COSTA D´AMALFI: MORALITA´ ED ETICITA IN POLITICA

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    Qualche settimana fa il Cardinale Crescenzio Sepe ha lanciato un forte allarme per il degrado di Napoli, di cui l’emergenza rifiuti è il più vistoso simbolo, anche se non il solo, che ci espone  alla vergogna del mondo intero. E nell’omelia ha proseguito con un accorato appello a riscoprire, praticare ed esaltare i “valori etici”.

    Gli ha fatto eco, da par suo, Aldo Masullo, intellettuale di spessore, coscienza critica del mondo laico, filosofo dalle intuizioni felici.Che l’Arcivescovo di Napoli, riflette Masullo, abbia usato non la parola “moralità”, ma “eticità”, è un segno forte. La moralità, infatti, è la semplice conformità alle regole, il loro rispetto alla lettera. L’eticità è molto di più, è il riempire questo rispetto di appassionata “cura” per ogni bisogno collettivo ed individuale, l’attenzione a fare dell’applicazione delle regole non soltanto un esercizio di legalità, ma uno strumento di responsabile rispetto della vita dei cittadini. Le riflessioni dell’uno e dell’altro, del cardinale e del filosofo, dell’uomo di chiesa e del laico, si inserivano, con autorevolezza, nel dibattito in atto sul futuro di Napoli, dove già infuria la campagna elettorale per le elezioni amministrative. Nelle riflessioni dell’uno e dell’altro non mancano elementi di lungimiranza. Non basta per una città essere ben curata – e Napoli, oltretutto, non lo è – ma di una città che si ama occorre preparare il futuro. E le sventure di Napoli non consistono tanto nelle pesanti inadempienze del passato quanto nell’assenza di volontà di futuro. Napoli, conclude Masullo, non è nè un’antichità da conservare, nè una bottega da sfruttare, ma un futuro civile da curare con onesta dedizione e audace spirito costruttivo.

    Le riflessioni di Sepe e di Masullo mi hanno riportato all’attualità della Costa di Amalfi, non tanto perchè quel che succede a Napoli influenza di riflesso l’intera regione, soprattutto per l’immagine negativa che imbratta e sfregia l’intero territorio campano sui mercati turistici nazionali ed esteri, ma anche perchè nella nostra Costiera si vive lo stesso clima di campagna preelettorale in due città simbolo dell’Italia turistica nel mondo: Amalfi e Ravello, le cui sorti nell’immediato futuro vanno ben al di là dei loro rispettivi recinti municipali. Mi sorge il fondato sospetto, però (anche se vorrei tanto sbagliarmi), che Amalfitani e Ravellesi non abbiano piena consapevolezza della posta in gioco, se danno fiato alle trombe delle polemiche paesane, consumando il meglio delle loro energie nelle contrapposizioni infruttuose piuttosto che impegnarle in dibattiti fecondi a costruzione di futuro. L’una e l’altra sono “città d’arte” nell’accezione piena che gli studiosi del Turismo danno al termine. Eppure gli aspiranti amministratori non mostrano di averne consapevolezza. Tralascio Ravello, a cui mi ripropongo di dedicare un’analisi a parte, e concentro la mia attenzione su Amalfi.

    Parto da una premessa: la città non ha quasi mai dedicato particolare attenzione al TURISMO CULTURALE. Eppure investire in cultura era ed è un suo dovere per tutto quello che ha significato e significa sul piano della storia e dell’arte, nell’immaginario collettivo nazionale ed internazionale, che ieri la salutò regina dei mari e punto di riferimento dell’intero Mediterraneo ed oggi la sente e vive, nonostante le vistose slabbrature, cartolina ineguagliabile di bellezza dell’Italia. INVESTIRE IN CULTURA è, perciò, un dovere inderogabile, cancellando per sempre la stupida convinzione che la cultura non è roba che si mangia, come ha affermato incautamente qualche ministro di questa colorata e sbracata corte dei miracoli che ci governa. La cultura, invece, è bene da monetizzare, che incide, e notevolmente, anche sul piano più strettamente economico, perchè crea occupazione, fa nascere nuove professioni e getta le basi di ampie e feconde prospettive di futuro, dal momento che riscopre e fa rivevere cuore ed anima antica di un territorio. Agli scettici consiglio di leggere una bella indagine di Federculture sul tema, con la quale è scientificamente provato, inoppugnabili dati statistici alla mano, che ogni euro investito nel settore cultura ne produce cinque.

    Amalfi ha solo l’imbarazzo della scelta per stendere un serio e credibile programma di investimento a breve ed a medio termine per valorizzare il suo straordinario ruolo di città d’arte e, conseguentemente, di cultura: Il Duomo e le tante chiese di epoche e stili diversi, gli Arsenali che ne narrano gloria di repubblica marinara, le piazze che furono testimoni di dogi illuminati, di mercanti intraprendenti e di una classe gentilizia colta e raffinata, il compatto centro storico che anche nella toponomastica reitera pagine di grande storia di nobili e di popolo minuto, di musicisti e poeti, di ecclesiastici esperti nell’arte della diplomazia e di dame  e cavalieri. Una serie di “legende” artistiche con notizie di prima mano all’imbocco di ogni piazza, via o vicolo costituirebbe uno stimolo alla scoperta non priva di belle sorprese e sarebbe un contributo di non poco conto sulla strada della destagionalizzazione e diversificazione dell’offerta. La creazione di una Fonfazione o di un organismo similare che abbia come finalità questa emersione della città dimenticata o, comunque, poco valorizzata, sarebbe già una bella prova di impegno civile per quanti aspirano al governo della città. E, a tal proposito, mi sia consentito un appunto da osservatore esterno, ma innamorato, di Amalfi. Leggo della folta schiera di aspiranti sindaci, tutte ambizioni legittime, per carità. Però vorrei consigliare MISURA, SOBRIETA’, RESPONSABILITA’. Nello stato in cui versa, al limite del degrado che non merita e con le vistose ferite alla sua bellezza, Amalfi avrebbe bisogno di una sorta di GOVERNO DI SALUTE PUBBLICA E DI RESPONABILITA’ CIVICA per una necessaria e non più procrastinabile ripartenza. TUTTI UNITI PER UN PATTO CON LA CITTA’ E PER LA CITTA’ ha scritto recentemente Andrea Cretella su questo giornale. E’ un appello da non lasciare cadere nel vuoto nel metodo e soprattutto nello spirito della proposta.

    E sarebbe un modo per dare prova di un atto d’amore per la città ed il suo futuro. Ma, tanto pe tornare da dove sono partito, sarebbe anche una bella testimonianza di MORALITA’ e di ETICITA” nell’accezione che il cardinale Sepe ed il professore Masullo hanno dato ai termini. Sarebbe ancora una bella iniezione di fiducia ai tanti giovani demotivati e un pò incattiviti contro la generazione dei padri, come registra il bell’articolo del bravo Cristian De Iuliis ancora in rete su questo giornale.

    Giuseppe Liuccio

    g.liuccio@alice.it


     

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