Il ritorno del Bolling Quartet

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Appuntamento questa sera, alle ore 19, al Circolo Canottieri Irno per ascoltare da Antonio Senatore, Renato Costarella, Felice Marino e Giuseppe Mirra le due Suite del compositore francese

 

 Di Olga Chieffi

 

Secondo appuntamento questa sera, alle ore 19, nel salone del Circolo Canottieri Irno, con il cartellone di concerti proposto dal Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, allestito da Giovanni Carlo Cuciniello. Interessante e di raro ascolto la programmazione di questa serata che saluterà dopo sette anni d’attesa il ritorno del Bolling Quartet, composto da Antonio Senatore al flauto, Renato Costarella al pianoforte, Giuseppe Mirra al contrabbasso e Felice Marino alla batteria. I quattro strumentisti s’incontrarono al tempo per incidere le due Suite per flauto e jazz trio di Claude Bolling, nome non nuovo a chi, curiosando nel firmamento musicale in vario modo collegato al “classico”, avrà seguito le evoluzioni del “crossover”, termine che indica quella musica a metà strada tra vari generi, più spesso tra il genere della classica e quello del jazz, ed iniziare una tournèe nazionale che portò la formazione a vincere diversi concorsi di musica da camera. Era il 1976 e già da anni le commistioni trasversali fra generi diversi erano assai diffuse, ma mai fino ad allora un’operazione discografica di questo genere era riuscita a restare per ben due anni in cima alle hit-parade. Il disco in questione era la Suite pour flûte et piano jazz trio, scritta da Claude Bolling per il caposcuola del magistero flautistico francese Jean-Pierre Rampal, in cui si nota la sovrapposizione fra il ritmo sincopato dello swing e il dialogo contrappuntistico fra piano e flauto, di rigorosa ascendenza barocca. I tempi Baroque and blue, Sentimentale, Javanaise, Fugace, Irlandaise, Versatile e Veloce, sono un vero ricamo sulla oramai bisunta storia dell’incontro tra musica colta e jazz, la celebrata Third Stream Music, su cui sono stati scritti fiumi d’inchiostro. Da questo momento la pista della contaminazione tra i generi cambiò i connotati mediali da stravagante curiosità a fenomeno culturale, cui fu data appunto l’etichetta di “crossover music”. Bolling continuò a produrre le sue divertenti suite su commissione di altri famosi virtuosi: da Pinchas Zukerman a Yo-Yo Ma sino a Maurice André, nacquero così le sue suite per violino, violoncello e tromba, sempre accompagnate dalla tradizionale formazione del trio jazz: batteria, contrabbasso e pianoforte, quest’ultimo suonato sempre dall’autore. L’ Eleganza discreta del lavoro, l’attenzione particolare alle melodie con un’aria di deja vu che mette a proprio agio l’ascoltatore, qualche accenno di blues, una cadenza rinascimentale qui un minuetto là e, naturalmente, la tecnica sopraffina abbinata alla sensibilità dei protagonisti sono le comunicative caratteristiche della prima suite. L’improvvisazione e la variazione rappresentano in musica i percorsi di unità e divergenza di tutti i generi, una “semplice” complessità in cui la manipolazione del materiale sonoro definisce strutture e modelli, la cui interazione genera sistemi a livelli crescenti d’astrazione. La ragione semantica della musica emerge, nel continuo divenire del “ludus harmonicus”, il gioco dell’invenzione e della mutazione, come una indescrittibile ed immanente intuizione del noumeno. Questi principi estetici li riconosciamo anche nella seconda suite di Bolling che si articola in otto miniature, Espiegle, basata su di una melodia popolare che sfiora gli stilemi new age; la romantica Amoreuse, il ternario e binario di Entr’amis con una improvvisazione centrale del pianoforte, Vagabonde, che evoca lo stile barocco, una Pastorale, Affectueuse , l’esordio del bit Jazz Rock in Intime e il velocissimo Jazzy, in cui apprezzeremo i noti virtuosismi del brillante flauto di Antonio Senatore.

 


 

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