La forza delle Arti, l´ignoranza del Potere

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Il weekend del teatro Nuovo ospiterà la performance della compagnia Teatro Studio, che proporrà “L’ Arte della Commedia” per la regia di Pasquale De Cristofaro. Protagonista Gianni Pisciotta nel ruolo di Oreste Campese e partecipazione straordinaria di Alfonso Liguori nei panni del prefetto

 Di Olga Chieffi

Il dicembre del Teatro Nuovo verrà inaugurato questa sera da “L’arte della Commedia” di Eduardo De Filippo. Sabato, alle ore 21 e domenica alle ore 18,30, sarà la compagnia del Teatro Studio che presenterà al pubblico salernitano l’attualissimo capolavoro eduardiano. L’arte della commedia è espressione speculare del gran fenomeno della commedia dell’Arte alla quale, in fondo, l’opera di Eduardo tutta si lega: qui diventa occasione di riflessione di poetica e di etica, addirittura di politica. L’opera, solidamente legata ad un impianto tradizionale, venne scritta nel 1964 (ma già l’idea frullava in testa dai primi anni cinquanta): è un’opera sfacciatamente, appassionatamente, metateatrale. Parla di teatro prendendo di petto il fenomeno, ponendo e ponendosi su di esso alcune domande fondamentali. Forse per questo non ha avuto gran fortuna sui palcoscenici, perché è sì divertente, ma anche terribilmente seria, quasi una sorta di riflessione, neppur troppo travestita, sul teatro e sulla sua funzione nella società. Il dibattito negli anni Cinquanta e Sessanta era un dibattito vivo quando i primi teatri stabili cercavano di allargarne la fruizione a tutte le fasce di pubblico ma Eduardo intuì presto, o forse presto aveva già scontato sulla sua pelle, che la protezione poteva coincidere con l’asservimento e che ben diverse erano le passioni e le opinioni degli uomini di spettacolo e quelle dei funzionari da cui sarebbe dipesa sempre più la vita del teatro stesso. E così, con un andamento e una tematica di forte evidenza pirandelliana ma con ben precise – e forse più forti – innervature di costume, non lontane dalla grande tradizione della satira russa, mise in scena una specie di dialogo morale tra due grandi interlocutori: il protagonista, Oreste Campese, interpretato da Gianni Pisciotta, capocomico alla vecchia maniera, abituato a recitare con la sua scassata troupe familiare allestendo giorno per giorno il suo capannone, improvvisamente bruciato, e il Prefetto, deuteragonista a cui è affidata la difficile rinascita di questa compagnia boccheggiante, che saluterà il ritorno nella sua città di Alfonso Liguori.  Molti sono i personaggi di contorno, e attorno ad essi ruota la trama ambigua di un possibile inganno dell’intera troupe che si presenterà di fronte al prefetto travestita (sfileranno dinanzi a lui difendendo le prerogative del proprio mestiere un medico, una maestra, un prete ma non sapremo mai quale è la vera identità di tutti: persone, personaggi o attori). In questa continua ambiguità si consuma lo spasso di una drammaturgia felice e amena. Ma questo è solo l’involucro festoso, c’è una profonda accorata riflessione sul mestiere di attore e i due punti di vista dell’artista e del funzionario esprimono posizioni profonde e inconciliabili, che divengono scontro d, turbine dissacrante di tutti i miti ipocriti di cui è impastata la politica e la morale corrente. Per mantenere il tono eduardiano e complice, e non perdere la profondità dell’assunto, questo testo ha bisogno di trovare un grande rigore, oltre che un grande amore anche per il più piccolo dei dettagli. Un tono che il regista Pasquale De Cristofaro, ha affidato ad Antonello De Rosa che sarà Giacomo Franci, segretario del Prefetto, Felice Avella  (Padre Salvati), lo stesso Pasquale De Cristofaro sarà Quinto Bassetti, a  Lucia Petrella  darà voce Rosanna Di Palma mentre a completamento del cast saranno in scena Antonio Addivinola, (il montanaro) Luciana De Cristofaro (la montanara),  Paolo Aguzzi il piantone,  Davide D’Oro ( il farmacista Girolamo Pica).

by olga.chieffi@virgilio.it


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