POMPEI, POLEMICHE DOPO IL CROLLO. BONDI: SE SONO RESPONSABILE MI DIMETTO

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Dopo l’ira del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un sopralluogo di tecnici a Pompei, nella ‘Schola armaturarum’ crollata ieri, guidati dalla soprintendente Jeannette Papadopoulos ed il direttore generale del ministero Stefano De Caro. A Pompei intanto prosegue regolarmente il flusso dei visitatori. Numerosi gli autobus di turisti italiani e stranieri.
«Se avessi la certezza di avere responsabilità in quanto accaduto mi dimetterei. Ma rivendico invece il grande lavoro fatto». Lo ha detto il ministro dei Beni e delle Attività culturali Sandro Bondi al termine del sopralluogo nella Schola Armaturarum crollata ieri, rispondendo alle tante critiche e anche al duro intervento di ieri del presidente della Repubblica.
«Per quanto mi riguarda, riferirò immediatamente al Parlamento rispetto a quanto ho potuto verificare e conoscere oggi dopo l’incontro avvenuto a Pompei, sulla base di un atteggiamento di serietà e di responsabilità». È quanto afferma il ministro dei Beni Culturali Bondi. Nel corso dell’ultimo Consiglio dei Ministri, il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi ha fatto un appello «pressante, forte e motivato» al premier Silvio Berlusconi e al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti per «assicurare risorse sufficienti a garantire la sopravvivenza di alcuni servizi fondamentali, a partire dalla tutela del nostro immenso patrimonio culturale». All’indomani del crollo della Schola Armaturarum a Pompei, secondo Bondi, ritorna pressante il problema che il ministro spiega di aver segnalato fin dall’inizio del mandato. «All’origine della nomina dei commissari straordinari, fra cui quelli di Pompei, è che i sovrintendenti non possiedono capacità manageriali – afferma – che sarebbero indispensabili per l’espletamento di certe funzioni, come ad esempio quella di gestire gli appalti per la manutenzione e il restauro dei monumenti». «Gli affreschi danneggiati a seguito del crollo della Domus dei gladiatori potranno essere restaurati», ha annunciato il ministro per i Beni e le attività culturali. «Anche la Schola potrà essere ricostruita così com’era dopo il restauro della seconda guerra mondiale», ha detto il ministro.
Altri crolli di edifici sono possibili a Pompei, visto lo stato del sito archeologico secondo quanto ha riferito Bondi. «Provo un sentimento di angoscia perché questi crolli, come è stto spiegato dai nostri tecnici, potrebbero riguardare altri edifici, soprattutto nella parte dell’area archeologica che si affaccia sulle zone scoperte e non ancora restaurate». «C’è un grande lavoro da fare qui – ha proseguito Bondi – e ne riferirò al presidente del Consiglio, al Parlamento ed al Capo dello Stato. Le ragioni del crollo dell’edificio della Schola Armaturarum «sono chiare e derivano da infiltrazioni d’acqua e dal restauro effettuato negli anni ’50 con una copertura di cemento armato, che ha determinato il crollo dell’edificio». «Restano intatti, almeno dai primi rilievi – ha aggiunto Bondi – gli affreschi dell’edificio, che potrà essere restaurato completamente». «Rimane inoltre la necessità di fare un grande piano di manutenzione del patrimonio di Pompei», ha concluso il ministro. 
A Pompei non c’è un sovrintendente a tempo pieno e manca una ricognizione dello stato di fatto delle pareti, per questo non era ipotizzabile la pericolosità dello scavo che è crollato. Ne è convinto il presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali Andrea Carandini che dice: «Pompei è come L’Aquila che dal Settecento è a cielo aperto». Nel caso specifico dell’edificio crollato, secondo Carandini, si tratta di una struttura restaurata negli anni Cinquanta «con cemento armato, ovvero con una soluzione inadeguata». Per Carandini continua a mancare «una manutenzione programmata perché è difficile redigere una gerarchia degli interventi. Creare un’Opera di Pompei, ovvero una specie di Fabbrica del Duomo permanente con squadre di 20, 30 operai che intervengono ogni giorno su su insule e case: ci vogliono manager e anche soldi dal governo». L’altro problema da superare nell’area archeologica, secondo Carandini, è quello dell’assenteismo dei custodi, definito «indescrivibile», e «l’abusivismo delle guide». «Ma qualcosa con il commissariamento – conclude Carandini – si è migliorato. Solo che ora siamo nell’interim, si aspetta la nomina di un sovrintendente». Quello della Schola Armaturarum a Pompei era «un crollo annunciato» e il commissariamento di aree archeologiche come quella campana «è sempre una cosa negativa: significa che un’emergenza è sfuggita di mano allo Stato». Sono le parole di Louis Godart, archeologo, ordinario di Filologia Micenea all’università Federico II di Napoli e Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico del presidente della Repubblica, in un’intervista al Mattino. Pompei, secondo Godart, è un «patrimonio fragile e meriterebbe una maggior attenzione proprio da parte dello Stato. Pompei è certamente un patrimonio difficile da gestire – ammette Godart – ma meriterebbe un maggiore sforzo da parte dello Stato per diventare una fonte di guadagno».
«La cultura non si mangia, ma è nutrimento per l’anima; non possiamo rinunciarci». Si conclude così l’appello del presidente del Touring Club Italiano, Franco Iseppi che si unisce al grido di vergogna del Presidente della Repubblica per il crollo della Domus dei Gladiatori di Pompei e lancia una proposta a tutte le Associazioni no profit italiane che si occupano di tutela del patrimonio artistico, culturale e ambientale: «teniamo aperto noi il sito di Pompei».
«Il crollo di Pompei è un colpo durissimo al turismo». Lo afferma Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’IdV alla Camera. «Gli sprechi di tanti enti che si sovrappongono e che usano i fondi per garantire la loro sopravvivenza invece che per promuovere il Paese – aggiunge – sono la dimostrazione dello scempio compiuto da questo governo e dall’inutile ministro Bondi, che dovrebbe dimettersi se non è capace di garantire neppure i finanziamenti necessari ad evitare fatti come quelli di Pompei».
«Riguardo il crollo della Casa dei gladiatori di Pompei, un partito serio deve chiedere le dimissioni di Bondi perché non può gestire il più straordinario patrimonio culturale del pianeta con la sua attenzione a non disturbare il grande manovratore». Lo afferma Fabio Granata del Fli.

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scelto da Michele Pappacoda

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