Pompei. Gli scavi rischiano di uscire dall’Unesco per cattiva gestione della conservazione

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Pompei. L’Unesco lancia un monito severissimo all’Italia: “Cattiva la conservazione dei siti archeologici di Pompei, Oplonti ed Ercolano”. E minaccia di cancellarli dalla lista dei siti “patrimonio dell’umanità”. E mentre il Governo ancora non si esprime chiaramente su come e in che tempi intenda correre seriamente ai ripari, arriva l’allarme dell’Osservatorio Patrimonio Culturale: “Ora che il rischio per Pompei di essere cancellata dall’elenco dei siti Unesco, patrimonio dell’Umanità, per il degrado e per la non adeguata gestione della conservazione, è un evento che potrebbe concretamente verificarsi – commenta il presidente Antonio Irlando – è chiaro a tutti che è in gioco la reputazione mondiale dell’Italia e non solo di Pompei. Anche perché analogo destino potrebbe valere per Ercolano e Oplonti, legate dallo stesso provvedimento di riconoscimento del 1997. L’allarme – prosegue Irlando – lo lanciammo molti anni fa ma, come spesso accade, chi manovra (male) non gradisce il disturbo delle segnalazioni. C’è da sperare che non si minimizzi ancora una volta l’ammonizione che l’Unesco ha pronunciato in questi giorni per la cattiva gestione della conservazione degli scavi”. E c’è da dire che ci è già andata bene. Perché, almeno per ora, non siamo stati messi “dietro la lavagna”: “Durante la seduta internazionale tenutasi in Cambogia nei giorni scorsi – spiega il presidente dell’Osservatorio – è stato stabilito con ampia benevolenza di rimandare al 2015 l’eventuale iscrizione nell’elenco dei siti in pericolo e di monitorare attentamente quanto verrà fatto per lo stato di conservazione dell’area archeologica pompeiana. Abbiamo rischiato grosso: l’organo tecnico di controllo Unesco avrebbe voluto punirci già oggi”. Nel severo rapporto che gli ispettori dell’organismo culturale delle Nazioni Unite hanno redatto dopo diversi sopralluoghi compiuti a Pompei tra dicembre 2012 e gennaio 2013, infatti, si esprime “ancora preoccupazione” dopo che sono stati osservati “ulteriori crolli e identificate altre 13 case a rischio crollo”. Nella relazione degli esperti internazionali si legge del “cattivo stato di manutenzione di parti di Pompei e del progressivo deterioramento di dipinti murali, pavimenti a mosaico e altre decorazioni”. “Il varo del Grande Progetto Pompei – commenta Irlando – è stato necessario per dimostrare che dopo i crolli e gli sprechi milionari, in parte già accertati da inchieste della magistratura come nel caso del discutibile restauro del teatro romano, si iniziava ad “operare bene per salvare Pompei”. Ma gli interventi programmati nell’area archeologica sono in notevole ritardo sulla tabella di marcia e le prime tre gare sono state aggiudicate con ribassi record, superiori al 50% del valore di partenza. Gli ispettori Unesco si sono detti “preoccupati” della possibilità che si possano concludere gli interventi entro il 2015, come stabilito dall’Unione Europea che ha cofinanziato l’intervento del valore di 105 milioni. Dalle Nazioni Unite è stata anche rilevata la mancanza del “management plan” per le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Oplonti, fondamentale per il permanere nei “siti patrimonio dell’umanità”. Il “piano” è necessario per dimostrare come si intende provvedere alla conservazione dell’area monumentale e quali misure si intendano prendere per il degradato contesto delle città moderne che la circondano. “Di questo documento, la cui gestazione dura da anni – conclude il presidente – sembra siano state scritte solo poche pagine introduttive, ma entro l’anno, secondo l’ultimatum Unesco, dovrà essere completato”. O saranno guai seri. (Giovanni Taranto – Metropolis)

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