Gdf perquisisce casa Mussari

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    Finanza in abitazioni e ufficio dell’ex presidente. Inchiesta riguarda acquisizione Antonveneta

    SIENA – Un vero cataclisma quello che si è abbattuto questa mattina su Siena, senza bollettini di allerta come invece si usa per il meteo: una cinquantina di finanzieri si sono presentati nella sede di Banca Monte dei Paschi, a Rocca Salimbeni, mentre una ventina di loro colleghi suonavano alla sede della Fondazione e altri ancora al Palazzo comunale e alla sede della Provincia. In mano avevano un decreto di perquisizione, 38 in tutto quelli emessi dal gip su richiesta dei tre pm titolari dell’inchiesta. Le perquisizioni effettuate sarebbero 64 e tra questi l’abitazione e gli uffici senesi e romani di Giuseppe Mussari, presidente dell’Abi e fino allo scorso 27 aprile presidente del Monte prima di essere sostituito da Alessandro Profumo, e l’abitazione e l’ufficio di Gabriello Mancini, presidente della Fondazione. “Manipolazione del mercato ed ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza” i reati ipotizzati dalla procura senese in relazione alle operazioni finanziarie di reperimento delle risorse necessarie alla acquisizione di Banca Antonveneta ed ai finanziamenti in essere a favore della Fondazione Monte dei Paschi”.

     Mentre altri finanzieri erano impegnati nelle perquisizioni a Firenze, Padova, Roma, Mantova e Milano, sulle due porte d’ingresso della Banca gli uomini della gdf, fin dalle 7,20, bloccavano i dipendenti in entrata chiedendo loro l’ufficio di appartenenza. Quelli della direzione centrale venivano invitati a non usare i computer che, per buona parte della giornata, sono rimasti bloccati. E per tutto il giorno voci, più che notizie, sono rimbalzate insieme alle smentite più o meno ufficiali dei destinatari dei decreti di perquisizione: stando a queste smentite nessuno risulterebbe indagato. Alla fine, mentre il titolo è stato sospeso in Borsa per eccesso di ribasso (chiuderà con quasi un -7%), sui numeri degli indagati e sui loro nomi nessuna certezza. Chi dice due, chi 4, chi molti di più. Sembra però che 4 siano le persone su cui per ora si sono concentrate le indagini. Dalla procura, dopo un comunicato con le ipotesi di reato (il riferimento all’acquisizione di Antonveneta nel 2008, ma anche al ribasso eccessivo registrato a gennaio di quest’anno per il titolo), nessuna altra notizia ufficiale. Alla sede del Monte dopo oltre 13 ore il sostituto procuratore Antonino Nastasi, uno dei tre pm titolari dell’ inchiesta (gli altri sono Nicola Marini e Aldo Natalini), è ancora nella sede di Rocca Salimbeni: qui avrebbe chiesto una stanza dove sono stati portati, fino a riempirla, tutti i fascicoli e l’altro materiale sequestrato al Monte.

     E tanto altro materiale arriverà alla procura di Siena dalle sedi di Mediobanca, di Credit Suisse e di alcune delle banche appartenenti al consorzio di undici banche creditrici della Fondazione Mps capitanato da JpMorgan. Tra queste Intesa Sanpaolo, Deutsche Bank e Goldman Sachs. Sono loro che hanno prestato circa un miliardo di euro alla Fondazione Mps per coprire l’aumento di capitale deciso dalla Banca nel 2008. Secondo alcune fonti finanziarie “una delle ipotesi investigative riguarderebbe, come detto, la manipolazione lo scorso gennaio, del titolo in borsa per sostenerne il prezzo ed evitare la caduta sotto la soglia fissata per il reintegro delle garanzie alle banche creditrici. Su quest’ipotesi ci sarebbero stati contatti tra la Consob e la procura di Siena prima del blitz. Tra le persone perquisite anche gli ex dg di banca e ente, Antonio Vigni e Marco Parlangeli, e l’attuale direttore generale della Fondazione Claudio Pieri. Tutti, dal Monte alla Fondazione, dal sindaco e al presidente della Provincia, Franco Ceccuzzi e Simone Bezzini, assicurano di essere pronti a collaborare ma chiedono agli inquirenti di ‘fare presto’.

     “Spero non trovino niente…”, ha detto il ministro dello sviluppo economico, rispondendo a una domanda sulle perquisizioni a casa dell’ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari. E di fare presto a chiarire la situazione di certo lo chiederanno domani anche il neo presidente Alessandro Profumo e l’ad Fabrizio Viola nel corso di un incontro già programmato nei giorni scorsi per la loro presentazione. L’incontro è stato confermato e anzi lo stesso Profumo nell’unica uscita di questo pomeriggio, ai giornalisti ha dato appuntamento a domani. Lui e Viola, arrivati da poco, all’epoca a cui si riferisce l’inchiesta, erano in altre faccende affaccendati. Il problema dei tempi dell’inchiesta, però, potrebbe poi riguardarli. Secondo alcune fonti investigative l’inchiesta è solo all’inizio e gli inquirenti si aspettano ben altri sviluppi.

     

     

    Fonte: ANSA

     

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