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Flora Beneduce: “L’8 marzo deve essere ogni giorno. Festeggiamo insieme riscoprendo la storia”
Vico Equense – Rami di mimose fiorite ci ricordano che a breve ricorrerà la festa delle donne. Un celebrazione, questa, che il “sesso debole”- sembra – non sa più interpretare. Dottoressa, lei è una donna impegnata in politica, è una professionista di riconosciuta competenza e una mamma premurosa. Che valore ha, per lei, il cosiddetto “women day”? L’8 marzo per me è una data. Un’occasione per ricordare le battaglie di emancipazione e il lungo processo che ha condotto la donna a vedere riconosciuti i propri diritti nel mondo occidentale. È una sorta di “luogo della memoria”. Non mi piace festeggiarlo. Non mi piace dovermi sentire donna una sola volta all’anno. La mia femminilità è nell’amore materno che so trasmettere ai miei figli, nella dedizione alla mia famiglia e alla mia professione, nella passione politica. Quindi non condivide le manifestazioni organizzate dalle e per le donne, sia a destra che a sinistra? Non mi piace che le donne debbano ancora sfilare per rivendicare la propria uguaglianza, per ribadire che il proprio corpo appartiene solo a se stesse o per gridare slogan contro la mercificazione della propria immagine. Cortei politicizzati e snobbismi culturali. Come festeggiare, dunque? Se lei pensa che per me la festa è trascorrere la serata con le amiche per assistere a spettacoli in cui a spogliarsi sono gli uomini, beh, si sbaglia. Non mi piace che le donne debbano ridursi a queste evasioni – becere – dalla normalità. Così, l’8 marzo diventa un giorno che non solo non esalta la dignità della donna, ma che, al contrario, la svilisce. La celebrazione di noi donne deve avvenire ogni giorno, nell’amore che sappiamo dare a chi ha fiducia in noi, a chi ci stima, a chi ci regala la propria presenza. Allora tutte a casa? Io ho pensato ad un’alternativa, che può unire le donne. Infatti, come ha scritto su Il Giornale Annamaria Bernardini De Pace, tutte devono poter essere certe di contare sull’accoglienza generosa di ogni altra donna, sola e con le altre. Devono poter sperare nel disinteresse politico e nell’altruismo operativo. Solo onorando, davvero, la sorellanza si può rimanere fiere di essere donna e accettare che continui a esserci un giorno a noi dedicato. Senza alcun imbarazzo, solo se con-diviso seriamente con tutte le altre. Qual è, quindi, l’ambito che può aiutare le donne ad entrare in empatia? La cultura. Per questo, io, insieme con le altre donne del Punto Pdl – Difensore civico della Libertà, ho lanciato una serie di eventi di cui il primo si terrà, per l’appunto, l’8 marzo. Si tratta di un ciclo di incontri dedicati agli statisti che hanno determinato le sorti del nostro Paese. Mi piacerebbe che diventasse un’iniziativa bipartisan. La sete di sapere e di conoscenza non ha etichette politiche.
(di Nancy De Maio, la foto è di Alessandro Savarese)
proposto da Michele Pappacoda

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