San Giorgio a Cremano (NA). Teatro Sanacore. "Ferdinando" di Annibale Ruccello.
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Successo in palcoscenico,
Sabato 22 Gennaio e Domenica 23 Gennaio 2011,
al TEATRO SANACORE
Largo Arso 39, San Giorgio a Cremano (NA)
dell’Associazione Culturale
Compagnia Teatrale “INCONTRI”
che ha presentato
“FERDINANDO”
commedia in due atti e quattro quadri
di Annibale Ruccello
con
MARINA BILLWILLER
RAMONA DI MARTINO
FRANCESCO IURLARO
DANIELE MOLINO
direttore di scena MARIELLA TORRICE
costumi BRUNA TASSI
luci/audio MARCO TOMMASELLI
scene LABORATORIO “INCONTRI”
Regia
FRANCESCO IURLARO
La compagnia stabile del Teatro Sanacore di San Giorgio a Cremano, diretta artisticamente da Francesco Iurlaro, ha portato positivamente in scena “Ferdinando”, un classico indimenticabile di Annibale Ruccello.
Mentre si va completando il processo di unificazione dell’unità d’Italia, in una decadente villa vesuviana, nei pressi di Ercolano, si è rifugiata una Baronessa borbonica per sfuggire ai nuovi invasori piemontesi, serrandosi nel letto e nel dialetto come segno di rifiuto del nuovo ordine che si è costituito e della sua cultura piccolo borghese. Ella è assistita da una cugina povera che svolge presso di lei l’ambiguo ruolo di infermiera/damigella di compagnia. Alle due donne fa quotidianamente visita un prete viscido, meschino ed opportunista che si divide tra un atavico servilismo borbonico e traffici con la nuova classe politica in ascesa. Tutto sembra immoto, irrimediabilmente intrasformabile, quando l’arrivo imprevisto di un giovane getterà lo scompiglio nella villa, facendo emergere violentemente, come dal cratere di un vulcano, il fuoco che covava sotto la cenere. L’aspetto più interessante del testo è la messa in evidenza dei rapporti intercorrenti tra i quattro personaggi i quali, a causa dell’isolamento dal mondo esterno, rompono con ogni regola e convenzione. Dai loro rapporti emergono: amori e odi, bramosie sessuali e rancori, tenerezze e gelosie/vendette; il tutto espresso in un linguaggio crudo, forte, violento, ricco, tanto da assurgere a dignità di vera lingua. Il significato metaforico dell’opera risiede nel confronto tra due generazioni: una (rappresentata da Clotilde) legata al passato e depositaria di una memoria storica che condiziona fortemente il presente, l’altra (rappresentata da Ferdinando) senza memoria, priva di valori e completamente svincolata dalla propria storia, intenta unicamente a soddisfare le esigenze materiali della vita.
Info:
081 2565178