Salerno. «La camorra nelle aziende agricole» Dopo la crisi, la Piana del Sele nel mirino

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L’allarme lanciato dall’assessore regionale Amendolara: «Hanno comprato terreni in tutta la provincia»

 SALERNO — Aziende agricole salernitane controllate dalla camorra. Che sceglie i terreni abbandonati della Piana del Sele e della provincia di Salerno per vestire i panni degli imprenditori. E sfrutta il momento di crisi in cui versano le aziende per impossessarsi delle imprese dimesse e riciclare denaro sporco. L’allarme è stato lanciato ieri, martedì, dall’assessore regionale all’Agricoltura, Vito Amendolara, dinanzi alla III commissione sui beni confiscati presieduta da Antonio Amato. Il componente della giunta Caldoro descrive un quadro inquietante di quello che è il maggiore settore redditizio della Piana del Sele. «Le aziende agricole abbandonate a causa della crisi — ha denunciato Amendolara — vengono acquisite da soggetti che nulla hanno a che fare col mondo imprenditoriale, soprattutto nella Provincia di Salerno». E il rischio è che anche dietro chi chiede la gestione dei beni confiscati ci sia sempre la camorra. «Bisogna lavorare innanzitutto per la prevenzione di queste possibili infiltrazioni in sinergia con Camere di Commercio, associazioni imprenditoriali e parti sociali» è la ricetta dell’assessore.

Se ci sia o meno la camorra dietro i terreni e le serre della Piana del Sele, il segretario provinciale di Salerno della Confederazione Italiana Agricoltura, Domenico Oliva, non può dirlo. «Non sono un magistrato— premette— anche se, ormai, è notorio l’aumento esponenziale dei prezzi dei terreni e lo sfruttamento di manodopera fittizia per ottenere le indennità dell’Inps». Ma il segretario provinciale della Cia conferma anche che, soprattutto negli ultimi due anni, c’è stato una notevole dismissione di aziende e un ridimensionamento delle imprese agricole. Soprattutto nel comparto ortofrutticolo. Dove, parecchie imprese produttrici di ortaggi e frutta, adesso, si sono trasformate in aziende che producono prodotti di quarta gamma. Dunque, se la denuncia di Amendolara è vera e i dati posseduti dalla Cia di Salerno si incrociano perfettamente con l’allarme lanciato dall’assessore di Palazzo Santa Lucia, allora bisogna subito correre ai ripari. Con un investimento che va dagli otto ai dieci milioni di euro che vada in soccorso degli imprenditori agricoli in difficoltà e eviti alle organizzazioni criminali di allungare i propri interessi economici sul comparto agroalimentare.

«Entro 10 giorni— ha ribadito Amendolara — ripartiranno i bandi Psr nei quali sia la misura 121 che quelle di primo insediamento potranno avere una importante ricaduta per il riutilizzo dei beni confiscati». A questi fondi si affiancheranno il miliardo di euro del Fesr 2011-2012 e i 190 milioni dei Piani integrati di filiera. «Ma — ha aggiunto l’assessore — sull’intera questione creerò una task force di tecnici esperti per predisporre percorsi agevolati, compatibili e soprattutto fruibili». Intanto, dopo la proposta lanciata da don Pierino Ciotti dal programma di Fazio e Saviano “Vieni via con me” sulla “mozzarella della legalità”, la prima risposta è arrivata proprio dall’azienda regionale Improsta che si trova nella Piana del Sele.

L’Improsta, infatti, metterà a disposizione per 6 mesi il latte necessario alla produzione, ed in attesa del completamento del caseificio, i soci della cooperativa “Le terre di Don Peppe Diana” potranno ultimare il periodo di formazione e iniziare la produzione delle prime mozzarelle della legalità all’interno della stessa azienda regionale.

Angela Cappetta Il Corriere del Mezzogiorno
01 dicembre 2010

scelto da Michele Pappacoda

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