, l’amicizia con Ruth e l’amore per Tommy. Durante quegli anni i protagonisti vennero informati da una tutrice che il loro destino era già stato pianificato. Kathy si presenta con l’iniziale del suo cognome: ‘H’. Questa mutilazione anagrafica (oltre che citazione kafkiana) prefigura già una privazione dell’identità. I tre protagonisti non accenneranno mai ad un’origine o ad un legame di parentela. Vivono questa condizione di orfani, assuefatti alla grigia e silente crudeltà di Hailsham, un college mengheliano che li riduce a polli da batteria per servire il progresso scientifico. Sono creature che non diranno mai ‘io’. Il film è un thriller soffuso, cadenzato, con tinte fosche e angoscianti. Prevalgono tonalità grigie dalle divise collegiali alle mura degli ospedali. La scenografia firmata da Mark Digby (The Millionaire) è tutt’uno con lo stato d’animo e la condizione larvale della vita. L’unica vibrazione che scuote lo stato emotivo, destando sogni e desideri, è espressa dal ritornello di una canzone :’Darling, hold me and never never never let me go’. Dalla penna di Kazuo Ishiguro, scrittore nato a Nagasaki e cresciuto nel Paese dove è avvenuta la clonazione della pecora Dolly, non poteva mancare un confronto con le conseguenze del progresso scientifico. Un confronto che diviene interrogativo sulla condizione umana, sull’omologazione, la libertà individuale e la pressione di un potere che vorrebbe livellare il pensiero. Il suo romanzo ‘Never let me go’ al quale ha lavorato per quindici anni, anche se descrive un mondo parallelo dominato dalla clonazione, è tragicamente umano. Ci sono dentro gli interrogativi sulla scienza, sul senso dell’amore, dell’amicizia e dell’arte. La regia di Mark Romanek (celebre autore di video musicali come ‘Bedtimestories’ di Madonna o ‘Scream’ di Michael Jackson) fedele alle intenzioni di Hishiguro, riesce a condurre l’esperienza reale e ordinaria della vita di un college inglese, verso un piano sempre più astratto e metaforico. La tragedia di questa lenta rassegnazione al destino è tramata con un’eleganza tipicamente nipponica, senza contrasti, atti di forza o ribellione. La scelta degli attori adulti è suggestiva oltre che ispirata. La coppia Ruth – Tommy (interpretata da una metafisica Keyra Knightley e uno stilizzato Andrew Garfield) è lunare e consunta. Entrambi sembrano emergere dal dolore dei dipinti di Munch, Kirchner e Kokoschka. Nessuno di loro metterà al mondo bambini perché ‘generare’ è un atto creativo e la ‘creatività’ è bandita dalle loro vite. Per questo c’è una sessualità triste, frustrata come quella immortalata dagli espressionisti. Si tratta di una prigionia psichica, più affilata e capillare di quella schiavistica, che non contempla la salvezza. L’immagine dell’uomo che non può più mettersi in viaggio e cercare, è espressa dalla nave sdraiata sulla sabbia, arrugginita ed in-ferma. Una nave che non può più sperare l’orizzonte. Vale la pena vivere se l’identità è censurata? Cosa resta all’uomo se può fare a meno della creatività per rispondere ad una volontà estranea al cuore? Se perdiamo noi stessi a che vale il progresso scientifico? Veniamo consegnati alla morte se le idee si spengono, sembra svelarci sottovoce questo film esangue e magnifico. LA RECENSIONE DI UNA SPETTATRICE del FILM FESTIVAL DI LONDRA 2010 Non lasciarmi (Never Let Me Go), diretto da Mark Romanek, nasce dal romanzo omonimo del 2005 di Kazuo Ishiguro, già autore di Quel che resta del giorno, diventato film nel ’93 per mano di Ivory. Presentato nell’ottobre 2010 al London Film Festival, uscirà nelle sale a marzo. I protagonisti Carey Mulligan, Keira Knightley e Andrew Garfield recitano in stato di grazia, soprattutto la Mulligan, guidati da una regia abile che traduce una materia così a rischio di enfasi e sovradosaggio emotivo in una storia delicata, in bilico continuo fra realtà e fantascienza, dove la tematica scientifico/filosofica della clonazione, dei limiti etici, del peso dei sentimenti sul destino dell’uomo, non sovrasta, si delinea e chiarisce poco per volta, quasi a lasciar sedimentare il tempo necessario a dare spessore umano a personaggi e ambienti. Un film che non tradisce il libro, c’è la stessa attenzione di Ishiguro alla creazione di atmosfere, merito anche della magnifica fotografia di Adam Kimmel e delle musiche di Rachel Portman. La sceneggiatura adatta il dialogo al minimalismo di un mondo circoscritto e protetto in cui non si va, pena pericoli tremendi, oltre la siepe di recinzione dello splendido parco in cui sorge il castello stile Tudor, sede di Hailsham, il college per cloni allevati per diventare a tempo debito “donatori” di organi, migliorando così le sorti dell’umanità. I bambini, poi giovani adulti, parlano un linguaggio scarno, proprio di un mondo artificiale in cui si procede su binari programmati, ma, ed è qui il gran pregio del film, è tutto molto naturale, di quel realismo inquietante che gli interni pieni di ombre e fuori del tempo di un castello inglese normalmente suggeriscono. Lo spettatore s’interroga su questo strano college com’è naturale, ma l’ipotesi fantascientifica tarda a farsi strada. Si arriva per gradi alla comprensione della verità agghiacciante, ma ormai il feedback è al punto giusto per conciliare senza soprassalti il valore teoretico di metafora del mondo con la storia molto, troppo umana, di Kathy, Tommy e Ruth, tre amicizie e un amore nati al di là di ogni ragionevole previsione, e la commozione scaturisce dalla stessa fascinazione di una storia vera. Un messaggio importante è sotteso alle immagini di questo bel film, vero, dolce, intenso e discreto, e ci coinvolge in una valutazione morale che va oltre la trovata fantastica, l’invenzione futuribile. Le due prerogative che restano all’uomo per continuare a dichiararsi tale, al di là di ogni tentativo di annullarne l’identità e l’unicità, l’arte e l’amore, possono ancora essere considerate baluardi validi, presidi adatti a contrastare il nulla che avanza? Può l’umanità retrocedere dal suo egoismo che la porta a creare perfino cloni di sé stessa, pur di avere prospettive di vita migliore? Il college di Hailsham aveva introdotto una variabile, un piccolo museo, una galleria di quadri fatti dai bambini. L’intento era capire se i cloni hanno un’anima. Ora Hailsham è stato chiuso, dice una severa Charlotte Rampling, una parte piccola ma una grinta da grande attrice, i cloni continuano ad essere prodotti come polli in batteria. E l’amore? sempre disperato, ma esiste, su quello nessuno può farci niente, nemmeno impedire che nasca fra i cloni.

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