Vico Equense Processo ad Armando de Rosa e la moglie Flora Beneduce consigliere regionale. Nota del legale

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In fondo nota del legale avvocato Alfredo Sorge di De Rosa e Beneduce. Vico Equense Processo ad Armando de Rosa e la moglie Flora Beneduce neo consigliere della Regione campania di cui  il PD chiede dimissioni . La notizia scuote la paludata politica in penisola sorrentina ferma sulle polemiche consiliari a Sorrento e sulle candidature a Sant’ Agnello , a riportarla Salvatore Dare su Metropolis .  Ha parlato abbastanza chiaro solamente pochi mesi fa quando, per gli abusi edilizi «eccellenti» come quelli de «O’ Saracino», ha subito invocato la demolizione del ristorante. Ma adesso è finito sotto processo. E proprio per abusivismo edilizio, senza passare dall’udienza preliminare, con una citazione diretta a giudizio: l’ex assessore regionale all’agricoltura, Armando De Rosa, con la moglie, Flora Beneduce, neo consigliere regionale del Pdl e primario di medicina generale degli ospedali riuniti della penisola sorrentina, e la figlia Rossella. Tutti alla sbarra per alcuni interventi fatti svolgere in un proprio terreno nella piana di Seiano, poco lontano dal noto ristorante che – pubblicamente – De Rosa non ha esitato a mettere nel mirino. Il processo si aprirà a breve. Restano in attesa le due parti offese: l’amministrazione comunale di Vico Equense e la Regione Campania con il settore provinciale del Genio civile di Napoli. La vicenda riguarda la ristrutturazione di una casa colonica. Struttura piazzata nel bel mezzo di un terreno di proprietà della famiglia De Rosa a pochi metri da quel ristorante che proprio l’ex leader Dc vuole che venga spazzato via, al più presto. Un’inchiesta partita tempo fa, nel 2007, dopo un intervento dei vigili urbani di Vico Equense e seguita passo dopo passo dal pm Mariangela Magariello che – secondo la propria tesi – accusa apertamente gli imputati innanzitutto di «aver iniziato, continuato ed eseguito» gli interventi nonostante l’ordine di sospensione dei lavori, in assenza del permesso a costruire. Si tratta di una zona sismica sottoposta a vincolo, già dichiarata di «notevole interesse pubblico». Non finisce qui. Stando alla ricostruzione fatta dal pm nel corso delle indagini, i De Rosa e la Beneduce – da proprietari dell’area e committenti dei lavori di ristrutturazione – avrebbero anche dato l’ok per le strutture in cemento armato senza la regolare denuncia dei lavori al Genio civile della Regione Campania e in assenza di una direzione delle opere affidata a un tecnico competente. Il risultato? Aver «distrutto od alterato le bellezze naturali dei luoghi, soggetti alla speciale protezione dell’autorità in base al decreto legislativo 42 del 2004» scrive il pubblico ministero Magariello. Non solo. Insieme alla moglie-consigliere regionale del Pdl, De Rosa presentò una richiesta di conformità urbanistica (un permesso in sanatoria) proprio per quegli interventi. Che però fu bocciata dal Tribunale amministrativo regionale della Campania, a fine 2011: i giudici stabilirono la demolizione per la copertura della «corte» interna alla casa colonica del fondo situato a quattro passi dal ristorante «O’ Saracino». Insomma, da convinto sostenitore della causa anti-abusi a imputato per lavori irregolari. De Rosa, a febbraio, decise di scendere in campo con dichiarazioni pesanti: «È un mostro da demolire al più presto, spiace ma è così – spiegò in una lunga intervista a Metropolis -. La legge è legge, c’è una sentenza del Consiglio di Stato e bisogna rispettarla». E’ febbraio. E a Vico Equense non si fa altro che discutere del futuro del ristorante «O’ Saracino» e di quella lunga storia di abusi, esposti e veleni. Qualcuno vuole salvarlo e si dà un gran bel da fare. Nasce pure un comitato, si tenta l’impossibile. Si fanno conferenze stampa, si spera in una svolta a sorpresa, si chiama in campo pure l’amministrazione guidata dal sindaco Gennaro Cinque. A picco sul mare, nella piana di Seiano, con l’incubo – concreto – delle ruspe. Ma la voce fuori dal coro, che spinge sull’acceleratore per la demolizione e va all’attacco, senza alcun tipo di indugio, quella di Armando De Rosa, si fa sentire appena inizia a serpeggiare la sensazione che si possa aprire un minimo spiraglio.

Riceviamo e pubblichiamo (anche se non direttamente interessati, ma per completezza e corretta dell’informazione) la nota di rettifica inviata alla stampa dall’avv. Alfredo Sorge relativo al caso di presunti abusi edili contestati al dr. Armando De Rosa e alla dott.ssa Flora Beneduce

“Con riferimento agli articoli apparsi di recente sul  quotidiano da Lei diretto, la presente per informarLa che la d.ssa Flora Beneduce ed il dott.Armando De Rosa hanno dato incarico al sottoscritto di adire le vie legali in ogni sede a tutela della loro immagine e del loro onore nonché per operare le seguenti precisazioni:
Quanto alla vicenda urbanistica cui fa specifico riferimento l’articolo, va detto che i tecnici incaricati da chi gestiva le proprietà familiari ebbero ad operare la manutenzione dell’immobile in perfetta legalità, come agli stessi era stato raccomandato di fare, e come peraltro accertato dalla stessa Magistratura – in cui i miei assistiti ripongono da sempre la massima fiducia – che provvidero a suo tempo a revocare totalmente ogni procedura sanzionatoria sia in sede penale che amministrativa…

Nessuna irregolarità, dunque, sussiste per un fatto oggettivamente di assoluta modestia ed in relazione a lavori di quasi dieci anni addietro. Quasi inutile poi ribadire quanto a tutti  noto ovvero che il dott. Armando De Rosa è stato sempre prosciolto da qualunque addebito in ogni sede giudiziaria, non senza dire anche in questo caso che trattasi di vicende risalenti ad oltre venti anni addietro. Va da ultimo osservato che l’aver oggi strumentalmente ripescato vicende del tutto infondate quanto vetuste può ben ricollegarsi vuoi alle iniziative dei miei assistititi dirette a tutelare la legalità e l’ambiente nella zona  di Seiano, vuoi all’incarico politico-amministrativo meritatamente affidato di recente alla d.ssa Beneduce.
L’insussistenza dei presupposti sul piano giuridico di qualsivoglia invocata sospensione dal consiglio regionale non abbisogna di nessun commento tant’è evidente.
Napoli, 22 aprile 2013
Avv. Alfredo Sorge

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