CAFFE’ DELL’EPOCA 12 MARZO 2011-LAZZARI E BRIGANTI- Pres. “MASANIELLO”, SCRITTO E DIRETTO DA RINO NAPOLITANO. foto

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    CAFFE’ DELL’EPOCA 12 MARZO 2011- LAZZARI E BRIGANTI HANNO PrESENTATO  “MASANIELLO”, SCRITTO E DIRETTO DA RINO NAPOLITANO.

     

     

    Il 12 Marzo u.s. al Caffè dell’Epoca è stata data la replica del lavoro “Masaniello” scritto e diretto da Rino Napolitano. Con lui, Maria Luisa Acanfora, attrice,  Peppe Romano, flauto traverso e Salvatore Scotto chitarra e voce recitante.

     

    Sono le ore 17 del 12 Marzo 2011, giungo con un taxi al Caffè dell’Epoca in Piazza Bellini; all’esterno alcuni clienti sorseggiano il caffè ai tavoli. Entro dal lato bar, saluto l’amico Peppe Pianese, proprietario dell’antico caffè letterario, al banco, conoscenti del giro culturale sono davanti al banco, sbircio lo sguardo nella sala dove tra poco ci sarà teatro. Vedo Rino Napolitano, mi scorge e mi viene incontro a braccia tese.  Ci abbracciamo con quell’affetto e stima che da sempre hanno caratterizzato i nostri rapporti amicali-culturali.  Era diverso tempo che non ci vedevamo di persona, i contatti sono stati per un po’,  solo telefonici. Veste una camicia bianca con apertura sul petto, pantaloni gialli,  una fascia verde in vita e un copricapo rosso, divenuto simbolo della rivoluzione di Masaniello.

     Il grande lampadario centrale è spento,  luci calde e soffuse illuminano moderatamente la sala;  nell’aria si diffondono note di antiche canzoni della Napoli del 500’ e 600’ e di antiche villanelle.  Mentre parlo Con Rino, Maria Luisa Acanfora mi vede, attraversa la tenda che divide la sala da una stanzetta e mi viene incontro seguita da Peppe Romano e Salvatore Scotto. Anche loro sono già in costume di scena; Maria Luisa, veste una camicetta bianca e una gonna nera; Peppe una camicia bianca accollata, pantaloni azzurro chiaro, una fascia rossa in vita, un cappello scuro ed ha in mano il suo “flauto magico”; Salvatore indossa una camicia bianca come Peppe, su pantaloni scuri e sul capo ha un fazzoletto scuro a disegni.  Ci conosciamo da diverso tempo, ne ho seguito l’evoluzione artistica – culturale, ci salutiamo con calore.  Maria Luisa abbracciandomi dice:  è un piacere rivederti  dopo la tua lunga assenza;  la sento sincera, lei come gli altri componenti il Gruppo, sanno che la mia lontananza dal Caffè dell’Epoca  è stata in relazione ad una operazione subita al cuore lo scorso Settembre. So che loro,  come  tanti altri amici, hanno seguito l’evoluzione della mia convalescenza, attraverso notizie telefoniche attinte prima dai  miei familiari e poi con colloqui diretti.

    Esauriti  i convenevoli,  Rino mi indica i cambiamenti effettuati in sala; la inversione di disposizione delle sedie per una più comoda recitazione e mi mostra il posto in prima fila assegnatomi. Dal lato della porta che si apre sulla strada, è stata installata una tenda rosso cupo per creare quale effetto di scena,  un distacco tra gli attori ed il pubblico,  funge quasi da sipario.  Dietro, un piccolo spazio  che ha funge da “quinta” per ingresso e uscita degli attori dalla zona di recitazione. Sul muro a destra, una corda con dei panni appesi, sulla sinistra alcuni oggetti che riportano virtualmente all’epoca.

    Sono le 17:15, la sala inizia ad affollarsi, gli spettatori prendono posto in quelli rigorosamente prenotati; con alcuni di loro ci conosciamo da tempo e ci salutiamo calorosamente. Siamo fermi con Rino tra le due file di sedie, gli pongo qualche domanda, ma sembra non ascoltarmi,  i suoi occhi spaziano nella sala, gli ospiti lo salutano, egli stringe mani, ricambia  abbracci,. Ci spostiamo verso le scale, mi sussurra: “Questo è il momento nel quale sento la piena responsabilità del mio compito interpretativo e,  pur sentendomi convinto di ciò che dovrò essere tra qualche minuto sul virtuale palcoscenico,  sono  fuori, ancora completamente fuori dal circolo della finzione. Sino a quando la luce soffusa in sala non mi nasconde la chiara visione del  mio pubblico,  io non prendo, né so prendere il mio posto nei panni  del personaggio che diventerò nella finzione. I minuti che scorrono inesorabili, mi inseguono. E nella loro corsa mi travolgono, spingendomi verso la tenda che mi divide dalla platea”. Rino si allontana, sparisce dietro la tenda che si richiude alla sue spalle, dove sono già Maria Luisa, Peppe e Salvatore. La barriera è chiusa. Trascorrono pochi istanti, sento la voce di Rino : “Alice, Alice,  la tenda si apre leggermente, escono gradualmente gli altri protagonisti dello spettacolo e ognuno,  pronunciando a voce alta una frase dai  canti di Viviani “’E puparuole belle….” Nù sacco ‘e patane cinche lire, signò nù sacco e patane” “’O pagliaro c’’o vino arinte….’o mare e ‘a rè”…”’O sapunare robba vecchia…..”prende il posto  assegnatogli dalla regia.  Dalla “quinta” esce Rino, ripetendo i canti. La platea  lo accoglie con un lungo applauso;  é davanti al suo pubblico, ormai divenuto più esigente; le luci soffuse, gli nascondono parte della platea. Con tutta la compagnia, canta e suona “A Rumba d’ ‘e  scugnizze”. Applausi ne siglano il termine.  I lazzari e Briganti sono davanti al loro pubblico.  Rino è entrato nel circolo della finzione. Ecco il teatro. Ecco l’attore.   “Non mi avete riconosciuto, sono Masaniello” e parlando in prima persona, proietta il pubblico nelle atmosfere dell’epoca degli anni 1600 , illustrando la zona che fu teatro della rivolta,  sintetizza nei panni che veste, la prima parte della sua storia, sino a riportarsi al 1647, quando incontra Giulio Genoino e alla rivolta scoppiata in Piazza Mercato il 7 luglio del 1647. Masaniello guida i lazzari al grido: “Viva ‘o re de Spagna, mora lo malo governo!”

    Lo svolgimento della storia è intervallato con canzoni da testi originali, “Masaniello e Destino”,   le farse Pulecenella Mangia e bevi” e ‘A revoluzione ‘è Masaniello, cantate e  suonate da Napolitano e  recitate in collaborazione con Maria Luisa Acanfora, Salvatore Scotto- chitarra e voce e Peppe Romano con il suo flauto.

    La cronologia della rivoluzione, continua anche con simpatici “lazzi”dell’Attore, nella narrazione e recitazione di “Masaniello”e  Bernardina, sua moglie,  coadiuvati da Salvatore Scotto e la sua chitarra e da Peppe Romano con il suo flauto.

    Il primo Atto, termina con una sosta di circa dieci minuti per un caffè,  sorbito nello stesso “Caffè dell’Epoca”. 

    Nella seconda ed ultima parte, Masaniello continua la sua storia,  con la congiura di Genoino, d’intesa con il vicerè per la sua eliminazione,  il suo ingresso nella chiesa del Carmine, i segni di squilibrio mentale, il  trasporto in una cella da parte del cardinale Filomarino con i frati, sino a giungere alla sua uccisione ad archibugiate,  operata dai suoi seguaci. Nella finzione, è Salvatore Scotto a sparare. Masaniello cade, è disteso sul pavimento, mentre la moglie Bernardina, (Maria Luisa Acanfora) nei panni della moglie Bernardina,  (nel  monologo, scritto da Rino),  lateralmente al cadavere di Masaniello, si dispera con una forza di recitazione e realtà, che sembra perdere la finzione, per apparire quasi una realtà.

    Nella conclusione dell’opera, l’autore, ha voluto chiudere con un messaggio, che partendo dal corpo inerte di Masaniello, rinasce la speranza nelle sembianze di un nuovo Pulcinella che, nel coppolone rosso, mantiene saldo il legame con il capopopolo. Nell’immaginario popolare, più volte,  le figure di Pulcinella e di Masaniello, si sono sovrapposte. l’Attore aggiungendo ai panni di  Masaniello, quelli del “villico” acerrano con la sua “nera maschera”, torna ad essere Rino Napolitano, che illustra al suo pubblico,  che ancora in quegli anni il ricordo del pescivendolo capopopolo, era ancora vivo e che parallelamente, andava diffondendosi il fenomeno popolare della “commedia dell’arte” e il Pulcinella settecentesco, spesso, con le licenze  concesse ad una maschera, si permette il lusso di affrontare, criticare e addirittura irridere il potere costituito. E’ ancora Napolitano ad informare che la sovrapposizione è riscontrabile in molti spettacoli di marionette del Nord Europa e nel “Cunto di Masaniello” di Roberto  de Simone, dove una ballata recita:  “ ‘a lù tiempo de stì’gabelle, Masaniello è Pulecenella”. Tuttavia, è ancora Napolitano a informare, che esempi della sovrapposizione di questi due fondamentali personaggi della napoletaneità, si trovano in “Ballata e morte di un capitano del popolo” di Luigi Compagnone, in un testo di Enzo Striano, dove la protagonista Eleonora Pimentel Fonseca si rivolge alla maschera napoletana, chiedendogli una mano per educare il popolo. (tali riferimenti, sono tratti dai testi Masaniello” di Bartolomeo Capasso e “Masaniello” di Silvana D’Alessio-ed. Salerno Editrice.

    Rino Napolitano, chiude lo spettacolo, sulle parole della marionetta-Masaniello che recita l’antico canto seicentesco  di autore anonimo,  manifestando il dolore del popolo per la fine del generalissimo, rinasce Pulcinella e con esso la mai perduta  speranza di un popolo sconfitto dalla storia, ma mai vinto .“Pulcinella è dentro di noi e si manifesta ogni volta che ci assale quella voglia di legalità, di giustizia e  di riscatto che ci pervade,  quando vediamo la nostra amata terra, offesa e mortificata. Masaniello, come Pulcinella, “nun more maie”. E con lui l’amore infinito per la nostra Città e la voglia di noi napoletani di non arrenderci MAI.

    Scroscianti applausi hanno siglato la chiusura sulle onde di chitarra e voce, accompagnato da tutti i presenti in sala che hanno cantato con il gruppo Lazzari e Briganti.

    Stasera, ho constatato che dopo aver presenziato ai suoi ultimi spettacoli “Il Seicento Napoletano”, Raffaele Viviani “ Antonio Petito”, Il ricovero dei moribondi, “il teatro napoletano”da lui arrangiati e recitati con gli stessi ed altri protagonisti di stasera,  ho  lasciato un Rino Napolitano ricercatore- Attore protagonista-autore- arrangiatore e regista  degli ultimi spettacoli ed  ho ritrovato un Rino Napolitano alla cui doti devo aggiungere quella di drammaturgo e commediografo. Ho ritrovato inoltre una Maria Luisa Acanfora che abbandonando parte delle sue prestazioni artistiche precedenti,in ruoli differenti, ha guadagnato tantissimo nelle proprietà di espressioni della sua  recitazione. Salvatore Scotto, si rivela bravo attore e Peppe Romano, si riconferma con il suo “flauto magico” quel “flautista” delle cui capacità ne ho già scritto. Tutti miglioramenti che sono dovuti oltre alla determinante regia del Napolitano, alla  buona volontà ed alla passione per la grande cultura della nostra Arte, che accomuna tutta la compagnia.

     

    Se mi sono attardato a descrivere dello spettacolo di questa sera, non limitandomi ad una scarna cronaca, è perché, mi sia consentito affermare che, in base alle mia esperienze anche nel campo dello spettacolo di alto livello, Rino Napolitano e il suo gruppo, sono elementi che meriterebbero importanti palcoscenici e che meriterebbero di  essere oggetto di osservazione e valutazione, anche  da parte di  impresari teatrali intelligenti, che amano Napoli,  la sua grande storia e cultura.

    Amare Napoli e propagandare la sua cultura, significa anche  non pensare solo a fare “cassetta”.

    Senza voler togliere alcun merito ai tanti artisti che vengono presentati in cartellone nei più importanti teatri, ritengo che,  al pubblico napoletano, oltre a quelli del bravo Roberto De Simone, dovrebbero essere offerti anche altri  lavori che hanno riferimenti storici reali, basati su lunghe ed accurate ricerche e  che sono collegati alla importante storia napoletana (che pochi conoscono veramente)  presentati da registi e artisti,  che alla base dei loro spettacoli, hanno accurate ricerche e studi dei personaggi che portano alla ribalta con grandi realtà ed aderenza ai copioni originali dei più grandi autori.

    Vi sono compagnie dirette da registi con attori dilettanti “malati di teatro” al quale da anni dedicano tutto e più del loro tempo libero e che sanno dire e fare tanto.  Ho avuto occasione di vederne diversi e tra di essi, alcuni molto validi. Negli ultimi mesi, ho presenziato alla prima e ad una replica del  famoso capolavoro  “Ferdinando”del nostro drammaturgo  Annibale Ruccello, presentato dalla compagnia “Il Barattolo”, che ha dieci anni di attività. Il lavoro, con  4 protagonisti, una scena semplice ma efficace, sotto la regia di Luigi Migliaccio, ha fatto pienoni nei teatri in cui è stato presentato, con grande successo di pubblico e di critica. I protagonisti sono tutti bravi, ma il personaggio Donna Clotilde, interpretato da Frieda Colonna, per le sue grandi qualità artistiche e recitative, non ha nulla da invidiare ai grandi nomi che l’hanno portato su importanti ribalte.

    C’è Maurizio Merolla, attore e regista, che da anni, porta in scena sia in televisione, che in teatro, spettacoli che hanno  successo  di pubblico e di critica qualificata. In canale 21, per lungo tempo, ha portato in TV la trasmissione “Straforum”. Poi a Telecapri una fiction, poi ambasciatore del Comune di Napoli per la consegna in America di una targa di riconoscimento alla famiglia del famoso attore: Salvatore Migliaccio,  “Farfariello” che fece successo enorme negli Stati Uniti e in un periodo fu anche in compagnia con la famosa cantante Gilda Mignonette.

    Il Merolla, a Boston interpretò questo personaggio a Boston con gran successo, dove risiedono gli eredi della famiglia Migliaccio.

    A Roma, ha diretto scuole di dizione e recitazione, ha recitato con nomi di grande spessore tra cui: i coniugi De Baggis famosi attori internazionali nella Commedia dell’Arte.

    Anni addietro, nel teatro Cilea con lui, Patrizia Pellegrino. Nello stesso Cilea, anche in estate con spettacoli all’aperto.

     Nel Gran Caffè Gambrinus a Napoli, ha contribuito con i meritevoli fratelli Sergio, attraverso  suoi spettacoli, al successo di questo storico locale, fiore all’occhiello della nostra Città, nel riportarlo all’antico splendore di “Caffè Chantant”.  I suoi spettacoli, hanno ospitato nomi celebri dello spettacolo, tra questi:  Monica Sarnelli; Patrizia Pellegrino; i Fatebenefratelli; Antonio Casagrande; Marco Zurzolo; Mario Fierro,  figlio di Aurelio Fierro;  Mario Maglione;  Isa Danieli;  Pasquale Della Monica, il Circo;  e tanti altri.  Anche Rino  Napolitano e Maria Luisa Acanfora, sono stati  Artisti presenti  con chitarra e voce  nel Caffè Gambrinus.  Inoltre, su quel palcoscenico, il Merolla, fece rivivere anche “l’operetta”.   Ogni venerdì ed in altre occasioni, con il  “Cena e spettacolo”, il celebre  “Gran Caffè Gambrinus”, faceva pienoni con gran successo di scelto, qualificato pubblico e della stampa.

    Su  questo ciclo di spettacoli,  ne scrissi anche vari “pezzi” che documentai con numerose foto.   

    L’ho rivisto poi a Monteforte Irpino, direttore artistico e regista del Progetto “Monteforte Irpino Città del Sorriso”, dove nei suoi spettacoli,  ha portato attori e personaggi di spicco del calibro di Pippo Franco, Carlo Croccolo, Eleonora, illusionista di fama internazionale  e tanti altri.  Con lui anche Rino Napolitano ed il suo gruppo Lazzari e Briganti, attori anche nella fiaba “La vecchia scorticata”, che ha portato anche in altre Città; il famoso maestro burattinaio e trampoliere Roberto Vernetti, in uno spettacolo all’aperto, dove erano presenti centinaia di spettatori e  ragazzi affascinati dal suo teatro dei pupi. Tra gli ospiti, le autorità locali, che lodavano Merolla, i suoi spettacoli e i personaggi in scena a Monteforte.  

    Ha creato un laboratorio teatrale con attori locali che hanno portato in palcoscenico, lavori sotto la sua regia.  Nell’ambito del progetto “Monteforte Irpino Città del Sorriso”,  ha presentato grossi autori di volumi, tra questi Pino Imperatore, Maurizio De Angelis, nomi celebri per la loro scrittura comica.  Presenti anche  i coniugi De Baggis con lezioni e dimostrazioni dalla Commedia dell’Arte.

    L’ho incontrato ancora nel Maggio 2010, quando l’Accademia di Alta Cultura Europa 2000, gli ha assegnato il Premio “Scugnizzo D’Oro” per il teatro.

    Dopo altre accurate ricerche, rivisto in due  teatri napoletani, gremiti di pubblico,  portò alla ribalta il “caffè chantant” con la Pellegrino ed altri attori e cantanti. Poi il personaggio “Farfariello”con le sue originali macchiette, musiche e canzoni napoletane da molti sconosciute.

    Da anni è apprezzato regista e presentatore al Teatro Mediterraneo del Festival di cantanti 50 e più.

    Potrei scrivere  di tanti altri attori,  da tirare fuori anche  tra le compagnie non professionali, trascurati da quella fascia di  impresari che, da “bravi figli di Napoli”, non sono interessati alla nostra millenaria Storia ed Arte, ma a presentare copioni fritti e rifritti in salse diverse,  dei quali, sospetto che,  il pubblico è saturo.

    Che si abbia il coraggio e la volontà, di allargare le ricerche per  portare in scena, con gli attori attuali, anche quei bravi  Artisti che sanno essere  ottimi interpreti, anche di  storici autori e personaggi, tra i quali:

     Antonio Petito il grande Pulcinella che con le sue ingenue e pulite farse, meritò applausi di grandi e piccini, sino alla sua morte, sul palcoscenico del San Carlino al termine del terzo Atto “La dama bianca”.   

     Le canzoni dal repertorio di Armando Gill;  Nicola Maldacea con le sue macchiette; Beniamino Maggio con le sue famose interpretazioni, io ne ricordo due: “m’aggia curà e Ciccio Formaggio, che vidi al Santa Lucia;   Farfariello e le sue macchiette;  Nino Taranto con le sue riviste del dopoguerra in coppia con Dolores Palumbo e Eduardo Passerelli: “Dove vai nuvoletta” e “Com’era verde la nostra valle”. Il grande Totò con la sua più grande rivista “Bada che ti mangio”. Bisognerebbe anche dare più spazio ai lavori del grande Eduardo come: Le voci di dentro del 1948, Napoli milionaria del 1945, che sono documenti della storia di questa martoriata Città;  di Raffaele Viviani,  le canzoni di  Salvatore Di Giacomo;  ….E mi fermo qui,’ perché l’elenco sarebbe lunghissimo ed i fatti da scrivere  tantissimi. Sono certo che il pubblico, vecchio e nuovo, li apprezzerebbe, anche quello di nuova generazione, che per un pezzo, è stato assente nella nostra cultura, anche a causa della scuola, che nell’insegnamento della  nostra valida storia culturale,  ha fatto poco o nulla. Ciò è stato causa, che una larga fascia dei nostri ragazzi, sono stati  attirati dalla esterofilia,  particolarmente nella musica, verso la quale abbiamo ogni rispetto per quella di prestigio. Attualmente, molti ragazzi,    gradualmente stanno tornando ad apprezzare i valori dell’Arte Napoletana, dei nostri Artisti e, nella società, i valori della famiglia vista quale istituzione.

     

    Rino Napolitano, affrontò il palcoscenico da semplice Artista, divenendo poi prima un Artista impegnato, poi compositore, commediografo e regista dei  suoi lavori che presenta al suo pubblico, divenuto sempre più numeroso ed esigente. Da un buon artista, si vuole sempre di più. Egli, prima di portarli in scena,   studia i personaggi in tutti i particolari e,  mantenendoli nelle loro epoche e atmosfere, effettua ricerche anche su musiche, testi originali 0di canzoni, canovacci, li modifica,  vi aggiunge canzoni e musiche correlate, da lui arrangiate e cantate che, sotto la sua regia,  li rende di grande effetto scenico ed interesse delle platee.

    Non a caso, la Presidenza della storica scuola Pimentel Fonseca, ha selezionato per il 2 aprile p.v. una replica del lavoro “Masaniello” di Rino Napolitano, nello stesso Istituto, per far assistere la scolaresca ad uno spettacolo che fa riferimento ad un personaggio storico, che nel 1647,  fu  importante nella storia di Napoli; “Masaniello il lazzaro che sfidò il Vicerè.”

    La presenza di Rino Napolitano con il suo gruppo, rappresenta certamente, una valida ed apprezzata “chicca”,  nello spettacolo Artistico Culturale Napoletano.

     

    Mi è doveroso informare che se ho scritto lungamente di Rino Napolitano e del suo gruppo Lazzari e Briganti, è perché è l’ultimo spettacolo,  in ordine di tempo,  che ho osservato. Inoltre, ho preso spunto per esprimere la mia opinione sui tanti bravi artisti, che sono ignorati o trascurati da molti degli impresari che propongono spettacoli.  Come ho scritto di Napolitano, potrei scrivere di diversi altri Artisti, che meriterebbero  la stessa  attenzione.

    La nostra Napoli ed i suoi figli napoletani, l’Arte l’hanno nel sangue, ma bisogna saper cercare dove alloggia.

     Alberto Del Grosso

    Giornalista Fotoreporter

    Accademico di Alta Cultura Europa 2000

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