Cava de´ Tirreni. Il Vescovo Soricelli scrive alle famiglie . Ricostruite le vostre identità

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 Cava de’ Tirreni. La solidarietà ed il rispetto. Sono questi i temi centrali della lettera che mons. Orazio Soricelli ha scritto di recente alle famiglie della diocesi di Amalfi-Cava. Nella sua lettera il prelato analizza il rapporto che ogni componente di una famiglia cristiana deve avere con chi in questo ambito vive momenti non certamente esaltanti dovuti per lo più ad infermità o disagio. Oltre alla preghiera il compito dell’uomo di chiesa come spiega Mons. Soricelli è anche quello «di far giungere sempre una parola di incoraggiamento». Una presenza «attiva» per tentare di far superare il dolore o le infermità. Mons. Soricelli si rivolge ad un ideale componente di una famiglia che non vive certamente momenti felici. «Questa volta il mio pensiero va a tutti quei momenti nei quali provi l’esperienza lunga o breve della sofferenza – scrive – che viene a scompaginare la realtà ordinaria al tuo interno. Ma penso anche alla ricchezza di premura con cui ti adoperi verso chi è malato temporaneamente o affetto da patologie permanenti. Penso alle tue preoccupazioni, ai tuoi momenti di angoscia e al tuo adoperarti verso chi soffre al tuo interno: questo mi testimonia il tuo sguardo dilatato nella carità e nel servizio a chi, nella fragilità, reclama assistenza e vicinanza». Momenti tristi e spesso drammatici che però possono essere superati solo se la famiglia è unita secondo gli insegnamenti del Vangelo. Lo spiega con linearità mons.Soricelli. «Ogni nucleo familiare in queste occasioni -afferma – non deve mai perdere la propria identità di piccola comunità cristiana che ha, infatti, come cuore pulsante l’amore e solamente l’amore che è vero soprattutto quando dimostra e attesta pari dignità verso chi è malato, anziano o diversamente abile». Questo sentimento, secondo l’etica cristiana, esclude l’indifferenza e il particolarismo. Mons.Soricelli chiarisce nella sua lettera alle famiglie qual deve essere il compito di ogni componente di una vera famiglia cattolica .«Ognuno – rileva – deve dare tutto per amare, assistere, sostenere non solo i membri della famiglia sani ed efficienti, ma anche quelli provati dall’età avanzata, da un handicap o da un male duraturo». La famiglia è,infatti,secondo mons.Soricelli un modello che non può sicuramente essere sostituito,un vero e proprio “porto quieto”. «Quello che è possibile fare al suo interno-ribadisce- nessuno lo potrà fare all’esterno, nelle case di cura o di accoglienza, con la stessa accuratezza e intensa carità di cui ogni componente della famiglia è capace». Mons.Soricelli conclude la sua lettera esternando gli auguri per le feste pasquali alle famiglie della diocesi con l’esortazione anche ad un radicale rinnovamento dell’animo di ogni componente. «Accanto alla natura che si ridesta nella nuova primavera – conclude – ci sia anche il rinnovamento umano e spirituale dei tuoi membri in quella carità che non avrà mai fine». Il prossimo 30 Aprile presso il palazzo arcivescovile della città metelliana alle ore 19 si svolgerà il convegno diocesano dell’Ufficio della Famiglia e Vita sul tema “Sfide educative”.

Franco Romanelli Il Mattino

proposto da Michele Pappacoda

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