Gragnano patrimonio culturale a rischio intervista a di Massa reportage di Positanonews

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    Positano, quotidiano online della Costiera amalfitana e penisola sorrentina, si sta affermando nelle zone limitrofe, dalla dirimpettaia Cilento e provincia di Salerno, Capri ai Monti Lattari, in particolare ad Agerola e Gragnano dove la nostra giornalista, in questi giorni dove tutte le attenzioni sono concentrate sulle dimissioni della Patriarca e delle inchieste su politica e camorra, ha fatto un reportage sul patrimonio culturale a rischio in particolare il pericolo di crollo dell’arco borbonico con un appello a tutte le istituzioni soprintendenza e provincia di Napoli Regione Campania e cittadini tutti

    Di Marica Luminoso

    E’  proprio vero che l’etica immorale di una società non permette di custodire ciò che il passato onorandoci ci ha donato.

    Abbiamo intervistato il fondatore  del Centro di Cultura e Storia di Gragnano, Giuseppe di Massa, il quale spiega la situazione critica in cui riversano i reperti archeologici di questa città, principalmente dell’arco neoclassico di via Quarantola e delle varie associazioni che a Gragnano si occupano della tutela del patrimonio artistico.

    A Gragnano è presente un’associazione chiamata Pro Loco, di cosa si occupa?

    La Pro Loco, di cui sono stato presidente per diversi anni, si occupa di promozione turistica, quindi fa qualche manifestazione, mostre, ha allestito un piccolo Museo della Pasta e di altro materiale artigianale di vari mestieri antichi. E’ collocata nei locali della Stazione Ferroviaria, che è già di per sè un edificio importante della storia di Gragnano, risalente al 1885.

    Lei è il fondatore dell’Associazione Alfonso Maria di Nola (associazione culturale e storia di Gragnano e Monti Lattari), ci racconti un po’ la nascita e perché tale nome.

    Ho fondato il Centro di Cultura e Storia di Gragnano, intitolandolo ad Alfonso Maria Di Nola, antropologo di fama internazionale, originario di Gragnano, per promuovere sostanzialmente un po’ di cultura e valorizzare e tutelare il nostro patrimonio artistico e, per quello salvatosi dal terremoto, architettonico. Abbiamo anche interessi naturalistici e per le tradizioni enogastronomiche. E’ stata fondata nove anni fa e oltre ai Convegni di Antropologia che periodicamente prepariamo, stampiamo un calendario annuale con riferimenti storici, artistici e dei personaggi di Gragnano e dintorni. E’ un modo spicciolo di fare cultura, ma ad esempio è stato importante per far conoscere i personaggi della toponomastica, che nessuno conosceva: ad esempio Giuseppe Raffaelli, Augusto Aubry, Marianna Spagnuolo, Vincenzo Lombardi, ecc.  

    Da questa associazione lei ha iniziato a pubblicare dei “quaderni culturali”, cosa trattano?

    Nei Quaderni Culturali, con cadenza trimestrale, trattiamo notizie di storia, arte, manifestazioni che si svolgono in città, emergenze naturalistiche, architettoniche, presentazioni di libri, ecc.

    Crede che il patrimonio culturale di Gragnano sia rispettato?

    Come ho mostrato nel libro “Arte Negata”, dove ho raccolto centinaia di testimonianza di furti al nostro patrimonio, c’è abbastanza superficialità, anche per alcune emergenze architettoniche che continuo a segnalare da anni, come la Torre medievale dei  Massi ad Aurano, o l’ultima ciminiera dei pastifici di Gragnano, o la Villa della Rocca o l’Arco neoclassico di via Quarantola.

    A proposito di quest’ultimo gira un video sul canale “youtube” in cui lei espone i disagi e la storia di questo patrimonio architettonico. Può raccontarci della sua provenienza e della condizione misera in cui si trova?

    L’Arco è risalente probabilmente al periodo di occupazione napoleonica, durante il quale ci fu una riscoperta del classicismo greco romano, corre un grave pericolo di crollo, perché vi è un ampio buco da riparare e, nonostante sollecitazioni fatte da almeno dieci anni, nessuno interviene, perchè si tratta di una proprietà privata, così come è il caso delle altre opere elencate.

    Con la sua associazione si è rivolto al comune per sollecitare una soluzione?

    I comuni non possono spendere soldi per proprietà private, i privati che non hanno interesse a restaurare o conservare il bene dovrebbero avere il senso civico di donarli alla comunità. Nel caso dell’Arco di via Quarantola, il suo valore è enorme perché rarissimo, un tempo era intonacato e dipinto, da esso si accedeva alla nota Masseria Cardone, famiglia importante di Napoli, dove si producevano varietà squisite di frutta ed era chiamata Quarantola perché composta da quaranta moggi di terreno. Il comune per salvaguardarlo potrebbe espropriare una striscia di terreno larga quanto la strada e metterlo al centro di una rotatoria, come monumento storico. Di fianco vi è anche un pino mediterraneo da salvare perché un tempo era usato per segnalare i confini delle grandi proprietà: oggi stanno scomparendo a Gragnano e andrebbe fatta urgentemente una catalogazione di questi pini e degli altri alberi di alto fusto da proteggere con una normativa già attuata in tanti altri comuni “normali”. Il monumento ancora più importante da salvare e la Torre de I Massi, anche qui i proprietari non hanno interesse a salvaguardarla e la stanno facendo cadere a pezzi, anno dopo anno, senza muovere un dito: in questo caso il comune, magari con l’aiuto della Regione, potrebbe espropriarlo per tramandare alle future generazioni un bene storico inestimabile, risalente alla dominazione amalfitana. Qui venivano a soggiornare i reali Durazzeschi durante le pestilenze a Napoli e da qui venivano emanate le leggi e gli editti reali. Per la ciminiera di Alfonso Garofalo qualche anno fa come Centro Culturale abbiamo raccolto un migliaio di firme, consegnata alla soprintendenza di Napoli per farla vincolare per il suo interesse di archeologia industriale ma anche di memoria storica dell’attività pastaia. La Torre, così come la villa Della Rocca, sono già stati vincolati, ma non è servito a niente, perché continua il massimo disinteresse.

    Dalla vostra richiesta d’aiuto quindi deduco che  nulla è cambiato. Per quanto riguarda l’arco neoclassico noi abbiamo visto  che in effetti  sono stati installati solo due specie di fari con led blu, tra l’altro uno di questi proietta luce su una centralina anch’ essa installata proprio di fronte alla parte destra dell’arco. Quindi sarcasticamente le chiedo, l’installazione di questi due fari è stata una soluzione concreta?

    I faretti sono stati messi anche a portali pregiati di via Pasquale Nastro, così da segnalarne l’importanza storica, ma non mi scandalizzerei per questo, mentre sono anni, almeno quindici, che sollecito lo spostamento di qualche metro di quella centralina che non si capisce di quale azienda sia.

    Se dovesse fare un appello ai nostri lettori, cosa direbbe? 

    Come detto prima, i privati se non c’è un tornaconto economico non fanno niente. Questo è il grave problema, anche con risvolti morali ed etici, perché ritengo che chi riceve in eredità un pezzo di storia e di arte ha l’obbligo morale di tutelarlo e salvaguardarlo.

     

     Marica Luminodo intervista Giuseppe di Massa

    Riferimenti al canale you tube “Gragnano the ancient arch”

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