FINI SCOMUNICA I FUGGIASCHI DI FLI: "SONO QUAQUARAQUÀ

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    ROMA –  Gianfranco Fini riposiziona Futuro e Libertà, collocando la sua creatura politica in una posizione di perfetta equidistanza sia dalla maggioranza di Berlusconi-Bossi che dalla «sinistra» di Bersani-Vendola-Di Pietro: tutti ugualmente colpevoli, a suo giudizio, di neo-conservatorismo visto che nessuno vuole davvero cambiare l’Italia. Le amministrative sono alle porte; l’emorragia dentro Fli si è fermata, ma potrebbe riprendere presto; e le elezioni anticipate ormai sembrano tramontate. Tre ottimi motivi che spingono il presidente della Camera a prendere le distanze dall’abbraccio ‘mortalè con il centrosinistra e a superare quell’anti-berlusconismo che ha contraddistinto la fase embrionale del partito futurista. Un riposizionamento che però scontenta tutti, scatenando le critiche bibartisan di Pdl e Pd, mentre l’Udc rimane enigmaticamente silente. L’aggiustamento di rotta Fini decide di darlo davanti alla platea della prima assemblea dei circoli di Fli. In prima fila c’è Adolfo Urso, che però non sale sul palco, mentre Andrea Ronchi non si vede. A preannunciare che qualcosa è cambiato ci pensa, come al solito, Italo Bocchino.

    È lo ‘spin doctor’ del presidente della Camera a chiarire che la sinistra resta un «avversario da battere». Ciò non significa, precisa, che non si possa discutere di «regole comuni», ma proprio le amministrative «dimostreranno che siamo usciti definitivamente dal berlusconismo, ma anche dall’anti-berlusconismo». Tocca a Fini prendere la parola. Che il bersaglio stavolta non sia solo il Cavaliere e chiaro fin dal principio: ogni volta che attacca Berlusconi, punta il dito anche contro la «sinistra». Su una politica veramente riformatrice, dice ad un certo punto, «il centrosinistra è in ritardo quanto Berlusconi». Anzi, affonda, «siamo in presenza di uno scontro fra due grandi assetti conservatori nel senso più deteriore del termine» perchè la parola d’ordine è «non cambiare niente». Insomma, «essere alternativi a questo centrodestra, non significa non essere alternativi anche ad una sinistra» che ha come unica «bandiera» l’antiberlusconismo. Ciò non vuol dire allinearsi ai desiderata del premier, ad esempio sulla giustizia.

    «Se e quando arriverà la riforma», dice, «valuteremo», mentre Carmelo Briguglio annuncia battaglia in Aula e Bocchino si scaglia contro il decreto sulle energie rinnovabili. Fini volge poi lo sguardo ai problemi interni. Dentro Futuro e Libertà, ammonisce, non ci devono più essere ‘falchì e ‘colombè, ma solo una sana competizione di idee pere risolvere i tanti problemi del Paese. Non rinuncia però ad un stoccata sulle defezioni: ora capisco meglio – dice citando Leonardo Sciascia – la differenza fra «uomini, ominicchi e quaquaraquà». Ma «quel che è stato è stato», aggiunge, avvertendo però i futuristi che ora li attende una traversata nel deserto: «Entrare in Fli non garantisce assolutamente nulla, almeno in questa fase, in termini di potere». Chi pensa di ottenere incarichi si metta il cuore in pace perché nella partita delle nomine «non contiamo nulla».

    Fonte.leggo

    scelto da michele de lucia

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