Usura e malavita: il male che accarezza

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    Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza del nostro amico Luigi Orsino, l’imprenditore usurato che ha denunciato la sua tragedia nel romanzo “La carezza del male”. Purtroppo il male è un seme che cova sotto l’erba e rispunta insistentemente, minaccando l’instabile equilibrio che la famiglia Orsino sta cercando tanto faticosamente di raggiungere. Di seguito le parole di Luigi. L’aspettavo e finalmente è arrivato. I malavitosi che combatto da una vita e che grazie al nostro sistema giudiziario hanno distrutto la vita mia e dei miei familiari, non si dimenticano mai di farci giungere il loro saluto. Ovviamente nei modi che sono a loro congeniali. Questa mattina, nell’uscire, ho trovato davanti alla porta d’ingresso, appesa alla maniglia con una cordicella, una croce in legno dipinta di nero, nella cordicella era infilata un foglio di carta arrotolato. Per terra, sulla soglia, erano poggiati due ceri cimiteriali, quelli larghi e corti avvolti in un contenitore di colore rosso, molto usati per la ricorrenza dei morti. Un messaggio chiaro ed inequivocabile, una minaccia già nella messa in scena, oltre alle parole contenute nel foglietto: minacce di morte pure e semplici. La tragedia che ci ha colpito ci ha fatto conoscere tante persone oneste e perbene, amici veri sempre pronti a tenderci una mano. Peccato che non riesco ad eliminare dalle nostre vite la feccia che ci ha inquinato l’esistenza, lo sterco che ha compromesso un terzo della nostra esistenza. E’ vero che non bisogna essere legati alle cose materiali (sic transeat gloria mundi), però c’è un minimo di cui proprio non si può fare a meno. Vivere molto al di sotto della soglia di povertà è regola di vita per noi. Abbiamo fatto della legalità la bandiera in cui ci avvolgiamo e sventoliamo ogni qualvolta ce ne viene data possibilità. Ma non si può vivere solo di ideali. Vorrei che finalmente fosse fatta giustizia, vorrei che i responsabili della rovina della mia famiglia fossero puniti e che finissero le persecuzioni. Abbiamo già pagato, e caro, le scelte fatte. Sarebbe anche ora di un po’ di meritata tranquillità. Sono già al lavoro sul prossimo libro, il materiale non mi manca di certo. Ringrazio, quindi, i signori delinquenti ma non ho bisogno di altri spunti. Si decidano, una buona volta, la facciano finita con le minacce ed i bigliettini, con gli altarini e le intimidazioni. Facciano i fatti! Sanno dove trovarmi e prometto di aspettarli. Una mia promessa ha valore perché io sono uomo d’onore non loro che neanche hanno mai sentito il profumo di tale stato dell’essere e pensano che onore sia sinonimo di omertà. Signori mafiosi abbiate il coraggio di mantenere le promesse, non strisciate nell’ombra per deporre un biglietto di minacce. Affrontatemi alla luce del sole guardandomi dritto negli occhi. Luigi Orsino

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