“Letteratura a Napoli dal Rinascimento al Novecento”, un’opera di Elio Bruno, curata da Francesco D’Episcopo.

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    Articolo di Federica Mariantonia Matarazzo – Recensione su “Letteratura a Napoli dal Rinascimento al Novecento”, un’opera di Elio Bruno, curata da Francesco D’Episcopo. 

     

    “Letteratura a Napoli dal Rinascimento al Novecento” è il titolo di un volume di Elio Bruno, edito da Guida e stampato a Napoli nel Luglio 2011, che vanta l’introduzione e la cura di  un grande italianista dell’Università degli Studi di Napoli Federico II  Francesco D’Episcopo.

    Francesco D’Episcopo, classe 1949, è originario di Casacalenda (Campobasso), ha vissuto tra Campania, Molise e Abruzzo, prima di stabilirsi a Salerno. Dopo il conseguimento della maturità classica, si è laureato in Lettere classiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II con una tesi in Letteratura italiana sull’estetica del poeta-teologo nel primo Rinascimento italiano. Ha insegnato Latino e Greco nei Licei classici, ha contemporaneamente intrapreso l’attività universitaria nel campo specifico della Letteratura italiana, materia che ora insegna presso il Dipartimento di Filologia moderna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, insieme a Critica letteraria e letterature comparate. Giornalista pubblicista, è stato direttore responsabile della rivista di Storia dell’Arte “ON – OttoNovecento”, fa parte del comitato di redazione della rivista  “Riscontri”. È critico d’arte e, come tale, ha collaborato all’organizzazione di mostre di alto profilo culturale, presentando artisti in volumi e cataloghi. È attivo promotore culturale ed editoriale. Presso le Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli, dirige la collana Biblioteca del Molise e del Sannio. 

    Impegnato nel recuperare e rilanciare personalità dimenticate e rimosse del nostro mezzogiorno letterario, il Prof. D’Episcopo, si affianca alla “produzione critica e creativa di Francesco Bruno” attraverso una sentita collaborazione con il figlio Elio, curandone  questo volume che per la prima volta raccoglie i suoi scritti critici.
    Tra i vari episodi della sua vita, “l’arte dell’incontro”, così come ci ricorda lo stesso curatore del volume, si sofferma in particolare su quello con Elio Bruno, e ce lo propone come uno dei più interessanti, forse dovuto al condiviso impegno nei confronti “dell’amato sud” , forse per il destino che accumuna chi lotta nella dura battaglia contro i problemi editoriali e culturali di periferia che insorgono frequentemente.
    Sottolinea la volontà, la manifesta necessità dell’autore, di “ricordare, raccontare, rappresentare, raccogliere quegli scenari culturali” di cui è ricco il Meridione, spesso dispersi, soprattutto, nel napoletano.
    D’Episcopo non nasconde il suo sentirsi vicino alle personalità di  Elio Bruno, della Eleonora de Fonseca Pimentel, nel rispetto di un imprescindibile credo, un  importante dovere dell’intellettuale-scrittore:
    “ il non dimenticare”.
    Rintraccia nel lavoro a 360 gradi di Elio verso la sua città, concetti, spunti che possono essere ricondotti all’importante eredità che il padre gli ha lasciato. In evidenza troviamo la presenza, riscontrata da Bruno nel recupero della produzione narrativa napoletana, di un profondo realismo che non può rinnegare gli importanti afflussi italiani e stranieri, esemplificativo fra tanti, il parallelo operato tra due narratori,  il napoletano Mastriani e il francese Georges Simenon. Su questo spunto D’Episcopo pone le basi per una riflessione sulla nostra cultura che ricca di varie matrici pur dimostrando di essere proiettata sempre un passo avanti rispetto alle esperienze contemporanee, tuttavia è rimasta incapace di “tesaurizzare” i risultati raggiunti in vista del futuro, la causa: quell’incapacità di imporre il proprio “genio” ad un livello nazionale.
    Un’opera quella di Bruno che ci presenta una cultura che può essere capita solo “da chi la vive dal di dentro”,  nel fare ciò traccia un percorso che sosta nei luoghi simbolo di una città, patria di scrittori, filosofi, critici e artisti, come il Rione Sanità o la nota Spaccanapoli. Un percorso che dal Rinascimento approda all’Ottocento e che mira, in sintonia con il volere del padre, a un accostamento della cultura di questa città al più vasto panorama della produzione europea. Tanti i filoni indagati quindi da Elio Bruno, come ci viene  sottolineato più volte da D’Episcopo, la poesia in lingua napoletana, dalle parole di Salvatore Di Giacomo alle parole in musica di Ernesto Murolo, che spiccano fra le numerose personalità artistiche, esempi di quella esuberanza di creatività alla quale non risulteranno immuni neppure scrittori e autori come Totò, Peppino De Filippo; il filone della critica è inevitabilmente indagato, si pensi a Croce e ai suoi “adepti” come Doria. Una tradizione,  quella della cultura napoletana, ricordata, ritrovata ancora una volta, nell’opera di Bruno, approdata al Novecento e che come enfaticamente ribadisce D’Episcopo “ ha dettato legge e continua a farlo”. 

    Elio Bruno nato a  Napoli nel 1933, scomparso nel 2005, profondamente influenzato dalla intensa personalità e dall’impegno del padre, si laurea in Giurisprudenza nel 1957, entra nel 1963 nel Banco di Napoli e vi resta fino al 1993. Nel 1959 esordisce con una raccolta poetica “Il pianto degli zingari”. La sua grande passione rimane sempre il giornalismo, lo ricordiamo come un grande critico letterario di vari giornali. 

    Francesco Bruno (Ascea, 1899 – Napoli, 1982) è stato un giornalista, critico letterario e scrittore italiano del Novecento. Ha fondato e diretto nel 1925 il settimanale “Il Progresso” e i periodici culturali “Il Cilento” e “Contenuti“. Fu cofondatore de “La Vetta“. Ha lavorato e scritto nelle maggiori testate: Il Mattino, Roma, Il Tempo, Avanti! come critico letterario, inviato speciale. Ha scritto inoltre nelle più diffuse riviste letterarie del tempo: La Fiera Letteraria, Il saggiatore, Il Meridiano di Roma, I diritti della Scuola. Le sue opere saggistiche finora pubblicate sono una ventina con più di diecimila articoli. È autore, fra l’altro, della prima monografia critica dedicata a Grazia Deledda e dei primi saggi sul pensiero di Paul Valéri, che Bruno fece conoscere ai lettori italiani. Ha operato la sistemazione metodologica di un filone della letteratura meridionale come Scapigliatura naoletana e meridionale. Suoi sono tre volumi di narrativa (un romanzo e due libri di racconti), che hanno come tòpos immaginativo Scea e il Cilento, e una silloge di poesie di “stile neoclassico”, secondo la definizione del quotidiano torinese “La Stampa”. Suoi scritti sono stati tradotti in varie lingue e sono presenti nelle maggiori biblioteche italiane e straniere. Nel 2003 è stato bandito il “Premio Nazionale di Giornalismo Francesco Bruno”.

     

    Federica Mariantonia Matarazzo

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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