Cartelle Equitalia, rottamazione estesa al 2016. Le rate aumentano da tre a cinque

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    La rottamazione delle cartelle di Equitalia si allarga. La sanatoria, che permette di estinguere il debito non pagando le sanzioni e gli interessi di mora, è stata estesa a tutti i ruoli emessi fino alla fine di quest’anno. Un anno in più rispetto a quello ipotizzato nel decreto fiscale del governo. È il risultato di uno degli emendamenti approvati dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, dove il testo è stato licenziato ieri. La decisione di allungare i tempi della rottamazione ha anche un’altra conseguenza. Nelle casse dello Stato entreranno più soldi grazie alla sanatoria. Trecento milioni in più il prossimo anno, un miliardo e cento milioni nel 2018. Risorse che, secondo fonti della maggioranza, potrebbero essere utilizzate per azzerare l’aggio di Equitalia, anche grazie ad un altro emendamento presentato da Giulio Sottanelli, capogruppo di Scelta Civica-Ala, che ha aperto la porta a questa possibilità. La cancellazione dell’aggio costerebbe 600 milioni l’anno. I 300 milioni in più di incassi previsti per il 2017 permetterebbero di azzerarlo a partire da luglio, da quando cioè Equitalia sarà trasformata in ente pubblico economico e conferita all’Agenzia delle Entrate. Novità importanti arrivano anche per i dipendenti, sia della società di riscossione che del Fisco. Per i primi è stata cancellata la previsione di una «selezione» per il passaggio da Equitalia società a Equitalia ente pubblico economico. Per i secondi è arrivato un allungamento della durata delle Pot, le posizioni organizzative temporanee. Circa un anno fa, dopo che la Consulta aveva dichiarato illegittimi 800 dirigenti dell’Agenzia delle Entrate, il governo aveva permesso la creazione di queste posizioni transitorie che, tuttavia, sarebbero scadute alla fine di quest’anno. Nel frattempo, però, i concorsi per coprire le posizioni dirigenziali vacanti non sono andati a buon fine e il Fisco rischiava di bloccarsi di nuovo. Sempre sul fronte Equitalia sono state aumentate le rate nelle quali è possibile versare l’importo dovuto: da tre a cinque. L’ultima è stata spostata a settembre del 2018. Dall’altro lato, invece, è stata abolita la norma che prevedeva il blocco dei pignoramenti al pagamento della prima rata della rottamazione. Modifiche sono arrivate anche sul fronte della voluntary disclosure. Anche chi ha aderito alla prima operazione di rientro dei capitali dall’estero potrà partecipare alla seconda facendo emergere questa volta il nero italiano. Allo stesso tempo l’importo totale del contante che si volesse fare emergere verrà diviso in cinque anni. Secondo Sinistra italiana è un regalo agli evasori, che potranno pagare aliquote più basse. Secondo Sottanelli, che ha presentato l’emendamento, la norma serve solo a fare chiarezza su un punto a rischio contenzioso con i contribuenti. Chi invece si è detto del tutto soddisfatto del lavoro della Camera, che «risponde alle istanze dei contribuenti», è stato il presidente della commissione Finanze Maurizio Bernardo. Rimane lo strascico del duro braccio di ferro combattuto sulle banche. Il governo, con una parte della maggioranza, aveva provato a inserire nel testo una modifica alla norma che obbliga le Popolari a trasformarsi in società per azioni, portando il patrimonio minimo di quelle che devono sottostare a questa regola da 8 a 30 miliardi, oltre a modifiche, già stralciate dalla legge di bilancio, sulla contribuzione da parte degli istituti al fondo di risoluzione. Un comportamento «incomprensibile» e «schizofrenico» lo ha definito il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia. (AndreaBassi – Il Mattino)

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