LETTERA POSTUMA A IBN HAVQAL, COLTO VIAGGIATORE ARABO, PER RISCOPRIRE ED ESALTARE LA MEDITERRANEITA´ DI AMALFI NEL SEGNO

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    Per mancanza di spazio non ho potuto inserire,, tra le altre, questa accorata lettera postuma nella mia ultima pubblicazione:”TERRE D’AMORE:CILENTO E COSTA D’AMALFI”, che presenterò giovedi 14 febbraio, ore 17,30, al Salone Morelli. La ripropongo qui per la sua attualità, alla luce anche  di un recente convegno sulle opportunità e sulle prospettive del Turismo Cinese qui da noi  ed anche per esaltare la “Mediterraneità della Costa”, nel segno dell’ibridazione culturale, tenendo d’occhio quel che emerge nel dirimpettaio continente africano. La lettera la scrissi su questo stesso giornale a fine estate del 2011. La ripubblico tale e quale circa un anno e mezzo dopo.E mi scuso per la lunghezza

     

    Mio caro ed illustre Ibn Havqal,

     

    correva l’anno  972, secondo alcuni, o 977, secondo altri, quando ti sobbarcasti ad un viaggio lungo e, in quei tempi, non sempre sicuro, partendo dalle sponde africane del Mediterraneo per visitare Amalfi, che godeva fama di città bella e potente.  Probabilmente dovettero essere tuoi amici mercanti, che negli approdi arabi  disponevano di fondachi accorsati, a stimolarti all’avventura. Di sicuro ti incuriosì la loro intraprendenza sulle rotte di mare e la loro abilità nei commerci fiorenti e partisti di slancio alla scoperta di quella Repubblica Marinara che godeva di meritato prestigio nelle città dell’Africa Settentrionale, come pure a Costantinopoli e a Gerusalemme.. Immagino il tuo stupore quando  ti apparve, per la prima volta  il miracolo di case, palazzi e chiese che dal mare s’inarcavano a ricamo di colline nel verde della vegetazione a conquista di cielo. E meraviglia ed ammirazione aumentarono sempre più, quando ti aggirasti per piazze e strade, dove pulsava l’anima viva della città, che si materializzava nelle voci dei venditori e nelle trattative degli affari  di import(spezie, tappeti, broccati, pietre preziose,ecc.) ed export (legname, olio, vino, grano, ecc.). Di sicuro ti incantasti alla dimora principesca del Duca, al ritmo vociante dei lavori degli Arsenali, da dove era uscita la “caravella” che ti aveva garantito navigazione ed approdo sicuri. Certamente, aggirandoti tra la folla alle prese con le attività della quotidianità, ti colpì l’andatura disinvolta e signorile di una, bella dama con servitù a seguito o gli occhi di fuoco ed il sorriso luminoso di una popolana esplosiva di grazia, d’incarnato e di sorriso nella contagiosa mediterraneità; e  nel petto ti si misero in moto le maree del sangue terremotate dal desiderio.Furono certamente giorni carichi di emozioni quelli che trascorresti nella mia città di elezione. Ed il giorno della partenza un velo di mestizia e qualche lagrima di commozione ti appannarono lo sguardo, mentre la “caravella” si allontanava dal porto e, a poco a poco, scomparivano all’orizzonte, case, palazzi , chiese e colline fiorenti.Arrivato in patria ripensasti con nostalgia alla città appena visitata e ne tessesti l’elogio. definendola “La più prospera città di Longobardia, la più nobile, la più illustre per le sue condizioni, la più ricca ed opulenta.”E non sbagliavi perchè allora la “mia” città correva la sua avventura sui mari e costruiva uno, straordinario impero commerciale. Le fu sufficiente l’intuito, l’intraprendenza, la tolleranza, la disponibilità all’ibridazione culturale e religiosa per creare una feconda rete di commerci, che la resero una potenza apprezzata, credibile ed in parte temuta, come hanno  sostenuto vari storici autorevoli nel corso dei secoli. Mi piace sottoporre alla tua attenzione di uomo colto l’analisi di uno studioso di chiara fama del secolo scorso Yves Ranouard, professore emerito in molte prestigiose università europee, tra cui la Sorbona di Parigi  “Commercianti avveduti ed intraprendenti…alla testa di un giro d’affari quasi mondiale per l’epoca, consiglieri politici della loro città, protagonisti nella diplomazia  internazionale al livello delle maggiori potenze…, mecenati dotati del senso della grandezza, della magnificenza, della liberalità, protettori delle arti sia per vanità, sia per autentica pietà religiosa, profondamente cristiani, filantropi, così ci appaiono nella luce incerta delle testimonianze frammentarie questi primi grandi uomini d’affari italiani del Medioevo. Essi impongono un prototipo che molti, ben più noti, riprodurranno con qualche variante nei secoli successivi:alcuni talvolta li eguaglieranno, ma non ve ne sono che li abbiano superati”. Ce n’è abbastanza per riempirsi d’orgoglio per il proprio passato, ma anche di amarezza per il presente, perchè, caro amico Ibn Havqal,la mia città non sempre onora ed esalta la sua storia non so se più per abulia o per scarsa conoscenza . .Eppure è a quelle pagine che bisogna attingere per esaltare il presente e costruire il futuro. Gli Amministratori Locali e gli imprenditori  avrebbero ampio spazio per ipotizzare e realizzare eventi di respiro internazionale, puntando proprio sulla mediterraneità di Amalfi e dell’intera costiera, tema che è diventato attuale e lo sarà sempre di più per il futuro,quando torneranno ad intensificarsi anche le vie della seta da e per l’Oriente, di cui Amalfi fu antesignana e maestra. Ricordo a me stesso che.per il 2012 la tua Africa, caro ed illustre amico, avrà una crescita di circa il 6% del PIL.(una locomotiva!) e, conseguentemente, i commerci si intensificheranno e gli scambi culturali cresceranno, come prevedono tutti gli indicatori di sviluppo. Una città, come  Amalfi, che vive prevalentemente di turismo dovrebbe avere le antenne sensibili a questi mutamenti epocali sulle sponde del Mediterraneo, la cui  centralità  è attuale anche per il numeroso esercito di migranti che pongono problemi di redistribuzione della ricchezza e dell’occupazione in uno spirito di tolleranza e convivenza pacifica Ma sulle opposte sponde del Grande Mare dei miti e della storia fa irruzione, con giustificata voglia, di protagonismo un meticciato culturale, che è rivendicato con orgoglio da un esercito di intellettuali (narratori, storici, economisti, pittori, musicisti). A questo magma di vulcanismo culturale Amalfi avrebbe e, secondo me, ha il dovere di dare voce e visibilità, nel segno della continuità della sua storia. Pertanto, anzichè sprecare i pochi fondi disponibili per iniziative che nascono e muoiono sul territorio senza eco mediatica  di rilievo sarebbe ora di pensare in grande e volare alto con eventi che abbiano la giustificazione della storia del passato e la convenienza della promozione turistica del presente e del futuro.Nessuno chiede agli amministratori locali ed agli imprenditori preparazione da esperti di politica estera, ma orecchie sensibili, intuito e perspicacia per capire in quale direzione si muove il corso della storia sì, anche perchè sono, o dovrebbero essere, protagonisti attivi di un territorio che vive prevalentemente di turismo, che, come  si sa, è particolarmente sensibile agli eventi che sconvolgono gli assetti geopolitici del mondo e ne influenzano l’economia.

     

     Su questa linea consiglio  di ipotizzare  un FESTIVAL DELLA CULTURA EUROMEDITERRANEA con eventi da spalmare sui centri dell’intera costa,con Amalfi leader, nella consapevolezza che la nostra è cultura europea e mediterranea insieme e che il Grande Mare è e resta, come lo definisce con una efficace immagine il sociologo/filosofo Bruno Etienne,    “Un continente liquido con confini solidi ed abitanti mobili”. Noi di quel mare e delle sue vicende siamo stati spettatori sempre, protagonisti spesso.E’ ora di tornare ad essere protagonisti attivi e proporci all’Europa (Commissione UE e Parlamento di Strasburgo) come referenti, in nome e per conto dell’Europa, di un dialogo interculturale tra le opposte sponde con un progetto credibile ed affidabile. Se lo facciamo l’Europa ci ascolterà, se riusciremo a far valere l’originalità delle nostre idee e la forza della nostra storia (Ricordo, per inciso, a me stesso che nel lontano 1968 proprio Amalfi ospitò, su mio invito e sollecitazione. un interessante convegno del Gruppo Socialista del Parlamento Europeo,forte di oltre cento eurodeputati che per due giorni invasero alberghi e ristoranti della città con collaboratori e funzionari a seguito. E noi fummo sui telegiornali e sulla stampa del nostro Continente e di mezzo mondo. Il tema era proprio lo sviluppo euromediterraneo. Ci ascoltarono allora. Non vedo perchè non dovrebbero ascoltarci oggi. Comunque, proviamoci).Credo che anche tu,mio illustre e colto amico, sei d’accordo con me

     

    tuo

     

    Giuseppe Liuccio

     

    g.liuccio@alice.it

     

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