Salerno A Com&Te Garibaldi sfruttato

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“Un personaggio anticonformista, estremamente portato verso le comunicazioni di massa, che oggi potremo definire come abilmente costruito sotto il profilo mediatico”.

Questo il ritratto che di Giuseppe Garibaldi ha tracciato da Patrizia Laurano, autrice di Garibaldi fu sfruttato – Uso e abuso di un’icona nazionalpopolare (Effequ), ospite del secondo appuntamento della V edizione del Premio e rassegna letteraria Com&Te Comunicazione, giornalismo e dintorni. Ad ascoltare la docente della facoltà di Scienze della Comunicazione e di Scienze Umanistiche dell’Università la Sapienza di Roma, nel Salone delle feste del Social Tennis Club di Cava de’Tirreni, un folto pubblico composto da numerosi studenti delle scuole superiori cittadine che hanno rivolto all’autrice svariati quesiti sull’argomento.

“Garibaldi -ha evidenziato Laurano, rispondendo alle sollecitazioni venute da Pasquale Petrillo, ideatore e curatore della Rassegna letteraria, e dalla giornalista Tiziana De Sio– è la prima figura globale conosciuta non solo in Italia e che veniva accolto come oggi avviene per le rock-star”.

Al centro della sua azione, ha proseguito l’autrice: “l’anelito alla libertà ed all’indipendenza dei popoli. Sentimenti, questi, che Garibaldi aveva sviluppato nei suoi viaggi per mare. Di certo, è stato un uomo d’azione e non di pensiero; indeterminata, quindi, resta il suo pensiero politico”.

Presenti alla manifestazione il vicesindaco del comune di Cava de’Tirreni e consigliere provinciale Luigi Napoli, l’assessore comunale alla Pubblica Istruzione Vincenzo Passa, il consigliere comunale delegato alla Cultura Giovanni Del Vecchio, e Marisa Mirella Prearo, componente della Giuria.

“L’eroe dei due mondi –ha spiegato la Laurano- compì una vera e propria azione di marketing. Sulla sua figura circolavano, infatti, in Italia molte cartoline che ne recavano l’immagine ed il suo profilo venne tracciato da molti romanzieri. Egli stesso scrisse dei romanzi che, però, non ebbero molta fortuna editoriale, ma furono dettati soprattutto dalla consapevolezza che la scrittura lo portasse ad essere vicino al popolo”.

Un mito, quello di Garibaldi, sul quale hanno tentato di mettere la propria bandiera sia le camicie nere del regime fascista, sia i fazzoletti rossi della battaglia resistenziale.


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