Addio Aurora, la bimba di 8 anni malata di tumore che donò il suo salvadanaio ai volontari. Era la più Buona d’Italia

La Bambina più Buona d’Italia se n’è andata, aveva 8 anni. E ora sua madre Valentina Donà, oltre a dover affrontare il dolore più terribile che si possa immaginare, deve cercarsi un nuovo lavoro. Mercoledì sera, dopo una violenta malattia, un neuroblastoma, durata oltre quattro anni, è morta Aurora e da sabato scorso, giorno del […]

La Bambina più Buona d’Italia se n’è andata, aveva 8 anni. E ora sua madre Valentina Donà, oltre a dover affrontare il dolore più terribile che si possa immaginare, deve cercarsi un nuovo lavoro. Mercoledì sera, dopo una violenta malattia, un neuroblastoma, durata oltre quattro anni, è morta Aurora e da sabato scorso, giorno del suo matrimonio con Mirko Maniero, Valentina è disoccupata. Nel maggio del 2014 Aurora aveva deciso di donare il suo salvadanaio alla Onlus «Team for Children», che aiuta i bambini in difficoltà, ed era stata premiata con il Premio della Bontà Sant’Antonio da Padova: così la sua storia, tra le tante, era diventata una storia-simbolo da prima pagina. Adesso che non c’è più colpisce la serie di coincidenze (crudeli e beffarde insieme) che si addensano sulla famiglia. Il rapporto della signora Donà con la Pasticceria Forin di Padova si è forzatamente concluso, perché proprio una settimana fa ha superato i 180 giorni di congedo: durante il lungo decorso delle cure, dal 2013, Valentina ha cercato di usufruire di tutti i diritti pur di seguire sua figlia (legge 104, congedi straordinari, malattia, aspettative). Il caso ha voluto appunto che proprio il 5 agosto, decorrenza del licenziamento, si sia celebrato il matrimonio tanto voluto da Aurora. E che pochi giorni dopo, esaudito il suo desiderio, Aurora se ne sia andata. «Siamo una piccola azienda — dice il titolare della Pasticceria Mauro Forin — e non potevamo sostenere ancora la sua assenza dal lavoro, dunque il 30 giugno abbiamo firmato un accordo con la signora Donà per rescindere il contratto alla scadenza». Neanche una telefonata di condoglianze. Anche di questo si lamenta Valentina, senza chiedere di essere compatita. E ora dovrà vedersela, oltre che con il dolore, anche con la disoccupazione. Fatto sta che se la pazienza di Forin è durata oltre quattro anni, la sua sensibilità gli avrebbe potuto suggerire di aspettare che il destino (ben noto anche a lui) di Aurora facesse il suo breve corso. Invece ha vinto la contabilità burocratica. Nel frattempo due anni fa è nata Azzurra e Mirko, operaio a Fossò (Venezia), dove abitano da sempre, ha chiesto a sua volta un congedo in fabbrica per potersi dedicare alla piccola: «Aurora aveva scritto una lettera alla cicogna, voleva la sorellina». Sabato la bambina ha partecipato alla festa di nozze dei suoi genitori, che si è tenuta in un agriturismo di Rovolon sui Colli Euganei. «Lo desiderava tanto e l’abbiamo accontentata, era a letto ma ogni tanto, quando ce la faceva, veniva giù e verso la fine ha anche cantato la sua canzone preferita». La canzone preferita di Aurora era «Estate» di Jovanotti: «Vedo nuvole in viaggio che hanno la forma delle cose che cambiano, mi viene un po’ di coraggio…». Di coraggio ne ha avuto Aurora e di coraggio ne faceva anche agli altri: «Guarirò e tornerò a scuola…». Era una bambina allegra, lo dicono tutti. Lo dice anche il dottor Giuseppe Basso, direttore della Clinica di Oncologia Pediatrica di Padova: «Era bellissima, dolce, piena di generosità e di amore per i medici, i volontari, gli altri pazienti». Nel febbraio 2013, dopo pochi giorni di febbre e di dolori alle ossa, le venne diagnosticato un neuroblastoma, che è un tumore del sistema nervoso periferico con poche possibilità di guarigione, solo il 30 per cento se il paziente ha più di un anno e mezzo. «È una delle malattie — ricorda Basso — la cui cura negli ultimi 30-40 anni ha conosciuto meno progressi». Aurora risponde molto bene ai due trapianti di cellule staminali: combatte la sua battaglia con il sorriso, ma le recidive non le danno tregua. Quell’anno aveva cominciato la prima elementare ma poi, tra un ricovero e l’altro, era dovuta restare a casa: facendo lezioni a domicilio ha superato la prima, la seconda e la terza. «Le piaceva molto l’inglese — dice mamma Valentina — sognava di fare la veterinaria e la ballerina. A Babbo Natale ha chiesto le scarpette e sperava di indossarle in futuro». Per il momento si accontentava di trascorrere i suoi giorni con il tablet, il lego, la creta e con la sua bambola preferita, Fiorella, che ora è con lei: «Ogni volta si risollevava, superava le terapie e le difficoltà, fino alla fine è stata una guerriera, è stata lei a insegnarci a combattere, a non perdere le speranze. Diceva: appena sarò guarita andremo in vacanza… Quando le cadevano i capelli diceva: pazienza, ricresceranno. Fino a martedì è rimasta a casa, ma a mezzanotte respirava male ed è stata ricoverata. Era serena. Ha aspettato che arrivasse la sua dottoressa, che non era in città, e nel tardo pomeriggio ci ha salutati». (Corriere della Sera)

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