Roma: Convegno dal titolo ´Quale terminologia per la bioetica? Undizionario per l´agenda politica´

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    Bioetica: un convegno per capire come il linguaggio della politica può piegare la verità ai propri scopi

    La bioetica è una delle tematiche più complesse e delicate della società contemporanea. Negli ultimi anni, soprattutto dopo i casi Welby ed Englaro, è entrata nell’agenda politica italiana diventando, di fatto, una componente fondamentale della comunicazione pubblica. Il dibattito politico è ormai intriso di bioetica e dei temi che segnano il confine sfumato, tra scienza, etica e morale.

    Aborto, fecondazione assistita, testamento biologico, donazione di organi o cellule staminali, sono argomenti che entrano a pieno titolo nell’attività legislativa, e che occupano, quindi, un ruolo chiave nel discorso politico quotidiano sulla bioetica. Un discorso che, però, è spesso contaminato da una terminologia sbagliata e fuorviante. Un linguaggio distorto, non solo a causa della scarsa conoscenza dei temi e dei termini scientifici, utilizzato da certa politica al solo scopo di confondere i cittadini e imprimere nella loro mente dei dubbi o inculcare nella loro testa idee sbagliate. Insomma un modo per manipolare l’informazione.
    Credo che gli argomenti citati non possano in nessun modo essere etichettati da un pensiero unico. Pertanto, se è vero che non esiste un detentore della verità assoluta, è anche vero che le idee di ognuno vanno tenute in considerazione e meritano un confronto. E poiché sono oltremodo contrario a chi vuole impormi le sue verità, credo che la politica debba affrontare questi temi nella maniera giusta e non certo usando quella che Italo Calvino definì “antilingua”. Fu proprio lo scrittore italiano ad usare questo termine quando nel 1965 scrisse che “l’antilingua non è altro che quell’italiano surreale che ha contagiato il nostro linguaggio quotidiano”. Un italiano mascherato, quindi, che cela dietro parole surreali una comunicazione che non può essere considerata tale, perché non dice la verità. La comunicazione è tale se veritiera, invece l’antilingua è il contrario della comunicazione, in quanto non comunica la verità delle cose. Così diventa, a seconda delle necessità, trasmissione di ideologie, strumento di persuasione, annullamento di significato, modo per piegare la parola a propri fini.

    E così va intesa l’antilingua politica nell’ambito della bioetica. Un linguaggio sbagliato e corrotto che tenta di colpire le coscienze, attribuendo alle parole falsi significati che indirizzano il consenso verso i propri fini. Un vero e proprio falso linguistico, organizzato scientificamente, che è proprio di un Stato che non ha più niente da dire e che, soprattutto, non vuole più sentire.

    Per queste ragioni, per l’esigenza ormai irrinunciabile di un confronto tra scienziati, bioeticisti e politici, abbiamo organizzato per il 31 gennaio 2011 un convegno dal titolo “Quale terminologia per la bioetica? Un dizionario per l’agenda politica”. Per offrire ai politici la possibilità di ascoltare i bioeticisti e discutere con loro sui problemi del linguaggio della bioetica e potere avere, così, una visione più completa di argomenti delicati e complessi e meglio elaborare le proposte legislative.

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