DEPUTATO IDV, SACCHETTO-DI RIFIUTI IN AULA: ESPULSO

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    Franco Barbato dell’Idv porta nell’Aula della Camera un sacchetto di immondizia. Il presidente Gianfranco Fini lo richiama all’ordine due volte e lo espelle dall’Aula sospendendo la seduta invitando i deputati questori a far eseguire la sua disposizione. Dai banchi di maggioranza verso il deputato dipietrista è stato urlato «Buffone, buffone».

    VENDOLA: GOVERNO RISPETTI IMPEGNI «È insopportabile qualunque atteggiamento che non consideri la questione rifiuti in Campania una tragedia nazionale e mette tristezza il moralismo ipocrita di quella parte del nord che ha gonfiato il sud di rifiuti tossici speciali e che oggi parla in termini etnici-territoriali». Il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, pochi minuti prima dell’inizio dell’incontro tra Governo e Regioni sul problema dei rifiuti, attacca, e al tempo stesso si dice pronto alla solidarietà nei confronti della Campania a patto però che il governo mostri «leale collaborazione». «Noi non abbiamo mai fatto mancare la nostra solidarietà», ha proseguito Vendola, il quale ha ricordato che nel 2008 la Puglia ha dato una mano prendendosi 50 mila tonnellate di rifiuti campani e prima ha fatto lo stesso quando c’era il governo Prodi. «Il governo – ha chiarito – non ha rispettato nessuno degli impegni che si era assunto con un protocollo sottoscritto con la Puglia. Ma se dovesse rispettare impegni presi nel 2008 non mancheremo di dare il nostro contributo nuovamente». Insomma, Vendola esprime solidarietà «ma rivendico uno stile che si esprime con il principio della leale collaborazione che il governo non ha avuto finora. Se farà questto atto di riparazione non ci saranno problemi ad accogliere i rifiuti campani». In particolare, Vendola ricorda che era stato garantito un contributo economico di 5 milioni di euro per un territorio in difficoltà con lo smaltimento «ma questi soldi non sono mai arrivati». «L’altro punto è politico – ha concluso – se la Puglia riesce a prendersi altre 50 mila tonnellate al giorno di rifiuti qualche ministro dovrebbe evitare che dire che la situazione in Puglia è come quella in Campania e in Sicilia. Voglio che mi dicano che la Puglia non è in emergenza, allora mi prenderò i rifiuti campani».

    COSENTINO A PALAZZO GRAZIOLI Il coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino è stato ricevuto a Palazzo Grazioli dal premier Silvio Berlusconi. Nel primo pomeriggio Cosentino prenderà parte ad una riunione con il governatore della Campania Stefano Caldoro e il resto dei parlamentari partenopei del Pdl per discutere la questione dei termovalorizzatori. Non si esclude che nella riunione con il cavaliere non si affronti il «caso Carfagna».

    LA RUSSA: GOVERNO TECNICO? PER NOI UNA PACCHIA «Se siamo in grado di svolgere il nostro lavoro dobbiamo andare avanti, altrimenti andremo a votare, se ce lo lasceranno fare». È di questo avviso il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, che affronta anche temi politici nel corso della sua visita ai militari italiani in Afghanistan. «Con un governo tecnico – afferma – prenderemmo un punto al giorno, riscopriremmo il gusto di fare politica e loro si spappoleranno, ma io ho fiducia in Napolitano. Un governo tecnico – conclude La Russa – sarebbe una iattura per l’Italia».

    PISANU: NO A ELEZIONI ANTICIPATE «Fermamente contrario» a elezioni anticipate perchè teme «il cozzo tra crisi politica e crisi economica, la ‘tempesta perfettà nel nostro Paese», Giuseppe Pisanu vede la possibilità che la legislatura vada avanti con un premier diverso da Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, dice in una intervista al Corriere della Sera, «è per volontà degli elettori il regista e il primattore di questa stagione politica. Può fare entrambe le parti o sceglierne una sola. Dipende da lui». Escludendo un governo guidato da lui, Pisanu invita il premier a non scegliere «la via di fuga di elezioni anticipate» perchè se si andasse al voto «il primo sconfitto sarebbe Berlusconi», con le urne che premierebbero «le ali estreme». Alle Camere il 14 dicembre il premier deve allora «riproporre un patto di legislatura» che comprenda anche «il partito di Casini» e «si apra a una positiva competizione politica con i partiti di centrosinistra», dicendo però «tutta la verità sulla gravità della crisi e sul rischio di cedimento strutturale dell’Italia». Il rischio, spiega, è quello di diventare «un Paese di serie B», se oltre alla crisi economica, non si mette mano a declino della famiglia e delle nascite, degrado dell’ambiente, dissesto del territorio, divario Nord-Sud, incrinatura dell’unità nazionale. Confindustria e sindacati dimostrano che si può «lavorare tutti insieme per un nuovo patto sociale all’insegna del bene comune». Emma Marcegaglia «ha senso responsabilità politica» come Cisl e Uil e «da Susanna Camnusso avremo sorprese positive». Per Pisanu la via d’uscita non è nè a destra, nè a sinistra,nè al centro: «gli schemi politici dell’800e anche le semplificazioni più recenti del bipolarismo servono a poco. Serve invece mobilitare le energie migliori intorno ad un progetto comune per uscire dalla crisi e proporre agli italiani l’idea di un futuro dignitoso». Secondo Pisanu, inoltre è necessaria una nuova legge elettorale che «rafforzi il potere degli elettori e elimini quel premio assurdo in virtù del quale la minoranza più forte può prendere la maggioranza assoluta dei deputati, sconvolgendo l’esito generale delle elezioni». Anche Fini e Casini, aggiunge, «se cessano i toni perentori e gli aut-aut da una parte e dall’altra», hanno posizioni «che possono tranquillamente procedere in questa direzione».

    UDC NEL GOVERNO, NO DI MARONI Dopo il premier Silvio Berlusconi, anche Bruno Vespa prova a mettere intorno ad un tavolo gli ex alleati Roberto Maroni e Pier Ferdinando Casini. Ma le distanze, espresse alla presentazione dell’ultimo libro del giornalista Rai, restano abissali: dall’unità d’Italia alla legge elettorale fino ad arrivare a scenari più immediati. In caso di crisi di governo, il ministro dell’Interno vede «difficile» un allargamento della maggioranza all’Udc anche se ammette che, se Berlusconi volesse, la Lega non potrebbe opporsi. «Noi non facciamo il tappabuchi di nessuno, restiamo sereni all’opposizione», ribatte Casini. Difficile immaginare che, anni dopo, Lega e Udc possano tornare a essere alleati di governo. Basta ascoltare le prime parole, durante la presentazione del libro di Vespa, per capire che le strade sono ormai separate. Maroni affida ai posteri il commento se «l’unità di Italia fu una scelta utile» ma si compiace che, da quando c’è il Carroccio, «il dibattito politico sia maturato e oggi non è un attentato alla Costituzione parlare di forme diverse di Stato». Tesi diametralmente opposta quella di Casini per il quale in Italia c’è un odioso clima di separatismo« alimentato anche dal dibattito politico. La domanda delle domande, ovvero l’ingresso dell’Udc per rafforzare la maggioranza dopo il voto di fiducia del 14 dicembre, diventa un siparietto tra i due. Vespa chiede a Casini se l’Udc sarebbe disposto ad entrare nell’esecutivo se il governo incassasse la fiducia e Casini ironizza: »prima deve chiedere l’autorizzazione alla Lega. Chiedi a Maroni, credo di no«. Il ministro manda la palla in campo avverso: »Mi pare che Casini abbia una pregiudiziale sulla Lega, mi sembra difficile e poi noi siamo semplici e quindi chi vince le elezioni governa, chi perde sta all’opposizione«. Più tardi il ministro dell’Interno mitigherà la contrarietà: »’Noi leghisti siamo contrari ma se Berlusconi dopo la fiducia vuole allargare la maggioranza noi non possiamo impedirglielo, ma dubito che qualcuno si aggreghi«. Casini, d’altra parte, si era già affrettato ad assicurare che l’Udc non fa il »tappabuchi« per sostituire Gianfranco Fini. La grossa coalizione, rilanciata dal leader centrista, che va da Berlusconi a Bersani, ha un’altra ratio: »A questo Paese serve una fase di armistizio ma Berlusconi ritiene di essere autosufficiente e ne prendo atto. Il rischio se si va a votare è che non si ha una maggioranza certa e dopo sei mesi siamo punto da capo«. Non la pensa così Maroni che ribadisce che, in caso di fiducia »molto fragile«, l’unica soluzione sono le urne e la Lega »vincerà con qualsiasi legge elettorale«. E se il leader centrista sostiene con forza la necessità di un governo di armistizio, Maroni lo smantella, passando in rassegna le varie ipotesi in circolazione. »In primo luogo escludo – afferma il ministro – che ci sarebbe nessuno del Pdl e della Lega disponibile a ricevere l’incarico di premier. Se invece prevalesse lo schema Ciampi, ovvero di un tecnico, porterebbe in Parlamento una manovra di lacrime e sangue e il Pdl e la Lega non potrebbero che rappresentare il malumore della gente«.

    MARONI: FEDERALISMO? AVANTI ANCHE CON CRISI DI GOVERNO Avanti con il federalismo anche in caso di crisi di governo. La Lega, con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, ribadisce il proprio imperativo: «resistere» per conquistare la riforma anche in caso di crisi o elezioni anticipate e «poi succederà quel che deve succedere». Il Carroccio, che da sempre indica la via del voto a marzo come preferibile rispetto a un governo che dal 14 dicembre sia costretto a vivere alla giornata, guarda con scetticismo ai prossimi giorni: «non so neanche se riusciremo a fare il decreto di fine anno», allarga le braccia le Maroni. Ma il federalismo, quello, deve andare in porto. E allora al prossimo Consiglio dei ministri un pezzettino del Piano del Sud che verrà presentato dal ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, sarà rappresentato dal decreto del federalismo per la perequazione infrastrutturale. Mentre il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ha già pronti gli ultimi due decreti della riforma, quello sui premi e le sanzioni per gli enti locali e quello sull’armonizzazione dei bilanci dei vari livelli di governo. Domani, poi, il governo incontrerà le Regioni per discutere del decreto sui costi standard della sanità ma anche, a ricasco, dei tagli che li hanno riguardati nell’ultima manovra finanziaria. La richiesta dei governatori è quella di incontrare direttamente il ministro del Tesoro Giulio Tremonti, ma non è certo che questo possa avvenire già domani. Intanto dal presidente della Camera Gianfranco Fini arriva la richiesta che la riforma sia inquadrata in una cornice complessiva che comprenda anche un restyling dell’articolo 117 della Costituzione: ovvero, per tradurre, portare a termine il ddl sul Codice delle Autonomie, fermo da tempo al Senato dopo l’ok della Camera. Nel frattempo procede l’iter del decreto sul fisco comunale in esame in commissione bicamerale per il federalismo fiscale e che contiene, tra l’altro, la facoltà per i locatari di optare, dal prossimo anno, per la cedolare secca al 20%. Una misura che, però, secondo una simulazione dei tecnici della Camera comporterebbe per il prossimo anno un minor gettito per 525 milioni che non verrebbe compensato dai 440 milioni in più che vengono stimati dall’emersione del nero che dovrebbe comportare questa nuova imposta. Per quanto riguarda, invece, l’imu, l’imposta municesprime solidarietà Þcreto, dovrebbe mettere insieme una serie di tasse comunali a partire dal 2014, i tecnici del Tesoro stimano che essa dovrà coprire un gettito pari a 11 miliardi e mezzo. Dovrà, infatti sostituire 1 miliardo e 545 milioni provenienti dall’Irpef sui redditi fondiari relativi a immobili non locati; 79 milioni dall’addizionale regionale Irpef; 26 milioni dall’addizionale comunale Irpef e 9 miliardi e 920 milioni dall’Ici.

    fonte:Leggo                scelto da michele d elucia

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