Via libera del consiglio dei ministri al Piano Sud. Tremonti: metà aliquota per i capitali investiti

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    di Carmine Fotina
    Opere e interventi in tempi certi oppure scatterà la nomina di un commissario straordinario. È uno degli elementi centrali del piano Sud appena approvato dal consiglio dei ministri. Ieri il governo ha presentato le linee guida alle parti sociali e agli enti locali, si è discusso del documento programmatico sugli otto punti per il rilancio del Mezzogiorno e si è delineato il percorso per metterlo in atto: due decreti in attuazione del federalismo fiscale, una delibera Cipe sui fondi, un decreto legislativo sugli incentivi.

    In particolare, sul tavolo dei ministri oggi sono arrivati il decreto interministeriale sulla perequazione infrastrutturale (articolo 22 della legge 42/2009 sul federalismo) e il decreto legislativo sulle «risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali». La bozza di quest’ultimo decreto trasforma il vecchio Fas in “Fondo per lo sviluppo e la coesione”, che insieme ai fondi strutturali europei e ai relativi cofinanziamenti nazionali dovrà alimentare i prossimi piani pluriennali (dopo il 2013). Il fondo è finalizzato a finanziare «progetti strategici, sia di carattere infrastrutturale sia di carattere immateriale, di rilievo nazionale, interregionale e regionale».

    Si fa riferimento a «obiettivi e risultati quantificabili e misurabili», anche per il profilo temporale. Nasce il «contratto istituzionale» tra le amministrazioni competenti, cui possono partecipare anche i concessionari di servizi pubblici. Il contratto prevede «il definanziamento anche parziale degli interventi ovvero la attribuzione delle relative risorse ad altro livello di governo». Nella bozza si legge che, «in caso di inerzia o inadempimento delle amministrazioni pubbliche» (ad esempio mancato rispetto delle scadenze) il governo esercita il potere sostitutivo ai sensi dell’articolo 120 della Costituzione «anche attraverso la nomina di un commissario straordinario».

    In una delle prime versioni del decreto circolava anche una quantificazione del fondo, «non meno dello 0,4% e non più dello 0,6% del Pil» previsto nell’intero periodo di programmazione; e una nuova responsabilità del fondo che passerebbe dallo stato di previsione del ministero dello Sviluppo a quello dell’Economia. Entrambi i punti sarebbero però stati stralciati. Meno ricca la bozza del decreto sulla perequazione infrastrutturale. In questo caso, infatti, si fissano soprattutto dei principi: l’obiettivo è «ridurre il deficit di dotazione infrastrutturale» tra le aree più sviluppate del paese e quelle deboli. Entro 90 giorni dalla pubblicazione del decreto, i ministri competenti completano «la ricognizione degli interventi necessari all’avvio della fase di riduzione» del gap.

    L’illustrazione alle parti sociali è stata coordinata dal ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto, che dalla scorsa estate ha assunto anche le competenze sulla politica di coesione territoriale e la delega sul piano. Il premier, Silvio Berlusconi, ha parlato di un «problema nazionale» per il quale bisogna concentrare «i fondi su iniziative strategiche». Fitto ha messo in luce tra le linee guida «la concentrazione degli interventi su poche e rilevanti questioni, l’imposizione di regole e condizioni preliminari all’impiego delle risorse», mentre il titolare dell’Economia Giulio Tremonti parla di un «lavoro del governo che si è previsto di inserire in previsione del semestre europeo come parte qualificante». Tremonti ha anche preannunciato che per la Banca del Sud, parte integrante del piano, i tempi sono maturi: martedì arriverà l’offerta di acquisto di Mediocredito Centrale da parte di Poste e Bcc.

    Giudizi sostanzialmente positivi dalle parti sociali, in attesa però di vedere i primi atti concreti (ieri tra l’altro, a margine dell’incontro, si è svolto un tavolo a tre Berlusconi-Marcegaglia-Bonanni sulla situazione economica del paese). «Bene la concentrazione degli aiuti, la cabina di regia e la razionalizzazione delle risorse» commenta la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che si sofferma anche sulla previsione di aiuti automatici per le imprese: «Sono importanti ma – sottolinea – serve aprire un negoziato con la Commissione europea». Commenti positivi anche da Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil) mentre Susanna Camusso (Cgil) resta molto cauta: «Si è parlato di 75-80 miliardi tra tra fondi precedenti e nuove programmazioni ma attendiamo di capire se i titoli si trasformano in procedure concrete». Stefano Fassina, responsabile economico Pd, sollecita chiarimenti sulle risorse: «Esistono soltanto in termini di competenza, non in termine di cassa». Divise le regioni: buon passo secondo quelle di centro-destra (Campania e Calabria), critiche la Puglia e la Basilicata.

    fonte:sole24ore                scelto da michele de lucia

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