Il piano si fonda sulla «deterrenza» tra multe e manette

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    ROMA. Deterrenza. In poche parole, attraverso nuove e più incisive misure e controlli si punta a ridurre in modo significativo la propensione ad evadere. Scommessa non da poco quando si ha a che fare con 120 miliardi di evasione e con l’attitudine italica a cercare mille strade per sfuggire all’obbligo della tassazione. Qualora ci si riesca, l’aspettativa è di conseguenza che aumenti il livello di compliance (vale a dire l’adempimento spontaneo al pagamento dei tributi). Operazione sacrosanta, il cui successo è verificabile tuttavia solo a consuntivo, e che mal si concilia con l’urgenza di individuare risorse aggiuntive. Di certo, i possibili effetti in termini di imposte recuperate vanno quantificati con estrema prudenza per non rischiare brutte sorprese.

    Ci prova ora il governo, con il nuovo pacchetto di emendamenti alla manovra in discussione al Senato. Dalla relazione tecnica emergono i dettagli in base ai quali a ogni singola misura è assegnato il relativo gettito, così da fornire solidità di copertura alla “prenotazione” di incassi futuri. In ballo ci sono quasi 4 miliardi: a tanto ammontano le entrate del «contributo di solidarietà» di cui è stata decisa la soppressione. Da Bruxelles è scattato l’allarme sull’«eccessivo affidamento» agli incassi attesi dalla lotta all’evasione, ed anche al Quirinale in queste ore sono in corso verifiche e accertamenti.

     

     

    In primo piano «l’implementazione delle comunicazioni all’anagrafe tributaria da parte degli operatori finanziari». Si tratta della norma che assegna all’Agenzia delle Entrate il compito di elaborare «specifiche liste selettive» di contribuenti da sottoporre a controllo. Il gettito atteso, rafforzato dal nuovo vincolo per il “patteggiamento” è ragguardevole: 156,2 milioni nel 2012, 545,7 nel 2013 e 665,4 nel 2014. Ci si basa su «analoghe precedenti disposizioni che hanno reso più selettiva l’attività di controllo e accertamento». La conclusione è che il recupero di gettito atteso da questa misura è giudicato “ragionevole”. Quanto all’obbligo di segnalare in dichiarazione dei redditi banche e operatori finanziari, si giudica “plausibile” che tale misura possa «indurre deterrenza nei comportamenti dei contribuenti», così da assicurare 145 milioni nel triennio.

    L’altra novità di rilievo è la possibilità che possano scattare le manette, quando l’evasione superi i 3 milioni di euro: 210 milioni di maggiori incassi nel 2012, 457,5 nel 2012 e 407,5 nel 2014. Nella relazione tecnica si punta sull’aumento dell’«efficacia dissuasiva, con un significativo impatto sui comportamenti dei contribuenti». Effetto auspicato, evidentemente, ma non certo. Quanto all’applicazione della nuova norma sull’utilizzo di strumenti di pagamento diversi dal contante, si suppone che l’effetto sarà quello di un «significativo impatto sui comportamenti dei contribuenti, e quindi sull’aumento dei volumi di affari e dei redditi dichiarati, e conseguentemente delle imposte dovute e versate». Di nuovo, dunque, una scommessa fondata sull’aspettativa che la nuova misura induca a «comportamenti maggiormente virtuosi che faranno emergere base imponibile». C’è da augurarsi che così sarà effettivamente, altrimenti dal conto finale occorrerà sottrarre i 145 milioni che ci si prefigge di incassare.

    fonte:sole24ore

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