Maratona di Londra muore a trent anni a un chilometro dal traguardo

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    Morire a 30 anni in vista del traguardo: Claire Squires, una giovane inglese, è crollata sul selciato della Maratona di Londra al termine di una corsa perfetta dal punto di vista climatico, né troppo fredda né troppo calda e mentre le mancava poco più di un chilometro alla fine della gara. Una tragedia ha chiuso una gara a cui si erano iscritti 37 mila entusiasti: la prova generale della maratona olimpica di Londra 2012. Claire correva per beneficenza: «Non aveva problemi di salute», hanno assicurato gli amici su Facebook, ma intanto è morta: il suo organismo è collassato all’altezza della Birdcage Walk, a pochi passi da St. James Park, meno di un miglio dalla finish line di Buckingham Palace. Sono accorsi i medici che l’hanno caricata in ambulanza. Putroppo, per lei non c’è stato niente da fare. La Maratona di Londra si corre dal 1981: da allora dieci persone ci hanno lasciato la pelle, la metà delle quali aveva, senza saperlo, problemi di cuore. L’ultima vittima di questa prova fisica “estrema” era stato nel 2007 un insegnante di fitness di appena 22 anni. Dopo la morte sono piovuti i tributi e le donazioni alla causa: Samaritan, una organizzazione di volontariato, ha collezionato in poche ore ventimila sterline. Claire veniva da North Kilworth, paesino nella contea del Leicestershire, faceva la parrucchiera e nel 2010 aveva già corso la maratona di Londra. «Non aveva problemi di salute», ha assicurato un amico su Facebook ricordando che l’anno scorso, sempre per beneficenza, la giovane aveva scalato il Kilimangiaro. Qualcosa però l’ha fermata al 40esimo chilometro della gara: «Era una persona piena di vita. Non meritava di morire», l’ha ricordata un altro che la conosceva. Piermauro Morosini insegna: le tragedie dello sport dimostrano che bisogna prestare più attenzione allo stato di salute degli atleti soprattutto in gare estreme come le maratona che attirano folle di entusiasti dilettanti senza particolari controlli preventivi. Nel 2007 a Boston e a Washington morirono due persone lungo percorsi che temperature superiori alla media di ottobre avevano trasformato in un forno. E qualche giorno fa a Boston cento maratoneti sono finiti in ospedale e oltre duemila hanno fatto ricorso a cure mediche: era troppo caldo per una domenica di metà aprile.

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