CRISI USA: OK DELLA CAMERA SUL DEBITO, ORA IL SENATO. BORSE EUROPEE IN ROSSO

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    NEW YORK – L’accordo sull’aumento del tetto del debito pubblico Usa passa il primo traguardo al Congresso: il primo via libera è arrivato stasera dalla Camera, con 269 voti a favore e 161 contrari. Per l’occasione è tornata in aula anche Gabrille Giffords, la deputata democratica ferita gravemente in gennaio in una sparatoria in Arizona. Fra poche ore toccherà al Senato. Poi, con la firma del presidente, l’accordo sarà legge, evitando il default dello stato, previsto per il 2 agosto se il tetto del debito non fosse stato alzato. La diplomazia è stata al lavoro nei corridoi di Capital Hill l’intera giornata, per raccogliere i voti necessari. L’accordo (se sarà approvato) scongiura il rischio di un default, ma non quello di un downgrade (abbassamento della valutazione) del debito pubblico americano da parte delle agenzie di rating: l’ammontare della misura, un aumento del tetto del debito da 2.100-2.400 miliardi di dollari e tagli per almeno 2.100 miliardi di dollari in 10 anni, è decisamente inferiore ai 4.000 miliardi di dollari identificati da Standard & Poor’s per il mantenimento del rating AAA (il migliore). E l’impatto della misura sull’economia, già fragile, preoccupa. «L’accordo è positivo per l’economia, evita altri danni» afferma il segretario al Tesoro, Timothy Geithner. Il presidente della Fed, Ben Bernanke, convoca una riunione del board per discutere di «politiche fiscali e di bilancio». Secondo gli osservatori, la Fed dovrà aiutare ancora l’economia. Barack Obama ha rassicurato: «I tagli saranno graduali, non peseranno e ci consentiranno di continuare a effettuare investimenti in settori che creano occupazione». Ma il presidente non convince i mercati: Wall Street, dopo un balzo iniziale, procede negativa, con la doccia fredda dell’indice Ism manifatturiero sceso ai minimi degli ultimi anni, confermando le difficoltà della ripresa. La crescita americana è lenta e i tagli alla spesa nell’accordo sull’aumento del tetto del debito potrebbero rallentarla ulteriormente. Se ci sarà un downgrade da parte delle agenzie di rating, la frenata potrebbe essere anche più forte. Standard & Poor’s ha messo sotto osservazione il rating degli Stati Uniti e messo in guardia su un possibile downgrade nei prossimi 3 mesi. Moody’s e Fitch si sono mostrate più caute, evidenziando che gli Usa potrebbero mantenere la tripla A. Un downgrade da parte di una sola agenzia sarebbe maggiormente gestibile e avrebbe un impatto più ridotto. «Abbiamo contatti regolari con le agenzie di rating» afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, sottolineando che l’accordo rappresenta «una vittoria per gli americani» e un «messaggio rassicurante per il mondo». L’accordo prevede un aumento del tetto del debito di 2.100-2.400 miliardi di dollari, tagli alle spese immediati per 1.000 miliardi di dollari, fino ad arrivare a 2.100 miliardi complessivi in 10 anni. Una commissione bipartisan sarà creata per determinare ulteriori tagli per 1.500 miliardi di dollari e dovrà presentare le proprie proposte entro il Giorno del Ringraziamento, a novembre. Il Congresso dovrà approvare i tagli proposti entro il 23 dicembre, altrimenti scatteranno tagli automatici a sanità e difesa. PIAZZA AFFARI IN RECUPERO Piazza Affari tenta il recupero e riduce i ribassi segnati in apertura. Parte del comparto bancario, ieri il più penalizzato, annulla le perdite e passa in territorio positivo, dopo circa un’ora dall’inizio delle negoziazioni. Miglior performance del settore per Bpm a 1,434 euro (+0,35%), in rialzo anche Banco Popolare a 1,239 (+0,16%), lieve flessione per Ubi Banca a 3,088 (-0,06%). Male Intesa Sanpaolo a 1,468 (-1,41%), ribassi anche per Mps a 0,4777 euro (-0,95%), cali frazionali per Mediobanca a 6,05 (-0,74%) e Unicredit a 1,191 euro (-0,42%). EUROPA IN ROSSO L’accordo per evitare il default Usa, in attesa del voto del Senato, sembra non preoccupare gli investitori che, invece, sono sempre più convinti di un downgrade del debito pubblico americano da parte delle agenzie di rating. A preoccupare anche una crescita economica sotto le attese. In attesa di ulteriori indicazioni nel pomeriggio con nuovi importanti dati macroeconomici a stelle e strisce, Milano fa i conti con un nuovo record dei Btp sul bund che supera la soglia di 380 punti. Piazza Affari resta la maglia nera d’Europa, anche se tenta una timida ripartenza e segna, alle ore 10, un ribasso inferiore al punto percentuale con l’indice Ftse Mib che lascia sul terreno lo 0,66% dopo aver toccato un minimo di 17.400 punti. In rosso anche Madrid (-0,26%), cali frazionali per Parigi (-0,42%) e Londra (-0,30%), Francoforte perde invece lo 0,53% a 6.917 punti. L’Athex 20 tocca quota 511,94 punti (-0,63%), mentre Amsterdam segna una flessione dello 0,27%. BORSE ASIATICHE IN CALO La scossa sui mercati è arrivata anche in Asia e il cerchio si chiude e si ricomincia. L’indice MSCI Asia Pacifico ha perso l’1,6%, il maggior calo dal 12 luglio, dopo i dati che mostrano la crescita della produzione negli Stati Uniti più lenta degli ultimi due anni e inacidiscono le attese di guadagno per gli esportatori asiatici. BHP Billiton, la compagnia mineraria numero uno del mondo, affonda del 2% a Sydney e Rio Tinto dell’1,8%. Samsung Electronics, il produttore di elettronica sudcoreano che ha nell’America il suo secondo mercato per le vendite, è sceso dell’1,7% a Seoul. LG Electronics ha perso l’1,2%, Canon lo 0,5% a Tokyo. Li & Fung Ltd., il principale fornitore di giocattoli e vestiti per i dettaglianti tra cui Target e Wal-Mart Stores ha ceduto lo 0,5% a Hong Kong. Tonfo sull’annuncio di utili in calo del 53% per Cosco che perde l’11%. Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse di Asia e Pacifico. – Tokyo -1,21% – Hong Kong -0,58% (seduta in corso) – Shanghai -1,19% (seduta in corso) – Taiwan -1,34% – Seul -2,35% – Sidney -1,43% – Mumbai -0,95% (seduta in corso) – Singapore -1,03%(seduta in corso) – Bangkok -0,43% – Giakarta -0,30% (seduta in corso).

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