Minori Sal De Riso Vs Positanonews la causa rinviata a maggio 2018 , chi ci ripaga del pathos giudiziario di 5 anni?

Minori, Costiera amalfitana. Ancora un rinvio a Salerno in Tribunale per la causa di diffamazione intentata da Sal De Riso a Positanonews. Cinque anni di pathos giudiziario, oggi terribile perchè erano chiuse le gallerie a Castellammare di Stabia e abbiamo fatto da Positano a Sorrento, dove c’era l’avvocato Luigi Alfano, per poi imboccarci all’autostrada Napoli […]

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Minori, Costiera amalfitana. Ancora un rinvio a Salerno in Tribunale per la causa di diffamazione intentata da Sal De Riso a Positanonews. Cinque anni di pathos giudiziario, oggi terribile perchè erano chiuse le gallerie a Castellammare di Stabia e abbiamo fatto da Positano a Sorrento, dove c’era l’avvocato Luigi Alfano, per poi imboccarci all’autostrada Napoli – Salerno, partenza alle sei di mattina per arrivare alle nove in udienza. E tutto questo perchè qualcuno ha scritto che in Costa d’ Amalfi, senza specificare il paese e senza specificare la persona, senza fare il nome di qualcuno, aveva avuto una tresca omosessuale. Qualcuno si è preso la briga, ma ancora non sappiamo chi, di dire che lo scritto ospitato su Positanonews si rivolgeva a Salvatore De Riso, come se sulla Divina non ci fossero persone che ne fanno di tresche. Bastava all’epoca che ci chiamasse o ci mandasse una mail e avremmo chiarito togliendo ogni ombra di dubbio che non si parlava di lui. Le male lingue, qualcuno che ci ha azzuppato, non lo sappiamo. Abbiamo anche cercato di sentirlo e di vederlo, non lo conoscevamo,  ultimamente siamo andati al suo bistrot e lo abbiamo visto una stretta di mano, ma la causa deve fare il suo corso e vabbè.. A noi non ci preoccupa, ma siamo stanchi. Ma perchè non si fa come si faceva una volta? Ci si parla, si chiarisce. Positanonews ha come stella polare “Primum Neminem laedere” , vicende del genere vengono trattate sempre in generale mai nel particolare, ma qualcuno ha voluto aizzarci contro o cosa non lo sappiamo. Sappiamo solo che per noi sono stati cinque anni di tormento, ricordarsi, fra le mille cose che abbiamo, di andare in tribunale, affrontare tempeste e diluvi, strade interrotte e frane per andarci,  col pathos comunque di affrontare una persona famosa, potente, ricca, importante, alla quale non abbiamo mai fatto nulla, ne immaginavamo che si potesse parlare di lui, ed ancora ne siamo convinti, per cosa? Per vedere che ancora non si fa udienza, che il nostro testimone non è disponibile, che ci sono mille e mille difficoltà. Nei bei tempi di una volta ci si guardava in faccia e si risolvevano i problemi da uomini non nelle aule giudiziarie. Ma non per intermediari, si faceva faccia a faccia. Qualcosa non va nell’articolo, può minimamente ledere l’onore di qualcuno? Lo leviamo. Ora noi siamo convinti di non aver fatto nulla di male e crediamo nella giustizia, ma una condanna o una assoluzione non sono nulla rispetto al pathos di tanti anni di tormento nelle aule giudiziarie. A pro di cosa, cui prodest? Non lo sappiamo. Sono state tante in passato le denunce fatte, ora molte di meno. Quasi tutte finite in archiviazioni e assoluzioni, ma il pathos c’è stato sempre, e chi ti ha denunciato poi cosa fa dopo che sei uscito pulito? Niente. Tu ti fai il processo e basta se ti va bene, bene, se ti va male, male.  Il sistema va riformato, ci vuole un giurì o un mediatore come una volta c’erano i saggi del paese che dirimevano le questioni e la cosa finiva in una stretta di mano. Questo mi ha insegnato mia nonna Camilla che non sapeva ne leggere ne scrivere, ma ha fatto una vita di stenti in montagna, senza madre e padre, portando l’erba da Agerola e dai monti di Vico Equense  a Positano , la sua saggezza è molto superiore a tutte le lauree di questo mondo. Ora non ci resta che tornare in tribunale a maggio sperando di non trovare gallerie chiuse, strade bloccate, frane e quant’altro e anche se verremo assolti da accuse ingiuste nessuno ci risarcirà di questi cinque anni di pathos.

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