Al traguardo ad aspettare papà così è morto Martin Richard

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    “E’ un atto codardo” ha detto Obama, e ha ragione. Sono dei criminali codardi e vigliacchi.  La tragedia di Boston negli USA ha colpito tutti noi in costiera amalfitana penisola sorrentina in Campania in Italia nel Mondo . Una giornata di festa innocente, una corsa, un momento di festa, usato per fare una strage, non ci sono parole, non c’è giustificazione, non c’è perdono ne pietà per questo gesto efferato.

    Martin era al traguardo per aspettare il suo papà. Mano nella mano con mamma Denise, la sorellina di sei anni che giocava non troppo lontano insieme al terzo fratellino.  Martin Richard stava correndo ad abbracciare il padre Bill sulla linea del traguardo: lo hanno fermato per sempre le bombe, artigianali ma potenti, esplose alla maratona di Boston. Il piccol Martin, 8 anni, è diventato il simbolo dell’ultimo insensato atto di violenza nella storia degli Stati Uniti. Un sorriso disarmate, il ‘bucò in bocca dei due denti davanti, Martin è uno dei tre morti della strage: «Un bambino, otto anni», lo ha evocato oggi il presidente Barack Obama, quasi incredulo, di fronte a un «atto atroce e codardo», un «atto di terrore» contro civili.

    AMPUTATA LA SORELLA, LA MAMMA IN FIN DI VITA Piccole gioie troncate: i Richard dalle 14.50 di ieri sono una famiglia distrutta nel giorno in cui per il papà doveva essere un piccolo trionfo. Jane, la sorellina di Martin, sei anni, ha avuto una gamba amputata. La mamma Denise lotta tra la vita e la morte con una ferita al cervello. Un capriccio del destino, l’appuntamento con la tragedia, li ha sorpresi all’epicentro dell’attentato, dove la forza dell’esplosione era più tremenda. Accanto a loro due fratelli di 31 e 33 anni venuti per abbracciare un amico maratoneta hanno perso ciascuno una gamba. Bill ieri è rientrato a casa a tarda notte: ancora addosso gli abiti dell’ospedale. Della sua bella famiglia è rimasto illeso solo Henry, il maggiore. «Sembrava un morto vivente», ha raccontato un vicino.

    MARTIN CHIEDEVA “PACE” “No more hurting people. Peace”. Martin Richard chiedeva pace. E i suoi compagni di scuola e gli amichetti lo vogliono ricordare con quella foto che lo ritrae con un grande cartello blu tra le mani, con scritto in grande “Pace”. Oggi tutti i suoi compagni e gli amichetti sono andati a deporre dei fiori davanti alla sua casa e sono stati attimi strazianti, con i papà e le mamme dei bambini che non riuscivano a trattenere le lacrime e i singhiozzi di dolore dei più piccoli. «Basta far male alla gente», aveva scritto su quel poster mostrato orgogliosamente ai compagni in una foto scattata in classe e che oggi è stata postata su Facebook. ‘Peace’, pace, a caratteri cubitali è stato scritto da qualcuno col gesso fuori dalla casa della sua famiglia a Dorchester. Fiori, orsacchiotti, candele sui gradini davanti alla porta d’ingresso.

    Per Obama è stata la seconda strage dopo la rielezione che ha troncato la vita di bambini. Alla prima, Newtown, era stato dedicato l’ultimo miglio della maratona, la corsa moderna più antica del mondo lungo il cui percorso erano assiepate centinaia di migliaia di persone tra cui, forse, l’attentatore. Con Martin e la sorellina altri bambini sono rimasti feriti, due sono ancora gravi. Il Children’s Hospital, forse il migliore ospedale pediatrico al mondo, ha elencato, senza farne i nomi, sette piccoli pazienti, tra cui uno di due anni, ferito alla testa e ricoverato in rianimazione, anche se sta meglio. Un’altra bimba di nove anni con una ferita alla gamba grave ha passato ore ieri sul tavolo operatorio. E per Aaron Hern, che era venuto dalla California per applaudire la mamma sulla finish line, il traguardo, è cominciato un lungo calvario: dopo il primo intervento per estrarre le schegge da una gamba, all’undicenne di Martinez saranno necessarie altre operazioni

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