Influenza: attenzione agli sbalzi di temperatura

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Redazionale Penisola sorrentina. In questa stagione è facile passare di colpo dal caldo al freddo e viceversa. Gli sbalzi di temperatura vanno invece evitati con attenzione per prevenire i malesseri di stagione.

Anche se all’inizio di luglio aveva messo a letto circa 40.000 italiani con sintomi respiratori, febbre alta, disturbi gastrointestinali, ormai ne avevamo accantonato il pensiero grazie all’estate e alle vacanze. Invece, ecco riapparire una sgradevole compagnia: l’influenza.

I virus implicati in queste sindromi sono diversi. A parte quelli della canonica influenza stagionale – la vera influenza – ci sono tutti i parainfluenzali, adenovirus, coronavirus, ecc. Generalmente un po’ meno aggressivi.

Ma tant’è, il malessere è lo stesso. Se poi si aggiungono i disagi del riadattamento alla stagione fredda e alla quotidianità di lavoro, famiglia e via dicendo, anche i più banali sintomi da raffreddamento possono diventare davvero molesti.

Se il termometro scende in picchiata

Virus e batteri hanno dalla loro il clima altalenante. Gli sbalzi di temperatura, infatti, spianano la strada ai germi rendendo meno efficienti le difese di prima linea di cui l’organismo dispone.

Le vie respiratorie, proprio perché esposte di continuo ai numerosi microrganismi presenti nell’aria, possiedono un valido sistema di protezione capace di bloccare e allontanare gli intrusi prima che possano far danni.

Il tessuto di rivestimento di trachea e bronchi è costituito da cellule dotate di propaggini simili a ciglia che effettuano costantemente movimenti di tipo oscillatorio (cellule ciliate) e da cellule che secernono una sostanza viscosa (cellule mucipare).

Il muco prodotto da queste ultime forma sulla superficie un sottile strato appiccicoso che serve a intrappolare le particelle estranee (polveri, germi) che penetrano con l’aria inspirata, e il movimento ciglia della altre cellule lo sospinge l’esterno.

In tal modo, si impedisce che le sostanze estranee inalate raggiungano i polmoni. Questa funzione della mucosa respiratoria è definita “clearance” (termine inglese che significa pulizia) mucociliare.

Il classico “colpo di freddo”, al quale si può essere esposti nei passaggi di stagione per le variazioni termiche naturali oppure in pieno inverno per l’eccessiva differenza di temperatura tra gli ambienti interni e l’esterno, ha l’effetto di compromettere il funzionamento delle cellule della mucosa respiratoria, facilitando così la vita ai microbi.

Un mal di gola intempestivo non è, però, l’unico guaio che un brusco abbassamento della temperatura. Può portare con sé dolori articolari, contratture muscolari (come il torcicollo), crampi addominali, mal di testa, nevralgie e persino paralisi temporanea del nervo facciale (che blocca i muscoli del viso dal lato colpito). Soprattutto quando l’esposizione al freddo è improvvisa e intensa.

E se subisce un’impennata

In compenso, tenere il riscaldamento a mille fa altrettanto male. Debolezza, senso di intontimento, vertigini, crampi muscolari ne possono essere le conseguenze. Dipendono dall’impossibilità dell’organismo di adattare in fretta la propria temperatura interna quando quella esterna è molto alta.

I meccanismi di termoregolazione che il nostro corpo ha a disposizione – la dilatazione dei vasi sanguigni superficiali e la sudorazione – consentono normalmente di compensare le variazioni termiche dell’ambiente e di disperdere attraverso la cute il calore in eccesso. Ma in alcune condizioni possono non essere abbastanza per tenere il passo con un innalzamento improvviso della temperatura.

E, oltre tutto, se l’aria non è opportunamente umidificata, si aggiunge uno stato di disidratazione che può indurre un’altra serie di disturbi se non si beve a sufficienza, indebolendo l’organismo.

Soprattutto nei soggetti nei quali i meccanismi di termoregolazione sono meno efficienti, come gli anziani e i bambini piccoli – che, inoltre, vanno più facilmente incontro a disidratazione – e per i soggetti con malattie croniche (soprattutto respiratorie e cardiovascolari).

Le strategie per proteggersi

In considerazione dei picchi di temperature (alte estive e basse invernali) e di umidità verificatisi nell’ultimo decennio, a partire dal 2004 il Ministero della Salute predispone ogni anno uno specifico programma di prevenzione dei rischi sanitari legati alle ondate di calore estive, ma ancora non c’è lo stesso per i grandi freddi.

Nell’impossibilità di influire sugli eventi meteorologici, possiamo comunque cercare di salvaguardarci dagli effetti avversi delle esuberanze e degli sbalzi e termici.

Tra i provvedimenti basilari: scegliere l’abbigliamento che permetta di essere riparati dal freddo quando si è all’esterno o in ambienti non riscaldati, me che consenta di “alleggerirsi” quando si soggiorna in ambienti riscaldati.

Adeguare, per quanto possibile, il livello di attività fisica alle condizioni climatiche; evitare i trasferimenti bruschi tra ambienti con temperature molto diverse; adottare un’alimentazione nutriente e varia; assumere liquidi (acqua, succhi di frutta) ed eventualmente sali minerali in quantità almeno sufficiente a compensare le perdite dovute al troppo secco causato dai riscaldamenti.

 

 

 

Dr. Giuseppe De Simone

 

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