La folle journée di Arti di Maggio

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Ben dieci gli eventi che la Seventh Degree e il nostro conservatorio hanno organizzato per animare il centro storico di Salerno. Successo annunciato per Nour Eddine, Paolo Cimmino e l’esibizione di Kathakali di Maryse Noiseux

 

 Rubiamo il sottotitolo a “Le mariage de Figaro” di Beaumarchais, per descrivere “La folle journée” della IV edizione di Arti di Maggio-Zapping ‘900. Un sabato, quello nato dalla ferace collaborazione della Seventh Degree di Liberato Marzullo e Antonello Mercurio, dell’Assessorato  ai Beni Culturali e Portualità Turistica dell’amministrazione comunale, nella persona di Enzo Maraio, del nostro conservatorio guidato da Fulvio Maffia e della felicissima rivelazione dell’Associazione Culturale Centro Studi Yoga Salerno di Franco Di Domenico, che ha animato l’intero centro storico della nostra città con ben dieci eventi a partire dalle 18,30. Se l’inizio della serata è stata affidata ai cinquantatrè allievi del Conservatorio di Salerno, un mix di urgenza espressiva ed di giovanile entusiasmo, guidato da Nicola Ferro, il quale ha messo insieme tutte le classi di ottoni, trombe, tromboni, corni e tube, a cui si sono aggiunti i percussionisti di Paolo Cimmino e Mariagrazia Pescetelli, per un programma dal sabor latino, eseguito tra due ali di folla dinanzi alla galleria Capitol, poco più avanti il Francesco Lombardi & Miriam Tesauro Quintet, ha azzardato la proposta di una scaletta interamente dedicata a Duke Ellington, mentre gli Ottosax di Luigi Cavallo hanno tentato di intonare pagine celeberrime tratte dal repertorio del Rondò Veneziano, Astor Piazzolla, Massenet, Scott Joplin. Dinanzi alla chiesa del Crocifisso la pregnante esibizione del Ciro Bove & Carmen Bevilacqua Quartet, mentre al Corso Vittorio Emanuele cominciava la propria performance il Nico D’Alessio & Maria Grazia Balzano Quartet, che ha lasciato la ribalta di Piazza Portanova ai Suoni dal Mondo di Paolo Cimmino, un progetto che può essere associato alla world music, affidato alla sua classe di percussioni con la partecipazione della vocalist Gaia Bassi, un incontro-scontro fra cultura scritta europea, oralità africana, o per meglio dire fra patrimoni “popolari” europei e africani, culture transatlantiche, novità sociali, che ha portato il gruppo ad eseguire l’intensa “Ballata sul Tamburo”, dedicata a Roberto Saviano, una pagina rappresentante la libertà e il gioco serio dei suoni, fortemente pregni di un’ironia vincente e rispettosi delle proprie ragioni natie. Pubblico entusiasta  e cambio di scena, di linguaggio e di filosofia con l’esibizione di Kalaripayatthu. Piazza Portanova è stata invasa dalle stordenti essenze degli incensi orientali, cimbali, tamburi e campanelli per evocare il dio e iniziare la sacra lotta Il Kalaripayattu è la più antica arte marziale dell ‘India, viene dal Kerala e si ritiene sia la Madre di tutte le discipline artistiche del sud dell’India, come anche del Kathakali. È un’arte dravidica”e dopo la venuta degli Ariani fu usata dai Raja per i combattimenti e le guerre. Abbiamo assistito al  Guruvandhanam, le forme di saluto al Cielo e alla Terra, al proprio Guru e al dio Ganesha, usate per rinforzare e rilassare il corpo e per rafforzare la concentrazione. I movimenti (il primo è sempre di difesa) coprono le direzioni dei quattro punti cardinali e coinvolgono tutto il corpo e gli occhi. Poi i tre combattenti hanno scatenato l’inferno con coltelli, bastoni e infine con il fuoco, che ha illuminato ed emozionato la piazza salernitana. Immediato spostamento dinanzi al tempio di Pomona, giusto in tempo per ascoltare la sigla della Martucci High Marchin’ Jazz band “Mo’ better blues”, leitmotive del film di Spike Lee. Ed ecco sul palco salire Nour Eddine, che si è presentato  con il suo gruppo d’appoggio, formato da Mino Freda al pianoforte, tastiere e percussioni, Marco Valabrega al violino, Bruno Zoia al basso, e Luca Cioffi alla tabla daff, darbuka e cajon, ai quali per il gran finale del concerto si è aggiunto il nostro percussionista Paolo Cimmino con la tammorra. Nour Eddine ci ha accompagnato in un viaggio tra i diversi linguaggi del mare nostrum, un fluxus musicale ossessivo e mistico, proveniente dal Maghreb, specchio del suo e del nostro contaminato sentire interiore. Un sogno svoltosi nel centro d’azione della Schola Medica Salernitana, nata dallo scambio culturale e qui artistico delle tre massime culture del tempo, la cristiana, l’ebraica e l’islamica. Musica incantatoria, quella di Nour Eddine e del suo oud che rappresenta l’estremo tentativo dell’uomo di catturare l’uniformità del tempo nel suo scorrere ineluttabile e disperante, di piegarlo alla sua volontà creatrice per mezzo di leggi e codici che ne rapprendano il cammino inesorabile, per costringerlo in quei ritmi che esprimano le scansioni e le emozioni della vita. La folle giornata salernitana si è felicemente conclusa in una affollatissima chiesa dell’Addolorata, in cui è andato in scena il Kathakali, proposto da Maryse Noiseux. L’antropologa canadese, dopo una breve introduzione sull’arte indiana, ha interpretato un episodio dell’infanzia del Dio Krishna, ottava reincarnazione di Vishnu e di Putanà, una donna demoniaca inviata da Kamsa per uccidere Krishna quando era un lattante. Per portare a termine il suo atroce piano, aveva preso le sembianze di una bella donna. Aveva sparso del veleno sul suo petto con l’intenzione di allattare il piccolo e porre fine alla Sua vita. Le sue malvagie intenzioni però furono rese vane quando il piccolo Krishna accettò di prendere il latte dal suo seno e insieme risucchiò anche la sua vita, uccidendola e ri-trasformandola in demone, ma purificando e liberando per sempre il suo spirito. Applausi scroscianti per la Noiseux che con millenari e simbolici movimenti ha iniziato il pubblico all’interiorità orientale.

 

Olga Chieffi

 

 

 

 

 

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