La "Radice" di Enzo Gragnaniello

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 Bagno di folla per il cantautore napoletano e per il suo gruppo SudExpress ospiti della rassegna Arti di Maggio, per la quale ha presentato il suo ultimo lavoro Radice

 

 Gran concorso di pubblico nel cortile del Circolo ufficiali di Salerno, per il concerto di beneficenza a favore dell’Ail sezione Tulimieri, promosso dalla Flower Production e la Seventh Degree , uno degli eventi della IV edizione di Arti di Maggio Zapping ‘900, che propone un variegato cartellone allestito da Liberato Marzullo e Antonello Mercurio, i quali hanno inteso aprire una finestra sulla canzone d’autore. Protagonista della serata è stata la voce fascinosamente sgranata, fatta di fumo, di Enzo Gragnaniello, il quale ha presentato al pubblico salernitano il suo ultimo lavoro “Radice”, pubblicato dalla casa Marechiaro edizioni musicali. Dopo un temporale la luna s’è affacciata sul centro storico di Salerno, ed Enzo è salito sul palcoscenico insieme al suo quartetto Sud Express con il leader alla voce e alla chitarra, Franco Del Prete alla batteria, Piero Gallo al mandolino e chitarre e Francesco Iadicicco al basso. “Radice” raccoglie dentro sé la storia di un popolo che attraverso altissimi versi e musica immortale, si è posto in cammino, cantando il suo amore, aprendosi ad ogni contaminazione, pur mantenendo intatta la propria inconfondibile identità, misteriosa e sfuggente. Enzo Gragnaniello ci ha trasmesso il senso della “Nuova musica”, che vuole il nostro tempo veder coesistere una tale mescolanza di stili, di linguaggi, di norme di vita, rendendoci partecipi dei suoi appunti per lo studio di un dialogo della musica napoletana, con tutti gli altri generi. Gustare la poesia della musica del mare nostrum significa provare ad entrare “dentro” il vissuto e l’immaginario delle donne e degli uomini la cui storia ha “creato” i canti che ci sono stati tramandati dalla memoria collettiva. La poesia dei canti della nostra tradizione racconta di “mali antichi”, ancora oggi presenti in altre forme o che potrebbero ritornano: l’arroganza sicura dei potenti e la riverenza timorosa dei “sottomessi”, la subalternità della donna e il senso di supremazia dell’uomo, gli “strappi”, i divieti sociali imposti alla libertà di amare, il malessere interiore di cui nessuno si accorge, le violenze e le ingiustizie taciute,  quei tipi di lavoro che “consumano” il corpo e lo spirito, la paura di un futuro con magre prospettive o il grigio senso di rassegnazione. Questo ed altro fa parte della storia collettiva e dei vissuti individuali raccontati in musica e poesia dal canto di Enzo Gragnaniello, portatore anche di un ricco patrimonio di “bellezza”: il fascino della melodia, la capacità di improvvisazione, la “libertà” di “rivestire di sé” un canto, la capacità di creare e usare metafore profonde e sorprendenti, l’originalità di melodie uniche, la forza del sentimento “vero” contro ogni divieto “artificioso”, il senso di ribellione alle ingiustizie, l’umorismo con cui affrontare le peripezie della vita. Un amore particolare che abbiamo ritrovato un tutti i brani del viaggio di Enzo, tra i diversi e comuni linguaggi del mare nostrum, un fluxus musicale ossessivo e mistico spaziante dall’Africa, a Napoli, dai colori caldi e avvolgenti, specchio del suo “contaminato” sentire interiore. Brillante l’ esplosiva formazione, incitata da un irriducibile Franco Del Prete,  che a sessantadue anni “pecca” ancora di urgenza espressiva, togliendo il fiato agli altri strumentisti, anticipando gli attacchi. Una scaletta principiata da “Tu me ‘mparato”, dipanatasi tra tutti i tredici titoli di “Radice” e sfociata in “Erba cattiva”, con l’atteso omaggio a Mia Martini con “Donne” e “Cu’mmè”. Eccezionale l’entrata del ballerino e “rumorista” Attilio Pastore, che ha dimostrato come il flamenco o gli effetti latin, prodotti metronomicamente esclusivamente da bocca e mani possano sposare la canzone partenopea, che da sempre è “porosa” come la città. Enzo Gragnaniello e il suo Sud Express, ha dimostrato di essere una  world Band la quale, pur mantenendo fede alle proprie radici, contamina i nostri archetipi musicali con diversi generi, tendendo ad evolvere in modo originale ciò che è il sentire mediterraneo, con canti e musiche di propria composizione, riconoscendo Napoli quale crogiuolo e incrocio di tutte le culture musicali. Applausi scroscianti e bis con “Stu Criato”, ispirato dalla tarantella del Gargano, un omaggio di grana finissima a quell’esclusivo rapporto di noi uomini del Sud con “la terre des morts”, purchè si aggiunga subito che qui, da noi, la morte (e il sesso, che instancabilmente la rifornisce di oggetti deperibili) anima una vita ricchissima dell’immaginario, del mitico, del magico, del religioso, del simbolico, su cui fondiamo la nostra millenaria cultura.

 

Olga Chieffi


 

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