UNA TESTE A "CHI L´HA VISTO":LE GEMELLINE ERANO A COMO CON UNA DONNA» -FOTO/VIDEO

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     AJACCIO – E’ stata dedicata quasi interamente al caso delle gemelline svizzere scomparse la puntata di “Chi l’ha visto?” di mercoledì sera su Raitre. Oltre un’ora di trasmissione sul caso, con numerosi ospiti in studio, tra cui la madre delle due bimbe Irina Lucidi, e nuovi particolari sulla vicenda che sta impegnando le polizie di mezza Europa. La vicenda delle gemelline si intreccia, ora, con quella di un’altra persona scomparsa. In un fine settimana di meta gennaio, infatti, Matthias Schepp sarebbe stato visto in un paesino della provincia di Como in compagnia delle due figlie gemelle Alessia e Livia e una donna. La segnalazione è stata fatta da una signora al telefono alla trasmissione di RaiTre. Schepp, la donna e le bambine sarebbero stati visti vicino ad un negozio di giocattoli. La donna corrisponderebbe, secondo la segnalazione, a Katia Iritano, 27 anni, che è poi scomparsa il 25 gennaio da Montbovon (Svizzera), e sarebbe stata proprio lei a dire alla signora che ha segnalato l’avvistamento che le due bambine, che le avevano rivolto lo sguardo, erano gemelle. In studio da Morges (Svizzera) Irina Lucidi, la vedova di Schepp, ha soltanto commentato: «Dovrei vedere l’agenda, ma è possibile che in quel periodo Matthias fosse in un fine settimana in compagnia delle due bambine».

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    CHI E’ KATIA IRITANO Di Katia Iritano parla Swissmissing.ch, il sito della fondazione specializzata nella ricerca di persone scomparse nella Confederazione svizzera. Scomparsa dal 25.01.2011 da Montbovon, un paese del canton Friburgo, si legge nella scheda della donna, nata il 24.04.1983 e domiciliata a Bubenberg. Katia viene descritta come una donna «di corporatura snella, 170cm, occhi castani, capelli castano medio lunghi. Indossava una giacca e pantaloni da montagna scuri e portava un sacco da montagna. Parla italiano e francese».

    IL PUNTO SULLE INDAGINI Nessuna certezza, nessuna convinzione, nessuna prova certa se non che tutto inizia a San Sulpice in Svizzera e termina sotto un treno a Cerignola. Quello che ci sta in mezzo, ovvero la scomparsa delle gemelline di 6 anni svanite nel nulla, «è un enigma». Jacques Dellest, il procuratore di Marsiglia titolare dell’indagine sulla scomparsa di Alessia e Livia, ha radunato stamani attorno a un tavolo della Police national gli inquirenti italiani, svizzeri e francesi per fare il punto della situazione sul percorso di un labirinto che non sembra aver vie d’uscita. E al termine non dice altro che: «non abbiamo certezze, non abbiamo prove». Il nulla. Tutto, secondo Dellest, è ancora da verificare: il percorso che ha portato Matthias Schepp, il padre che ha sequestrato le due bambine il 30 gennaio, dalla Svizzera fino in Corsica e infine in Italia dove si è ucciso sotto un Intercity di passaggio a Cerignola. La presenza delle due bambine a bordo dell’auto fin dal primo momento. Le tracce biologiche nella cuccetta del traghetto che ha portato Schepp in Corsica e quelle sul traghetto che ha riportato l’uomo a Tolone. La veridicità dei testimoni che hanno visto le bambine vive in Corsica e quelle che hanno visto Schepp da solo o in compagnia di una donna bionda. Parleranno le analisi della polizia scientifica. Ma «bisogna attendere» dice Dellest cui fa eco il procuratore di Losanna, Pascal Gillieron: «Non siamo convinti di niente, non possiamo fare congetture su riflessioni che non poggiano su prove tangibili». Insomma, poco o nulla. Tanto che la polizia svizzera ha aggiunto un nuovo tassello al giallo: ora si cerca una vettura molto simile a quella di Matthias Schepp, «una macchina scura, grande di tipo break, immatricolata in Svizzera e simile all’Audi A6 del padre delle due gemelle che ha circolato in Corsica il 1 febbraio». La polizia del cantone di Vaud teme infatti che i testimoni che hanno detto di aver visto le gemelle sull’isola, possano essersi confuse proprio con gli occupanti di questo veicolo. Ma le gemelle sono vive o morte? «Tutte le ipotesi sono possibili, anche le più stupefacenti» dice Dellest. «Anche che le piccole non abbiano mai lasciato la Svizzera», ribatte Gillieron. Ipotesi. Ma tra le righe di quell’ affermazione, «bisogna aspettare», c’è forse la convinzione se non la certezza che le gemelline siano ormai morte. Servirà incrociare i dati, come hanno fatto stamani gli inquirenti, per ricostruire il passaggio a nord-est di Schepp? Servirà per ritrovare Alessia e Livia? Sono utili i reperti rilevati sull’auto di Schepp parcheggiata alla stazione di Cerignola per individuare quel percorso?. Il filo d’Arianna che conduce al cuore del labirinto sembra non esserci e quindi gli inquirenti proseguono le indagini a passi lenti. «Bisogna conoscere meglio quello che ha fatto Schepp nel suo periplo durante i 4 giorni compresi tra il 30 gennaio e il 3 febbraio, giorno della sua morte. Quello che c’importa sono le bimbe». Ma il tempo è quello che manca, se le bimbe sono vive. Comunque Dellest conferma che le indagini vanno avanti: vagliando le testimonianze a partire da quelle che parlano di complici e aspettando le risultanze della scientifica sulle pochissime tracce trovate, compreso il sangue sugli scogli della falaise a Macinaggio, a Cap Corse. Troppe zone d’ombra, dice Dellest, zone d’ombra che vanno risolte. Perchè l’unico dato certo è che Schepp si è lanciato sotto il treno e Alessia e Livia sono scomparse. E questo è poco, troppo poco

    fonte:leggo                 scelto da michele de lucia

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