AMALFI: LO SCENARIO INTERNAZIONALE DEL TURISMO

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    Leggo, anche su questo giornale, che molti candidati sindaci, soprattutto ad Amalfi, animano il dibattito elettorale, privilegiando, come è logico che sia, il tema TURISMO: Fanno loro da supporto le categorie imprenditoriali (albergatori, commercianti, ecc) con un pacchetto, qualche volta, corposo di proposte: La cosa va salutata positivamente, soprattutto se continuerà su questa linea del COSA VOTARE più che del CHI VOTARE.

    Ma debbo sottolineare con la mia solita franchezza che, salvo qualche lodevole eccezione, le proposte, con conseguente dibattito/confronto, mirano più a razionalizzare il PRESENTE, di cui pure c’è urgente bisogno, che a costruire il FUTURO. Da osservatore esterno vorrei che la mia riflessione, partendo da alcune premesse indispensabili, arrivasse a formulare proposte operative per il domani.

    E partiamo dallo “scenario” offerto dalle cronache drammatiche delle ultime settimane in cui il mondo è stato tragicamente sconvolto dallo tsunami in Giappone, che, oltretutto, è ancora alle prese con gli effetti devastanti delle radiazioni della centrale di Fukushima, per finire ai terremoti politici del NordAfrica e del Medioriente, dove popoli a lungo sottomessi e, spesso, schiavizzati reclamano giustizia e libertà ed hanno, di fatto, trasformato il Mediterraneo in strada, tanto fluida quanto pericolosa, di fuga verso l’approdo ad una “terra promessa”, qualunque essa sia, ma l’Italia innanzitutto.

    A crisi risolta o, almeno, in parte affievolita, nulla sarà più come prima. Non l’assetto politico/sociale del mondo. Non lo sarà per l’economia in generale e di quella turistica in particolare, perché, è bene ricordarlo, il turismo è il settore più sensibile ai mutamenti di clima politico e alle improvvise e tempestose crisi economiche. Noi viviamo in una ECONOMIA GLOBALIZZATA, di cui le borse sono spie sensibilissime ed i cui indici registrano in tempo reale le reciproche influenze su scala mondiale, si tratti di Tokio o di News York, come di Francoforte e della nostra Milano. L’economia si regge, soprattutto in epoca di globalizzazione, su “scambi di beni”, che le operazioni finanziarie gonfiano a dismisura in un rapporto “da uno a venti”, come ritengono gli economisti più avveduti, alterando i prezzi di base attraverso una serie di costose intermediazioni nel complicato passaggio dalla produzione al consumo. Un artificio speculativo!. In questo contesto non sono assenti operazioni azzardate, come “le bolle finanziarie”, che producono spesso una economia falsata, più virtuale che reale, con conseguenti dissesti economici di portata globale.

    Il turismo ne è colpito più di qualsiasi altro settore, perchè considerato un “bene superfluo” e, quindi, non necessariamente essenziale e vitale. Nella scala dei valori ci sono  “diritti individuali”, assolutamente irrinunciabili, e “diritti sociali”, a cui si può e, in periodo di crisi generalizzata, si deve anche rinunziare. Mi sbaglierò, forse, ma noi stiamo vivendo uno di questi periodi  critici nella storia dell’umanità. Come ne possiamo e ne dobbiamo uscire noi che con il turismo lavoriamo e di turismo viviamo?

    La strada è una sola:DESTAGIONALIZZAZIONE. E la destagionalizzazione avrà successo se, da un lato, punterà sulla “dilatazione” e, dall’altro, sul “contenimento dei prezzi” dell’offerta. La dilatazione si fa nel “tempo” (turismo lungo tutto l’arco dell’anno con l’utilizzo a pieno ritmo delle strutture e conseguente ricaduta sull’occupazione che, in un ciclo virtuoso, generano ricchezza) e nello “spazio” (coinvolgendo tutto il territorio comunale, decentrando iniziative ed investimenti dal centro alle periferie):Turismo tutto l’anno implica accordi con il vasto mondo della terza età e con i cral aziendali delle grosse industrie e del variegato ceto impiegatizio, pubblico e privato, offrendo pacchetti appetibili e competitivi. Turismo dilatato nello spazio implica un coinvolgimento da protagoniste delle frazioni, che hanno potenzialità enormi da proporre ed imporre sui mercati (risorse ambientali, biodiversità, calore umano, tranquilla vivibilità, ecc.).Sono temi, questi, che richiederebbero ben altre analisi che i limiti di un articolo di giornale non consigliano e non consentono. Anche perchè per avere una visione d’insieme della criticità che vive  il turismo non posso non accennare, almeno, ai problemi drammatici di casa nostra:

    RIDIMENSIONAMENTO o, addirittura, CANCELLAZIONE DEL METRO’ DEL MARE, SOPPRESSIONE DEGLI AUSILIARI DEL TRAFFICO, EMERGENZA RIFIUTI A NAPOLI. con tutto il suo carico mefitico di veleni e di minaccia concreta di epidemie ed il conseguente sfregio della nostra immagine su tutti i media. La Campania, e noi siamo Campania, dà l’impressione fondata di vivere in una provvisorietà perenne, in una emergenza come maledizione della storia. In presenza di questi drammi la POLITICA NON C’E’ O SE C’E’ BALBETTA., a tutti i livelli. E ripete stancamente una nota litania: “Mancano i fondi. I bilanci sono magri. Il piatto piange”.Ma non si dice  che, alla Regione Campania, la “POLITICA COSTA UN MILIARDO ALL’ANNO con un esercito di duecentomila “professionisti”(spesso sfaccendati), duemila nei cda, sedicimila consulenti. E poi non si trovano i pochi spiccioli per gli utilissimi ausiliari del traffico e i contributi alle compagnie di navigazione per attivare il metrò del mare. Balbetta la politica, ma, quel che è peggio, balbettano spesso anche gli imprenditori, che galleggiano in mare aperto o siedono paciosi sul cratere di un vulcano nella illusione che,prima o poi, arrivi un “salvatore”, chiunque esso sia. Tornerò su questi temi, che, vorrei tanto sbagliarmi, trasformeranno la costiera in un “inferno invivibile”  con la stagione che batte alle porte. Anche qui è d’obbligo una domanda- Come uscirne?

    La proposta è quella di UN LABORATORIO DEL E PER IL TURISMO, una sorta di “Centro Studi” in attività permanente, in cui esperti qualificati elaborino, alla luce di indagini di mercato e con antenne sensibili ai mutamenti dell’economia globale, una progettualità di investimenti e di promozione dell’offerta: “una progettualità work in progress”. come dicono gli inglesi La Costiera in generale ed Amalfi in particolare hanno storia e prestigio e dispongono di intelligenze e professionalità imprenditoriali, ma non solo, per assolvere con autorevolezza a questo ruolo., mettendo in campo una iniziativa forte e dirompente che abbia vasta  eco sui media nazionali ed internazionali. Invece io vedo in giro molti orecchianti e replicanti che balbettano stancamenti vecchi luoghi comuni, affogando nel pressapochismo e nel dilettantismo.

     Ve la immaginate una Fiat o un polo di tessile e abbigliamento, tanto per fare qualche esempio, senza un Ufficio Studi che analizzi i mercati e ne anticipi le tendenze? Sarebbero destinati al fallimento nell’arco di qualche anno. E, allora prendiamo atto anche noi che il TURISMO E’ UNA INDUSTRIA e che ubbidisce, come tutte le altre attività produttive, alle leggi del mercato, subendone rapidamente le mutazioni e le tendenze e che di questa industria  Amalfi e la sua Costa sono uno dei poli più attrattivi a livello internazionale. Pertanto o ne studiamo con serietà e professionalità i fenomeni o “viviamo alla giornata”. “Tertium non datur”, come dicevano i latini che erano saggi nella concretezza.. Spero che quanti aspirano a governare la città ne abbiano consapevolezza e si attrezzino con idee e proposte convincenti, piuttosto che rincorrersi e gareggiare nell’accaparrarsi il candidato forte di turno, portatore di un consistente pacchetto di voti, presunti o reali che siano, e quasi mai di idee. E, invece, c’è bisogno di inventarsi una “talk force”, per “fare una squadra”, in cui pubblico e privato investano in cervelli e risorse economiche. Ne abbiano responsabile consapevolezza quanti si candidano a governare il territorio.

    P.S. Chiedo scusa per la lunghezza, ma i temi trattati implicavano un minimo di riflessioni articolate e motivate.

    Giuseppe Liuccio

    g.liuccio@alice.it

     

     

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